Con Massimo Argenziano: La buona fotografia desidera sempre sostituire la parola
CavalDonato Communication #approfondimenti
06 dicembre 2015
(Photo in Copertina: Aachen Campionato Europeo Dressage 2015, Ester Soldi & Harmonia)
Lo constatiamo tutti, ogni giorno, soggetti come siamo allo scorrere pressoché inarrestabile di immagini a cui il nostro occhio, oggi più che mai, è continuamente (e spesso involontariamente) sottoposto: la fotografia opera anzitutto la dilatazione di un istante, fissando lo scorrere inarrestabile del tempo in alcuni momenti esemplari, unici, capaci di fissarsi nella nostra memoria. Tra tutte le diverse modalità con cui ricordiamo, la memoria visiva, com’è noto, è la capacità più potente.
La fotografia è anzitutto lo SPECCHIO che si ricorda, che ci mostra quel che non potevamo vedere se non eravamo presenti; è inoltre ciò che ci dà tempo e dettagli laddove, in presenza, non abbiamo avuto tutto il tempo necessario e il modo opportuno per coglierli. Certo, non tutti i momenti oggi immortalati meriterebbero davvero questo destino nel ricordo: attualmente ognuno di noi sperimenta una vera e propria inflazione delle immagini prodotte e messe in circolazione, si fotografa (più o meno bene) e si condivide ogni genere di momenti e situazioni.
Non staremo a fare critica di questo diffuso costume dei nostri tempi (l’affronteremo magari in futuro, aprendo anche al dibattito), vorremmo piuttosto portare l’attenzione sul valore di una fotografia diversa dall’ordinario: diversa anzitutto quando si palesa come fotografia di un professionista (che emerge e risalta “da sé” in mezzo alle altre), dunque scaturente da mezzi e capacità ben determinate (mai affidate al caso), frutto di studio, lavoro e pluriennale esperienza sul campo (in situazioni e contesti talvolta off limits). Diversa perché talvolta diviene vera forma d’arte: non solamente uno squarcio qualunque su un particolare momento, ma originalità estetica capace di stupire, di farci letteralmente “sgranare gli occhi”, producendo e suscitando nuove emozioni.
La fotografia corregge il tempo della nostra percezione imperfetta, dà consistenza al volume dei corpi, al passaggio della luce nel movimento. Massima è questa esperienza nella fotografia sportiva, quella che della performance atletica sa cogliere l’apice, l’attimo perfetto e/o indimenticabile, non meno che i momenti “dietro le quinte”, o la gioia della vittoria.
Oggi tutti sono dotati di una fotocamera o di un telefono che fa fotografie, ma lo strumento (magari anche buono) non potrà mai sostituire la vera professionalità… non è un caso che pur potendo appunto servirsi di mezzi ormai alla portata di tutti per fotografare, molti alla fine finiscano sempre per condividere fotografie dei loro cavalli o delle loro performances scattate dai professionisti (sempre più spesso siglate a tutto campo da quest’ultimi per “legittima difesa”… bisogna dirlo: per quanto possa amare quel che fa, il fotografo non scatta foto per hobby, ma per lavoro; lo stesso accade per chi scrive o fa il grafico, nessuno tra loro impiega il proprio tempo e le proprie capacità esclusivamente per passione, sebbene la passione sia il motore del loro fare).
Se un’immagine è davvero buona, essa è sempre desiderosa di soppiantare la parola: infatti, una bella fotografia parla da sola e scoraggia dal descrivere altrimenti un particolare ed eccezionale momento… in media infatti c’è poco da aggiungere a queste immagini, se non la necessaria contestualizzazione del momento/luogo in cui sono state scattate. Parlare di fotografia senza fotografie sarebbe stato paradossale: #grazie dunque alla collaborazione di Massimo Argenziano (scopri chi è: clicca qui), supervisore e partner di CavalDonato Communication, che ancora una volta mette a disposizione dei nostri followers alcuni tra i suoi memorabili scatti dedicati all’ambito equestre.
