Il campione paralimpico Rodolpho Riskalla: “le aziende possono fare molto per un ambiente più inclusivo”

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Il cavaliere brasiliano e campione paralimpico Rodolpho Riskalla (argento individuale ai WEG di Tryon nel 2018; 10° individuale e 7° a squadre ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016 e 5° individuale ai Giochi di Tokyo 2020) ha fornito alcune sue interessanti opinioni per quanto riguarda ciò che le aziende possono fare per fornire un ambiente più inclusivo per le persone con disabilità, raccontando la sua diretta esperienza. “The Para Equestrian Digest” della FEI l’ha divulgata a mezzo comunicato stampa, che qui condividiamo in traduzione italiana:
“Il lavoro si può fare anche se sei disabile.”
“Mi sono trasferito a Parigi (FRA) nel 2012 per allenarmi e per sviluppare le mie capacità di atleta di Dressage in modo da poter rappresentare il Brasile alle Olimpiadi. Poi, nel 2014, ho iniziato a lavorare con la maison fondata da Christian Dior, un lavoro che mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di diverso rispetto all’andare a cavallo!
Nell’agosto 2015 mi sono ammalato di meningite batterica durante una vacanza in Brasile, la quale mi ha portato a perdere entrambe le gambe sotto le ginocchia, così come le dita delle mani. Quando in Dior hanno saputo cos’era successo, mi hanno riportato in Europa per permettermi di sottopormi a tutte le cure necessarie e hanno inoltre supportato me e mia madre in ogni modo possibile.
Quando sono stato pronto per tornare al lavoro, invece di rimettermi nello stesso ruolo che avevo prima, l’azienda ha assunto un terapista occupazionale il cui primo passo è stato quello di vedere di cosa avevo bisogno per adattarmi fisicamente al mio ambiente di lavoro.
Per il mio lavoro in ufficio non ho avuto bisogno di modificare troppo la mia postazione. A quel punto però avevo già iniziato il mio viaggio verso i Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro e quello di cui avevo bisogno era del tempo per allenarmi. Dior mi ha permesso di avere un orario di lavoro flessibile in modo da avere tutto il tempo necessario al fine di arrivare adeguatamente preparato per i Giochi.
Le sessioni con il terapista occupazionale mi hanno anche aiutato a capire che quello che volevo davvero fare era essere coinvolto nell’organizzazione degli eventi firmati Dior. L’organizzazione, ancora una volta, mi ha ascoltato ed ha trovato un lavoro per me nel loro events team.
Ho iniziato a lavorare con loro nel 2017, assistendo nell’organizzazione del backstage di alcune sfilate. È stato difficile fare contemporaneamente sia questo lavoro che stare al passo con il mio programma di allenamento. Quindi, il management team di Dior è arrivato con un’altra proposta, la quale prevedeva che io rimanessi nell’events team, ma occupandomi di tutte le mostre di opere d’arte. Questo, mi ha permesso di avere un programma ancora più flessibile in modo da potermi allenare e prendere parte a tutti i concorsi necessari. Sono passati cinque anni e mi piace ancora quello che faccio in Dior!
Mi considero molto fortunato ad avere un datore di lavoro socialmente responsabile come Dior e credo che altre aziende possano imparare molto dalla loro cultura dell’inclusività. Il management di Dior è aperto a lavorare con chiunque abbia una disabilità e troverà sempre il modo di adattare l’ambiente di lavoro alle esigenze specifiche della persona. È importante sottolineare che non esiste una cultura della vergogna, quindi non c’è assolutamente alcun problema a dichiarare la propria disabilità.
Le aziende svolgono un ruolo importante nel dimostrare che le persone con disabilità hanno la capacità di svolgere un lavoro senza problemi. Questo invia un messaggio forte alla società: ovvero che è possibile dare un forte contributo sul lavoro, anche nel caso di una persona con disabilità. Oggi, ci sono tanti modi in cui le organizzazioni possono facilmente adattare i loro luoghi di lavoro alle persone disabili. Devono solo essere disposti a farlo.
Secondo la mia esperienza, l’industria della moda, almeno a Parigi sta davvero prendendo sul serio l’inclusione e sta attivamente cercando modi per migliorare l’accesso a quelle professioni. Le case di moda non hanno paura di mostrare i disabili che lavorano insieme a loro. L’inclusione della disabilità nelle società commerciali non dovrebbe far parte di una “quota” o solo per spettacolo.
Le aziende di tutto il mondo devono fare di più per consentire alle persone con disabilità di vivere la loro vita in modo migliore e di lavorare al massimo delle loro capacità.
Puoi lavorare anche se sei disabile. Non ti rende meno bravo. A volte ti rende migliore.”
(19/04/2022) © a cura di M. Vettori.; riproduzione riservata; fonte: Comunicato Stampa “The Para Equestrian Digest”; foto: Rodolpho Riskalla (BRA) riding Don Henrico at the Tokyo 2020 Paralympic Games (© FEI/Liz Gregg)
Alcune informazioni su “The Para Equestrian Digest”
La FEI ha lanciato il magazine online intitolato “The Para Equestrian Digest” nel febbraio 2022. Questa rivista online (che in realtà è più una sezione dedicata all’interno del sito federale) è stata creata per gli atleti para equestri e per le persone legate allo sport, in modo che possano condividere storie di disabilità e le loro esperienze personali. Ogni mese, il Digest metterà in luce un atleta o un progetto di sport para equestre con l’obiettivo di migliorare la consapevolezza e l’inclusione della disabilità.
Cliccando qui è possibile leggere le edizioni precedenti di The Para Equestrian Digest:
– Marzo 2022: Beatrice De Lavalette, vincitrice nel 2021 del FEI Against All Odds Award e 6^ individuale per gli USA ai Giochi di Tokyo 2020. Parla della salute mentale e di come ha affrontato la perdita di entrambe le gambe nell’attacco terroristico all’aeroporto di Bruxelles (BEL) il 22 marzo 2016.
– Febbraio 2022: Natasha Baker (oro individuale e a squadre ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016; argento individuale ai Giochi di Tokyo 2020; argento a squadre ai WEG di Tryon nel 2018 e oro individuale ai Giochi di Londra nel 2012 per la Gran Bretagna) parla dell’abilità e di cosa si può fare per cambiare l’atteggiamento delle persone nei confronti della disabilità.