L’importante è vincere: da Olimpia a Rio 2016
“Per spiegarti cosa sono i Giochi, rispose Solone, dovresti assistervi: di fronte al coraggio e alla bellezza e alla forma fisica degli atleti, di fronte alle loro capacità, all’indomabilità del loro spirito e alla loro volontà di vincere, capiresti” (da Luciano, Dialoghi: Anacarsi)
A pochissimi giorni dall’inizio della XXXI Olimpiade (5 agosto – 21 agosto), l’intero mondo equestre sta vibrando in trepidante attesa. Ricordiamo che l’Italia è in Brasile con una squadra di Completo (composta da: App. Sc. Stefano Brecciaroli su Apollo V/D Wendi Kurt Hoeve; Luca Roman su Castlewoods Jake; Pietro Roman su Barraduff; Arianna Schivo su Quefira de l’Ormeau; Riserva: Giovanni Ugolotti su Oplitas), un binomio a titolo individuale nel salto ostacoli – Ag. Sc. Emanuele Gaudiano con Caspar 232 + uno nel dressage (App. Valentina Truppa su Chablis).
A proposito di Olimpiadi e sport equestri, è forse il caso di ricordare anche che dal 1952 le donne gareggiano nelle tre discipline olimpiche insieme agli uomini, e che l’equitazione è l’unico caso di sport misto nel programma dei Giochi. Il tedesco Reiner Klimke è l’atleta più vincente nella storia del Dressage olimpico, con la partecipazione a 6 edizioni dei Giochi (la prima all’età di 24 anni a Roma nel 1960, l’ultima a Seuil 1988) e 6 medaglie d’oro ottenute. La Germania è invece la Nazione più decorata, con 60 medaglie, di cui 28 d’oro.
Ricca ed interessante è la storia delle Olimpiadi in sé e per sé, non specificamente connessa alle singole discipline. Segnaliamo a tal proposito una lettura: si tratta di un testo composto a quattro mani da Eva Cantarella (ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School, giurista, storica, saggista profonda conoscitrice del mondo antico) e Ettore Miraglia (brillante giornalista sportivo del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”), recentemente pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli: “L’importante è vincere. Da Olimpia a Rio de Janeiro” (disponibile anche in E-Book).
Non è tanto la presentazione delle 42 discipline olimpiche ad essere interessante in questo volume, è piuttosto la ricostruzione storica dei Giochi, presentata dalla Cantarella, sin dalla loro nascita nella regione di Olimpia nel Peloponneso (776 a.C. il presunto anno di nascita ufficiale delle 293 Olimpiadi antiche celebrate a intervalli regolari di 4 anni, “delle quali i greci si servivano per computare gli anni; “questo accade”, dicevano per esempio, “nel terzo anno della 85^ Olimpiade”). Perché, se è noto che a Olimpia si incontravano ogni quattro anni i migliori atleti dell’Ellade, “sono pochi a sapere – per esempio – quanto duravano i Giochi, che cos’era la tregua sacra, o che a Olimpia esisteva un vero e proprio albergo per atleti e allenatori, oltre che per i tifosi più abbienti. Per non parlare di questioni più complesse, quali la nascita del professionismo e il venir meno degli ideali eroici; il rapporto tra eros e atletismo; le gare falsate (il doping non esisteva ancora, ma la scorrettezza e la corruzione sì). Ettore Miraglia ripercorre invece la storia dei Giochi moderni, a partire dall’edizione di Atene del 1896 voluta dal barone de Coubertin: affronta temi scottanti come il boicottaggio (Montréal ’76, Mosca ’80, Los Angeles ’84) e il doping, passando per le Olimpiadi “mancate” (Berlino ’16, Tokyo ’44, Londra ’48) e Settembre Nero (Monaco ’72), e introduce i Giochi di Rio offrendo, insieme alla presentazione delle 42 discipline olimpiche, il calendario delle gare. Completa il testo una piccola raccolta di “storie parallele” in cui campioni dell’antichità vengono accostati a campioni del presente.
Un greco antico catapultato in Brasile, a Rio, in questo agosto 2016, “si chiederebbe il perché di una data” (in origine non c’era una data fissa), “rimarrebbe sbalordito dalla totale assenza dei simboli e delle cerimonie religiose” (i Giochi nascevano come festa istituita in onore di Zeus) e dalla presenza di una gara chiamata Maratona (nome di una città a lui ben nota), e via di seguito. “Ma al di là di quanto sarebbe possibile in qualche misura spiegargli, di alcune cose davvero non potrebbe farsi una ragione: più specificamente, mai e poi mai capirebbe il senso della frase che tutti vanno ripetendo, l’importante è partecipare. Ma come? La vittoria per lui, come per ogni greco, era la dimostrazione della capacità di raccogliere le sfide e di affrontarle, superando gli altri e in primo luogo se stessi. Alle Olimpiadi, come in qualunque gara, in qualunque momento della vita che imponeva una competizione, per i greci l’importante era vincere” (pp. 12-13 vol. cit.).
Ed è con l’augurio sincero di far proprio questo assoluto desiderio di vittoria, vero e proprio ideale eroico, che siamo vicini a tutti i nostri atleti a breve impegnati a misurarsi nei Giochi di Rio 2016, in special modo a quelli delle discipline equestri.
Barbara Scapolo
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