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Quando considerare anziano il cavallo?

Quando considerare anziano il cavallo?
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17 gennaio 2019 #focus

Quando un cavallo è da considerarsi “anziano”? Grosso modo intorno ai vent’anni ovviamente l’età si fa sentire ma, in certi casi, gli equidi, se non sono soggetti a patologie particolarmente gravi e debilitanti e se sono stati ben accuditi nel corso degli anni, possono continuare la loro vita senza problemi, in certi casi addirittura per un altro decennio. Sempre più spesso giungono notizie di qualche esemplare che arriva a raggiungere persino i 40 anni, cosa impensabile sino a qualche tempo fa.

Quando considerare anziano il cavallo?

Di fronte alla documentabile aumentata longevità dei cavalli, le prime considerazioni che si possono svolgere sono le seguenti, da tenere a mente: A) vale per noi, come per loro: vivere a lungo non significa necessariamente vivere bene, ossia che “ne valga la pena”, in quanto è fondamentale “aver degnamente e ben vissuto”, soprattutto durante la vecchiaia, quando, per forza di cose e più di prima, si dipende in toto dagli altri – dalle loro cure, attenzioni, ossia rispetto, amore e benevolenza; B) gli stessi veterinari, a fronte di un crescente numero di cavalli sempre più anziani, sono spesso impreparati e spaesati: come è ovvio, non ci sono molti studi e ricerche sulla “geriatria equina” e spesso, come accade per gli esseri umani di una certa età, il quadro clinico di questi cavalli attempati è talmente complesso (ovvero soggetto a così tanti fattori concomitanti e variabili), che anche solamente stabilire una terapia efficace per la necessità/urgenza del momento – una cura che non vada a compromettere altre situazioni già instabili nel quadro clinico complessivo – diventa, letteralmente, un “terno al lotto”.

Ma quando, davvero, dobbiamo considerare un cavallo anziano? I cavalli e gli uomini invecchiano con tempi e ritmi diversi, tutti i paragoni tra l’età equina e quella umana sono solo stime e non dovrebbero essere presi troppo sul serio. Premesso questo, di seguito presentiamo comunque una tabella di riferimento indicativa, basata su di una ricerca completata nel 2003 da veterinari e pubblicata su “Equine Resources International”.

Età del cavallo Età umana  Stadio di vita
1 6.5 Infanzia
2 13 Adolescenza / pubertà
3 18 Teenager
4 20.5 Giovane
5 24.5 Adulto
7 28
10 35.5
13 43.5 Mezza età
17 53
20 60 Senior
24 70.5  Anziano
27 78 .
30 85.5  Molto anziano
33 93
36 100.5

 

Non vi sono paragoni possibili tra uomo e cavallo al di sotto di un anno di età: un bambino può impiegare più di un anno per imparare a camminare, mentre un cavallo camminerà entro un’ora dopo la nascita. I neonati possono iniziare a mangiare cibi solidi intorno ai sei mesi, mentre i puledri cominceranno a imitare le loro madri e a mangiare l’erba in poche settimane o persino nei giorni successivi alla nascita. Nel complesso, tutti gli aspetti della crescita sono molto più veloci per un cavallo che per un essere umano – cosa che vale anche per molti altri animali, si pensi ad esempio ai cani.

Molti fattori influiscono sull’invecchiamento degli equidi come la cura di base dell’animale, le sue dimensioni (i pony maturano più velocemente ma vivono più a lungo dei cavalli più grandi), la genetica e lo stato di salute generale, proprio come per gli uomini. Anche il lavoro svolto e quello che il cavallo ancora sta sostenendo, ad oggi, deve essere opportunamente considerato. Gli anni passano per tutti!

Cosa fanno, questi cavalli anziani? E’ certamente chiaro a chiunque abbia frequentato anche solo saltuariamente una scuola di equitazione che l’icona del cavallo anziano – o, per dirla più elegantemente, “d’esperienza” – è per antonomasia l’onnipresente ed impagabile “professore”, ossia il “cavallo della scuola”  – quello che sopporta ed avvia tutti i neofiti che passano, magari anche per sbaglio, in ogni scuderia (il quale, come da copione, durante i bei tempi andati “ha vinto i campionati”, era pure competitivo nelle 130 o faceva le “M” in dressage, ecc.). Ma la sostanza non cambia: la speranza è che, proprio in quanto risorse preziose per molte realtà (vero sostegno e motore di ogni scuola di equitazione, in quanto cavalli ormai capaci di “andare oltre”, di risolvere quasi sempre tutti gli errori in sella) siano trattati non solo dignitosamente, ma con tutti gli onori del caso. Dovrebbe essere così, in casa di gente di cavalli, giusto? Chi più di loro lo meriterebbe?

