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Quanto conosci il tuo cavallo? Horsenality, prospettive e limiti

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#EquestrianInsights – 24 gennaio 2017

Anche i cavalli hanno una personalità: estroverso/introverso, coraggioso/pauroso, dominante/sottomesso… sono tutte categorie utilizzabili anche per descrivere questi meravigliosi animali. Una delle teorie che vorrebbe chiarire questo aspetto è quella, assai celebre, di Pat Parelli che ha coniato il concetto di Horsenality (da horse + personality) proprio per farci prendere coscienza che i cavalli hanno un loro carattere e che ciò è influenzato da diversi fattori (più info: clicca qui). In particolare viene definito, sempre dalla scuola Parelli, cavallo sinistro quello in cui domina questo emisfero cerebrale e il cui comportamento è dominante, dispettoso, ostinato, ma anche giocherellone e molto altro. Questi soggetti hanno bisogno di muoversi molto ed è difficile, talvolta inutile, imporsi su di loro con la forza, mentre è certamente più efficace sfruttare la loro intelligenza e il loro naturale atteggiamento di leadership, portandoli a collaborare e facendoli sentire dei vincitori nel momento in cui fanno qualcosa per noi. Al contrario, secondo Parelli, si parla di cavallo dal cervello destro quando predomina l’emisfero cerebrale opposto: qui siamo di solito di fronte a cavalli più paurosi, tesi, ombrosi. Il più grande problema con questa categoria è sicuramente quello di conquistare la fiducia del partner rendendolo confidente, risultato indispensabile per la creazione di un buon binomio. Quelli “destri” possono sembrare cavalli lenti e assorti, in qualche modo docili, ma in realtà scelgono solamente di non interagire con l’uomo o di farlo il meno possibile.

Quanto conosci il tuo cavallo? Horsenality, prospettive e limiti 1

In entrambi i casi è inoltre ulteriormente possibile suddividere cavalli destri e sinistri in introversi ed estroversi, in base a quanto e come manifestano la loro indole. Va tuttavia considerato che queste classificazioni, per quanto lecite, non sono da assumere in maniera rigida: la personalità complessa di ogni cavallo ha confini molto sfumati, senza contare che ogni soggetto è poi radicalmente influenzato, nello sviluppo della sua personalità, dall’ambiente in cui vive.

Uno dei limiti di questa teoria, tuttavia, è quello di essere eccessivamente semplicistica. Parelli ha probabilmente ideato schemi come questo e diverse sequenze (come quelle dei famosi sette giochi) per rendere meno difficile l’apprendimento da parte dei suoi numerosi allievi, futuri horse trainer – natural horsemanship. Purtroppo però, specie durante la frequentazione dei livelli base dei corsi, in questo modo si corre il rischio di ritrovarsi a mettere in pratica meccanicamente sempre e solo determinati esercizi, senza averne ben compreso fondamenti e scopi. Dunque, per quanto schematizzare possa essere utile per facilitare l’approccio, anche nel metodo Parelli ci sono molte implicazioni e contraddizioni che andrebbero approfondite più che ignorate. In particolare in Europa si critica proprio questo atteggiamento tipico “americano” della scuola Parelli, volto a semplificare tutto, riducendo il grande problema del comprendere a fondo un cavallo al superamento di tanti piccoli steps grazie all’applicazione di una serie di categorie / schemi.

Va tuttavia ricordato che, secondo Parelli stesso, alcune “personalità equine” sono collocabili in posizioni intermedie tra queste stesse categorie interpretative, talvolta manifestando caratteri dell’una e dell’altra contemporaneamente. Il focus principale del metodo parelliano resta comunque l’interesse e l’impegno nello stabilire una comunicazione reale con il cavallo, considerato prima di tutto come soggetto portatore di un’individualità e personalità specifica, con un’intera gamma di necessità e desideri tipici della sua specie che devono essere opportunamente tenuti in conto.

Tante volte, soprattutto nel caso di cavalieri poco esperti, è difficile definire con esattezza “dove inizia il cavaliere e dove finisce il cavallo” o viceversa, per cui tutta una serie di problemi finiscono per essere attribuiti alle cause sbagliate: errori di atteggiamento e tecnica da parte del cavaliere vengono imputati alla personalità del cavallo di fatto bollandolo, piuttosto che favorire un’autocritica da parte del cavaliere stesso. Per contro, del metodo Parelli è molto positivo il venir stimolati all’attenzione circa l’atteggiamento del proprio cavallo, abitudine utile al di là di ogni teoria. Grande importanza ha infatti quella che si può indicare come “memoria genetica” della specie equina. Parelli (e non solo) ci invita prima di tutto a considerare che stiamo interagendo con erbivori che, per natura, concependosi come preda, fuggono di fronte ad ogni potenziale pericolo. Nei confronti dell’uomo, il cavallo può non riuscire mai ad abbattere la barriera preda/predatore che separa le due specie: dovremo dunque essere tolleranti e ricordarci che tanti piccoli atteggiamenti esagerati o reazioni ingiustificate del nostro compagno derivano soprattutto da questo.

