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Gli Avari, nomadi guerrieri a cavallo, inventori delle staffe

Gli Avari, nomadi guerrieri a cavallo, inventori delle staffe
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Le origini dei nomadi guerrieri a cavallo conosciuti come gli Avari sono state a lungo – e sono ancora – pressoché avvolte nel mistero. Oltre a ripercorrerne le origini, è stato tuttavia rilevato che a loro risale l’invenzione delle staffe.

Nonostante molti dibattiti accademici, la loro patria e le loro origini iniziali sono rimaste poco chiare. Conosciuti principalmente grazie alle fonti storiche dei loro nemici, i Bizantini, gli Avari sono circondati da un alone di mistero. Da dove provengono? Perché sono arrivati in Europa in varie ondate? Numerose sono le domande attorno a questo popolo di nomadi che, purtroppo, rimarranno anche senza una risposta.

Non ci sono però solo incertezze: sicuramente parliamo di un popolo nomade, barbaro, e formato diversi gruppi eurasiatici di origini sconosciute. Come affermò – nel 1998 – Walter Pohl “Quello che è certo è che nel momento in cui sono arrivati in Europa, gli Avari erano un gruppo di genti polietniche”. Per questo gli storici si sono spesso chiesti se gli Avari fossero un gruppo di migranti ben organizzato, una banda mista di fuggiaschi o dei gruppi nomadi separati tra loro.

Recentemente, un team di ricerca multidisciplinare ha cercato di fare luce sul mistero delle origini genetiche degli Avari. Secondo le fonti storiche, nel 560 circa, gli Avari fondarono il Khanato degli Avari, una sorta di zona di riferimento situata nel bacino dei Carpazi. Anni di ricerca archeologica hanno inoltre indicato molti parallelismi tra il bacino dei Carpazi e manufatti nomadi eurasiatici come ad esempio armi, contenitori e finimenti per cavalli. Tra questi spicca la staffa in ferro, oggetto che fu proprio questo popolo ad introdurre in Europa.

In uno studio intitolato “I genomi antichi rivelano le origini e la rapida migrazione trans-eurasiatica delle élite avara del 7° secolo”, questo team internazionale ha avuto occasione di analizzare il DNA di 66 individui della zona dei Carpazi, del periodo pre-avari e del periodo avaro, comprese le 8 più ricche sepolture del periodo avaro e altri siti d’élite dalla regione centrale dell’impero degli Avari. Lo studio, i cui risultati sono riportati nella rivista Cell, riportava che “gli individui senza una stima di contaminazione mostrano ancora profili genetici simili a quelli di altri con bassa contaminazione (inclusa anche una coppia relativa di primo grado) e che tutti gli individui hanno chiari schemi di danni al DNA antichi”.

Rispondiamo a una domanda che è rimasta un mistero per più di 1400 anni: chi erano le élite degli Avari, misteriosi fondatori di un impero che quasi schiacciava Costantinopoli e che per più di 200 anni governò le terre dell’odierna Ungheria, Romania, Slovacchia, Austria, Croazia e Serbia?” si chiede Johannes Krause, autore senior dello studio.

La contestualizzazione storica dei risultati archeogenetici ci ha permesso di restringere i tempi proposti per la migrazione del popolo degli Avari” ha spiegato Choongwon Jeong, co-autore senior dello studio. “Hanno percorso più di 5000km in pochi anni, dalla steppe della Mongolia al Caucaso, e dopo altri 10 anni si sono stabiliti in quella che oggi è l’Ungheria. Questa risulta essere la migrazione su lunga distanza più veloce nella storia dell’uomo, o almeno di quella che possiamo ricostruire fino a questo punto”.

L’autore principale dello studio, Guido Gnecchi-Ruscone, ha aggiunto che “Oltre alla loro chiara affinità con l’Asia nord-orientale e alla loro probabile origine dovuta alla caduta dell’impero dei Rouran (confederazione di popoli mongoli e tribù parlanti Mongolo delle aree di confine della Cina dal tardo IV secolo al tardo VI secolo), vediamo anche che le élite del periodo avaro del VII secolo mostrano dal 20 al 30 percento di ulteriore discendenza non locale, probabilmente associata al Caucaso settentrionale e alla steppa dell’Asia occidentale, il che potrebbe suggerire un’ulteriore migrazione dalla steppa dopo il loro arrivo avvenuto nel VI secolo.

Secondo quanto riportato, tracce di discendenza dall’Asia orientale si trovano in individui provenienti da diversi siti nell’area di insediamento centrale situata tra i fiumi Danubio e Tibisco nell’odierna Ungheria centrale. Tuttavia, al di fuori della regione di insediamento primario, i ricercatori hanno riscontrato un’elevata variabilità nei livelli di commistione tra individui, specialmente nel sito sud-ungherese di Kölked. Ciò suggerisce un’élite immigrata avara che governava una popolazione diversificata con l’aiuto di un’élite locale eterogenea.

I risultati mostrano il potenziale che risiede in una collaborazione senza precedenti tra genetisti, archeologi, storici e antropologi per la ricerca sul “periodo migratorio” nel primo millennio d.C. Il team di studio comprendeva ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, dell’ELTE University e dell’Institute of Archaeogenomics of Budapest, della Harvard Medical School di Boston, dell’Austrian Academy of Sciences e dell’Institute for Advanced Study di Princeton.

Questa ricerca fa parte di HistoGenes, un progetto finanziato dal Consiglio Europeo della ricerca che studia il periodo dal 400 al 900 d.C. nel bacino dei Carpazi da una prospettiva multidisciplinare (analisi genetica, antropologica, archeologica, isotopica e storica) di oltre 6000 individui trovati in circa 100 cimiteri in tutta l’Europa centrale e orientale. HistoGenes non è solo di gran lunga il più grande studio sui genomi sequenziati del DNA antico, ma è anche pioniere su come genetisti, archeologi, antropologi e storici possono rispondere insieme a domande vecchie e nuove sul passato dell’umanità.

(12 aprile 2022) © M. Vettori – riproduzione riservata; fonte principale: https://www.ias.edu/; foto di copertina: Avar Horsemen © Pinterest

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Redazione EQIN
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