© Riproduzione riservata
[:en]CavalDonato Communication #approfondimenti
06 dicembre 2015
(Photo in Copertina: Aachen Campionato Europeo Dressage 2015, Ester Soldi & Harmonia)
Lo constatiamo tutti, ogni giorno, soggetti come siamo allo scorrere pressoché inarrestabile di immagini a cui il nostro occhio, oggi più che mai, è continuamente (e spesso involontariamente) sottoposto: la fotografia opera anzitutto la dilatazione di un istante, fissando lo scorrere inarrestabile del tempo in alcuni momenti esemplari, unici, capaci di fissarsi nella nostra memoria. Tra tutte le diverse modalità con cui ricordiamo, la memoria visiva, com’è noto, è la capacità più potente.
La fotografia è anzitutto lo SPECCHIO che si ricorda, che ci mostra quel che non potevamo vedere se non eravamo presenti; è inoltre ciò che ci dà tempo e dettagli laddove, in presenza, non abbiamo avuto tutto il tempo necessario e il modo opportuno per coglierli. Certo, non tutti i momenti oggi immortalati meriterebbero davvero questo destino nel ricordo: attualmente ognuno di noi sperimenta una vera e propria inflazione delle immagini prodotte e messe in circolazione, si fotografa (più o meno bene) e si condivide ogni genere di momenti e situazioni.
Non staremo a fare critica di questo diffuso costume dei nostri tempi (l’affronteremo magari in futuro, aprendo anche al dibattito), vorremmo piuttosto portare l’attenzione sul valore di una fotografia diversa dall’ordinario: diversa anzitutto quando si palesa come fotografia di un professionista (che emerge e risalta “da sé” in mezzo alle altre), dunque scaturente da mezzi e capacità ben determinate (mai affidate al caso), frutto di studio, lavoro e pluriennale esperienza sul campo (in situazioni e contesti talvolta off limits). Diversa perché talvolta diviene vera forma d’arte: non solamente uno squarcio qualunque su un particolare momento, ma originalità estetica capace di stupire, di farci letteralmente “sgranare gli occhi”, producendo e suscitando nuove emozioni.
La fotografia corregge il tempo della nostra percezione imperfetta, dà consistenza al volume dei corpi, al passaggio della luce nel movimento. Massima è questa esperienza nella fotografia sportiva, quella che della performance atletica sa cogliere l’apice, l’attimo perfetto e/o indimenticabile, non meno che i momenti “dietro le quinte”, o la gioia della vittoria.
Oggi tutti sono dotati di una fotocamera o di un telefono che fa fotografie, ma lo strumento (magari anche buono) non potrà mai sostituire la vera professionalità… non è un caso che pur potendo appunto servirsi di mezzi ormai alla portata di tutti per fotografare, molti alla fine finiscano sempre per condividere fotografie dei loro cavalli o delle loro performances scattate dai professionisti (sempre più spesso siglate a tutto campo da quest’ultimi per “legittima difesa”… bisogna dirlo: per quanto possa amare quel che fa, il fotografo non scatta foto per hobby, ma per lavoro; lo stesso accade per chi scrive o fa il grafico, nessuno tra loro impiega il proprio tempo e le proprie capacità esclusivamente per passione, sebbene la passione sia il motore del loro fare).
Se un’immagine è davvero buona, essa è sempre desiderosa di soppiantare la parola: infatti, una bella fotografia parla da sola e scoraggia dal descrivere altrimenti un particolare ed eccezionale momento… in media infatti c’è poco da aggiungere a queste immagini, se non la necessaria contestualizzazione del momento/luogo in cui sono state scattate. Parlare di fotografia senza fotografie sarebbe stato paradossale: #grazie dunque alla collaborazione di Massimo Argenziano (scopri chi è: clicca qui), supervisore e partner di CavalDonato Communication, che ancora una volta mette a disposizione dei nostri followers alcuni tra i suoi memorabili scatti dedicati all’ambito equestre.
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