Va inoltre ricordato che i cavalli sono animali sensitivi per natura e che le loro risposte alle nostre azioni sono enormemente influenzate dal nostro atteggiamentodai nostri stati d’animo nel momento in cui ci mettiamo in relazione con loro. La neuroscienza ci dice che tanto uomini quanto cavalli sono animali biologicamente sociali prima di tutto perché interagiscono con ciò che li circonda. Creare una connessione mentale col nostro cavallo e inquadrare la sua horsenality, pur con i pregi e limiti di questa teoria, è dunque il primo passo nella comprensione profonda del nostro cavallo, e comprenderlo per come è nella sua natura non è altro che la prima forma d’amore verso di lui.

Quanto conosci il tuo cavallo? Horsenality, prospettive e limiti 2

Pat Parelli foto sito web

Da rilevare in merito ai corsi Parelli: essi richiedono davvero molto tempo e molta dedizione, e questo, per la frenetica società odierna, è sicuramente uno svantaggio. Inoltre, i costi elevati rendono di fatto i corsi ufficiali Parelli Natural Horsemanship – con istruttori certificati – inaccessibili per molte persone. Tuttavia, ad oggi Pat Parelli ha più di 200.000 studenti che seguono l’on-line learning program, il Savvy Club. Con 400 istruttori in tutto il mondo, oggettivamente Parelli e tutto ciò che è legato al suo mondo ha indubbiamente anche un obiettivo commerciale. Tra coloro che criticano questo approccio vi è anche chi sostiene che non vi sia nulla di nuovo, che egli abbia solamente dato un nome e schematizzato un patrimonio culturale già esistente, andando inoltre a guadagnare in questo modo soldi facili. Tuttavia, va pur sempre riconosciuto debitamente il grande successo ottenuto: dal primo seminario nel 1982, Pat Parelli ha rivoluzionato il mondo del cavallo con l’introduzione della filosofia e del programma chiamato appunto Natural Horsemanship, presentato dal vivo negli anni a oltre 2 milioni di persone in 27 paesi: il genio comunicativo e di marketing, ne ha fatto un caso emblematico, con corsi e vendita di prodotti a livello globale ma il suo programma era ed è volto a contribuire a rendere il mondo un posto migliore per i cavalli e gli umani che li amano. Si deve inoltre considerare che, oltre a Parelli, esistono oggi molti altri metodi basati sull’approccio naturale e relazionale col cavallo: ognuno porta con sé qualcosa di buono che può valer la pena di imparare.

© Maddalena Buzelli – Riproduzione riservata[:en] 2″ width=”289″ height=”192″ /> Pat Parelli foto sito web[/caption]

Da rilevare un altro limite intrinseco ai corsi Parelli: essi richiedono davvero molto tempo e molta dedizione, e questo, per la frenetica società odierna, è sicuramente uno svantaggio. Inoltre, i costi elevati rendono di fatto i corsi ufficiali Parelli Natural Horsemanship – con istruttori certificati – inaccessibili per molte persone. Tuttavia, ad oggi Pat Parelli ha più di 200.000 studenti che seguono l’on-line learning program, il Savvy Club. Con 400 istruttori in tutto il mondo, oggettivamente Parelli e tutto ciò che è legato al suo mondo ha indubbiamente anche un obiettivo commerciale. Tra coloro che criticano questo approccio vi è anche chi sostiene che non vi sia nulla di nuovo, che egli abbia solamente dato un nome e schematizzato un patrimonio culturale già esistente, andando inoltre a guadagnare in questo modo soldi facili. Tuttavia, va pur sempre riconosciuto debitamente il grande successo ottenuto: dal primo seminario nel 1982, Pat Parelli ha rivoluzionato il mondo del cavallo con l’introduzione della filosofia e del programma chiamato appunto Natural Horsemanship, presentato dal vivo negli anni a oltre 2 milioni di persone in 27 paesi: il genio comunicativo e di marketing, ne ha fatto un caso emblematico, con corsi e vendita di prodotti a livello globale ma il suo programma era ed è volto a contribuire a rendere il mondo un posto migliore per i cavalli e gli umani che li amano. Si deve inoltre considerare che, oltre a Parelli, esistono oggi molti altri metodi basati sull’approccio naturale e relazionale col cavallo: ognuno porta con sé qualcosa di buono che può valer la pena di imparare.

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In entrambi i casi è inoltre ulteriormente possibile suddividere cavalli destri e sinistri in introversi ed estroversi, in base a quanto e come manifestano la loro indole. Va tuttavia considerato che queste classificazioni, per quanto lecite, non sono da assumere in maniera rigida: la personalità complessa di ogni cavallo ha confini molto sfumati, senza contare che ogni soggetto è poi radicalmente influenzato, nello sviluppo della sua personalità, dall’ambiente in cui vive.

