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“L’arte di trattare i cavalli” di Senofonte: scopriamo di più

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La casa editrice “La vita felice” presenta un’edizione con testo greco a fronte de “L’arte di trattare i cavalli” di Senofonte: scopriamo insieme di più:

Scritto nel 350 a.C. circa, rappresenta probabilmente uno dei primi trattati sull’equitazione del mondo occidentale. Senofonte illustra come selezionare, gestire e trattare i cavalli, sia per uso militare che per lavoro, e descrive tra le altre cose anche i principi del dressage classico. Lo storico ateniese, oltre a raccomandare una tecnica di addestramento basata sulla collaborazione tra uomo e animale, parla addirittura della compravendita. Citando inoltre il controllo dei piedi e degli zoccoli, l’ispezione della bocca e la valutazione del corpo come aspetti da valutare prima di acquistare un cavallo.

“Ho trascorso molto tempo della mia vita in mezzo ai cavalli e penso di potermi definire un esperto in materia; per questo ho deciso di mettere a disposizione anche degli amici più giovani e inesperti quello che è, a mio avviso, il modo più corretto e sicuro di avvicinarsi a questi animali.”

Questa è la premessa del Peri Hippikes (lett. “Intorno ai cavalli”) scritto da Senofonte nel periodo di massima produzione letteraria, ed ossia quando si ritirò a vita privata ad Elide, in una proprietà che gli fu donata dal re spartano Agesilao. Il libro risulta essere molto semplice nel linguaggio, a differenza degli altri trattati del filosofo, in quanto si rivolge prevalentemente ad un pubblico giovane ma sicuramente di buona famiglia che si poteva permettere l’acquisto di un cavallo all’epoca.

Nei dodici capitoli del libro sono trattati tutti gli aspetti legati all’equitazione dell’epoca, a partire dalla scelta del cavallo giovane, passando per la monta, l’assetto e l’addestramento per poi descrivere l’equipaggiamento del cavallo da guerra e come addestrare un cavallo da parata. Sicuramente gli argomenti scelti da Senofonte erano quelli di attualità per quell’epoca, ma l’aspetto molto interessante è che nel capitolo dedicato all’addestramento, l’approccio che ha il filosofo è quello di “premiare gentilmente il cavallo che ha fatto bene”. Questo l’aspetto interessante anche per i lettori odierni, è un’opera scritta più di 2.300 anni fa ma pur sempre attuale nel suo genere, anticipando  in tal senso il concetto di “binomio”.

Passiamo ora a descrivere come si debba comportare il cavaliere per ottenere il massimo per sé e per l’animale nelle pratiche equestri. Nel momento in cui gli viene condotto il cavallo e sta per montare, per prima cosa prenda la longhina, attaccata al sottomorso o alla capezza, nella mano sinistra e abbia cura di tenerla alla giusta lunghezza in modo da non strattonare il cavallo sia nel caso in cui salga attaccandosi alla criniera vicino alle orecchie sia che si aiuti a salire con la lancia. Con la destra tenga, insieme alle redini, la criniera vicino al garrese, così da non tirare in nessun modo, mentre sale, la bocca del cavallo.
Poi, prendendo lo slancio, con la mano sinistra sollevi il corpo, si aiuti stendendo il braccio destro – così, piegando inoltre la gamba destra, eviterà di offrire anche da dietro una poco dignitosa visione -; senza appoggiare il ginocchio sulla schiena del cavallo, passi la gamba dall
’altro lato della groppa. Solo allora, quando la gamba destra sarà dall’altro lato, potrà appoggiare il sedere sul cavallo”. (Da Peri Hippikes, 8).

Da questo estratto dell’ottavo capitolo del Peri Hippikes si può capire quanto il libro risulti attuale ed alla portata di tutti, oltre che essere un ottimo modo per conoscere alcuni momenti concreti e quotidiani della vita politica, civile e militare dell’uomo greco, all’interno di una organizzazione sociale aristocratica, nobiliare e guerriera, quale quella greca del V-IV sec. a.C.

© L. Ruffino; riproduzione riservata;

 

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Redazione EQIN
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