Ma lo sapevate che i cavalli medievali corazzati probabilmente non combattevano?

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Secondo alcuni storici, i cavalli medievali completamente corazzati avevano probabilmente un ruolo limitato nella guerra, sebbene queste armature suggeriscano tutt’altro al nostro immaginario.
David Jones ed Emma Herbert-Davies, nel loro studio riportato su EXARC Journal, sono giunti a questa conclusione dopo aver studiato l’efficacia della cotta di maglia nel proteggere i cavalli dai colpi delle frecce. I due hanno valutato anche le circostanze in cui tale armatura avrebbe svolto un ruolo utile in combattimento.

La cotta di maglia
Lo studio è stato condotto con i seguenti obiettivi:
1) valutare se il raggiungimento di una protezione completa contro le frecce tramite cotta di maglia e imbottitura sarebbe possibile all’interno della capacità di carico dei cavalli da cavalleria;
2) stimare lo spessore massimo di imbottitura che potrebbe essere utilizzato rimanendo all’interno della capacità di carico del cavallo;
3) determinare il grado di protezione che sarebbe dato da questa combinazione di cotta di maglia e imbottitura;
4) determinare mediante esperimento se la presenza di cera sulla punta della freccia migliora la penetrazione nella cotta di maglia;
5) valutare il significato di questi risultati per quanto riguarda i ruoli della cavalleria nella guerra medievale.
L’armatura per cavalli in questione era quella utilizzata nell’Europa medievale e ampiamente nota grazie a illustrazioni e documenti giunti fino a noi. Sebbene le prove storiche indichino il XIII secolo come l’apice del suo utilizzo in Europa – gli inventari e i conti della Torre di Londra includono voci “armature per cavalli” dalla metà del XIV secolo in poi. Nove di questi pezzi erano già usurati nel 1353 d.C. – purtroppo non ci sono rimasti esempi che possano essere datati in modo sicuro a quel periodo.
L’unico esempio conosciuto di crinet (parte che copriva il collo e la testa del cavallo) ora si trova nelle Royal Armouries a Leeds, in Inghilterra. Si ritiene che questo sia stato realizzato nel XIV secolo in Lombardia, quindi in Italia.
Gli anelli del crinet hanno un diametro interno di circa 6 mm e sono stati realizzati con filo appiattito di circa 2 mm di larghezza e da 0,5 a 1 mm di spessore. Ha la forma di un tubo conico, aperto ad entrambe le estremità. Dal peso, dalle dimensioni e dall’illustrazione fornite sul sito web di Royal Armouries, la densità areale è stata stimata in circa 6 kg/m². Poiché il crinet in questione è un esempio unico, non sappiamo quanto sia una rappresentazione della realtà. Altri quattro articoli del XIV secolo presenti nella collezione di Royal Armouries hanno un diametro interno leggermente maggiore (da 7,2 a 8,7 mm) e un filo più spesso (da 0,8 a 1,4 mm) (RA 2021, 2,3,4,5).
Poiché la protezione data dalla cotta di maglia dipende in gran parte dallo spessore dell’imbottitura sottostante, i ricercatori durante il loro studio hanno prima stimato lo spessore massimo dell’imbottitura, comprendente lino da rivestimento intrecciato non sbiancato, che potrebbe essere stato indossato dal cavallo durante le operazioni di cavalleria.
Le prove sperimentali sono state quindi condotte scoccando frecce con punte a bodkin medievali di riproduzione – ovvero semplici punte di freccia a sezione quadrata – su maglie riprodotte con vari spessori di tessuto di lino intrecciato. L’arco utilizzato era di tasso del Pacifico.
I risultati hanno mostrato grandi differenze tra i singoli colpi in condizioni apparentemente identiche, questo in gran parte a causa delle minime variazioni presenti nell’armatura. Nonostante le differenze tra i colpi, è stato poi chiaro che un rivestimento di cera sulla punta della freccia andava a migliorarne la penetrazione nella cotta di maglia.
Con la presenza di cinque strati di lino, la cera ha aumentato la penetrazione media di 10 colpi da 35,8 mm a 44,8 mm. Con otto strati di lino, la cera ha aumentato la penetrazione media di 10 colpi da 24,8 a 45,0 mm. Anche con 24 strati di lino sotto la cotta di maglia, la punta di freccia cerata ha perforato lo strato finale in otto colpi su 10, con due colpi che hanno raggiunto i 12 mm.
David Jones ed Emma Herbert-Davies hanno concluso che non sarebbe stato possibile ottenere una protezione completa contro le frecce tramite l’utilizzo di cotte di maglia ed imbottiture di lino pur rimanendo entro la capacità di carico dei cavalli per operazioni di un giorno.
La cotta di maglia e 24 strati di lino risultavano in 56 kg di armatura del cavallo, portando il carico totale a 178 kg; considerando un totale di 122 kg per un cavaliere di 70 kg, le sue armi, l’armatura e la sella. Questo avrebbe fatto superare il limite di peso ragionevole di 28 kg per un tipico cavallo da guerra dell’epoca. Oltre al peso, lo spessore dell’armatura avrebbe portato ad aumentare anche il carico termico sull’animale, con il rischio di un possibile stress termico.
Un limite realistico – per le operazioni di cavalleria di un’intera giornata – potrebbe essere stato di non più di tre/otto strati di lino sotto la cotta di maglia. Tuttavia, questo limite avrebbe portato il cavallo a subire ferite da freccia profonde da 20 a 60 mm che – anche se non fatali – avrebbero causato gravi danni all’animale.
Un sottile rivestimento di cera sulle punte delle frecce ne migliorava significativamente la penetrazione attraverso la cotta di maglia ed il lino sottostante, aumentando la profondità media di oltre 20 mm. Tuttavia, la protezione data dalla cotta di maglia con tre o più strati di lino sarebbe sufficiente per limitare le ferite da frecce che altrimenti causerebbero ferite molto gravi a uomini e cavalli non armati. La cotta di maglia, in queste circostanze, potrebbe quindi fare la differenza.
I due studiosi hanno poi concluso dicendo che “Il cavallo da guerra medievale completamente corazzato avrebbe probabilmente avuto un ruolo molto limitato. L’effetto combinato del peso e del carico termico risultava efficace solo per brevi periodi”.
Negli scontri in cui le rimonte sarebbero potute essere a portata di mano – come ad esempio battaglie e tornei – il peso non sarebbe stato un problema. Tuttavia, per operazioni con chevauchée ad ampio raggio – un metodo di incursione della guerra medievale che richiedeva periodi prolungati di velocità e resistenza – si sarebbe rivelato controproducente.
(07 marzo 2022) © M. Vettori; riproduzione riservata; Fonte Principale/ bibliografia: exarc.net/; clicca qui per leggere lo studio completo in lingua inglese; in copertina un modellino di un cavallo corazzato by Rachel Touchstone / Pinterest