Per ciò che invece riguarda i proprietari di cavalli ormai anziani e/o d’esperienza, auspichiamo sia evidente il fatto che il fedele compagno che quest’anno compie 20 anni e fino ad oggi ha dato tutto quello che poteva (agonisticamente parlando, ma non solo), salvo rari casi non sarà più competitivo in Grand Prix – leggasi, in categorie veramente impegnative -, sia che questa meta sia stata già raggiunta e dunque sia da reiterare, sia qualora questo sia, ad oggi, l’ambizioso obiettivo, finora mai realizzato. Una lucida considerazione a tavolino con il vostro tecnico e il vostro veterinario su lavoro svolto / risultati raggiunti / età del cavallo / obiettivi è sempre auspicabile.

Acquisire una ragionevole consapevolezza circa le vostre reali possibilità future come binomio – cosa che non è affatto scontata – è dunque un passo importante. Anche se il vostro cavallo non è più un giovanotto (ha 20 o +anni ma sta bene, non avendo acciacchi particolari e/o debilitanti) può fare ancora molto con voi. Siamo onesti: molto dipende da come la vogliamo leggere, la sua data di nascita. Molto dipende da quel che ancora da lui vogliamo / pretendiamo. C’è un tempo per prendere ed uno per dare, con i cavalli come con le persone.

Dai 25 in su abbiamo già abbondantemente superato la soglia della “terza età” per i cavalli. L’età media – ossia di riferimento – entro la quale vengono utilizzati i cavalli nelle varie discipline è molto variabile: il purosangue da corsa a livello agonistico debutta già a 2 anni, rende il massimo tra i 3 e 4/5 anni – dopodiché gli esemplari migliori sono utilizzati per la riproduzione; gli altri, se abili al lavoro, vengono “convertiti” o “riciclati” in altre mansioni, nella migliore delle ipotesi. Il trottatore ha una carriera più lunga, che può arrivare fino agli 8 anni. Nel completo i cavalli vengono in media impiegati circa fino ai 12 anni. Nel salto ostacoli di livello, solitamente, i cavalli sono impegnati circa sino ai 16 anni massimo, in rari casi con fortunate punte di diamante mantenute, che arrivano saltuariamente a saltare “grosso” sino ai 18. In dressage abbiamo esempi illustri ancora più longevi su di un piano agonistico impegnativo – sempre comunque intorno alla soglia dei 20.

Questi dati sono tuttavia relativi, perché come si è già detto si deve considerare anzitutto la mole di lavoro e il tipo di impegno cui il cavallo deve, o ha dovuto, rispondere durante gli anni: se il vostro amico ha 18 anni, sta bene e fa le b100 più o meno da sempre – ha affrontato sempre e solo categorie da brevetto, salvo qualche eccezione – la sua “durata” –  se non ci sono specifici problemi di salute – è ovviamente diversa da quella di un cavallo che in passato ha sostenuto circuiti internazionali: quest’ultimo continuerà a saltare a quel livello all’incirca fino ai 12-16 anni, per poi successivamente magari continuare a saltare con estrema facilità su categorie più basse – l’ideale per l’amatore/non professionista.

Non disperiamo: sono moltissime le attività che si possono svolgere con il nostro amico diventato anziano, indipendentemente dall’agonismo “classico”. Ad esempio nel turismo equestre un cavallo può lavorare per moltissimi anni, purché si badi sempre alla sua condizione – cosa che vale per tutti i cavalli di una certa età impegnati in qualunque attività (intendiamoci: se domenica prossima voglio fare la maratona organizzata in Paese, un minimo mi alleno, specie se non sono più un giovanotto. Non posso pretendere di farcela se la stragrande maggioranza del tempo sono in ufficio, seduto su una sedia tutto il giorno. Lo stesso vale per il nostro cavallo, soprattutto se è anziano: se non lo consideriamo per tutta la settimana – o più – non possiamo pretendere di arrivare domenica, buttargli su una sella e “andare a fare una passeggiata” di mezza o di un’intera giornata senza avere poi delle ripercussioni sul suo stato generale di salute).

Mio nonno era solito dire: prova a fare le cose un po’ più piano ed io andrò più veloce” (T. Hermans).

©B.S. – riproduzione riservata; foto © A. Benna / EqIn

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Redazione EQIN
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