Uno dei limiti di questa teoria, tuttavia, è quello di essere eccessivamente semplicistica. Parelli ha probabilmente ideato schemi come questo e diverse sequenze (come quelle dei famosi sette giochi) per rendere meno difficile l’apprendimento da parte dei suoi numerosi allievi, futuri horse trainer – natural horsemanship. Purtroppo però, specie durante la frequentazione dei livelli base dei corsi, in questo modo si corre il rischio di ritrovarsi a mettere in pratica meccanicamente sempre e solo determinati esercizi, senza averne ben compreso fondamenti e scopi. Dunque, per quanto schematizzare possa essere utile per facilitare l’approccio, anche nel metodo Parelli ci sono molte implicazioni e contraddizioni che andrebbero approfondite più che ignorate. In particolare in Europa si critica proprio questo atteggiamento tipico “americano” della scuola Parelli, volto a semplificare tutto, riducendo il grande problema del comprendere a fondo un cavallo al superamento di tanti piccoli steps grazie all’applicazione di una serie di categorie / schemi.

Va tuttavia ricordato che, secondo Parelli stesso, alcune “personalità equine” sono collocabili in posizioni intermedie tra queste stesse categorie interpretative, talvolta manifestando caratteri dell’una e dell’altra contemporaneamente. Il focus principale del metodo parelliano resta comunque l’interesse e l’impegno nello stabilire una comunicazione reale con il cavallo, considerato prima di tutto come soggetto portatore di un’individualità e personalità specifica, con un’intera gamma di necessità e desideri tipici della sua specie che devono essere opportunamente tenuti in conto.

Tante volte, soprattutto nel caso di cavalieri poco esperti, è difficile definire con esattezza “dove inizia il cavaliere e dove finisce il cavallo” o viceversa, per cui tutta una serie di problemi finiscono per essere attribuiti alle cause sbagliate: errori di atteggiamento e tecnica da parte del cavaliere vengono imputati alla personalità del cavallo di fatto bollandolo, piuttosto che favorire un’autocritica da parte del cavaliere stesso. Per contro, del metodo Parelli è molto positivo il venir stimolati all’attenzione circa l’atteggiamento del proprio cavallo, abitudine utile al di là di ogni teoria. Grande importanza ha infatti quella che si può indicare come “memoria genetica” della specie equina. Parelli (e non solo) ci invita prima di tutto a considerare che stiamo interagendo con erbivori che, per natura, concependosi come preda, fuggono di fronte ad ogni potenziale pericolo. Nei confronti dell’uomo, il cavallo può non riuscire mai ad abbattere la barriera preda/predatore che separa le due specie: dovremo dunque essere tolleranti e ricordarci che tanti piccoli atteggiamenti esagerati o reazioni ingiustificate del nostro compagno derivano soprattutto da questo.

Va inoltre ricordato che i cavalli sono animali sensitivi per natura e che le loro risposte alle nostre azioni sono enormemente influenzate dal nostro atteggiamentodai nostri stati d’animo nel momento in cui ci mettiamo in relazione con loro. La neuroscienza ci dice che tanto uomini quanto cavalli sono animali biologicamente sociali prima di tutto perché interagiscono con ciò che li circonda. Creare una connessione mentale col nostro cavallo e inquadrare la sua horsenality, pur con i pregi e limiti di questa teoria, è dunque il primo passo nella comprensione profonda del nostro cavallo, e comprenderlo per come è nella sua natura non è altro che la prima forma d’amore verso di lui.

Da rilevare un altro limite intrinseco ai corsi Parelli: essi richiedono davvero molto tempo e molta dedizione, e questo, per la frenetica società odierna, è sicuramente uno svantaggio. Inoltre, i costi elevati rendono di fatto i corsi ufficiali Parelli Natural Horsemanship – con istruttori certificati – inaccessibili per molte persone. Tuttavia, ad oggi Pat Parelli ha più di 200.000 studenti che seguono l’on-line learning program, il Savvy Club. Con 400 istruttori in tutto il mondo, oggettivamente Parelli e tutto ciò che è legato al suo mondo ha indubbiamente anche un obiettivo commerciale. Tra coloro che criticano questo approccio vi è anche chi sostiene che non vi sia nulla di nuovo, che egli abbia solamente dato un nome e schematizzato un patrimonio culturale già esistente, andando inoltre a guadagnare in questo modo soldi facili. Tuttavia, va pur sempre riconosciuto debitamente il grande successo ottenuto: dal primo seminario nel 1982, Pat Parelli ha rivoluzionato il mondo del cavallo con l’introduzione della filosofia e del programma chiamato appunto Natural Horsemanship, presentato dal vivo negli anni a oltre 2 milioni di persone in 27 paesi: il genio comunicativo e di marketing, ne ha fatto un caso emblematico, con corsi e vendita di prodotti a livello globale ma il suo programma era ed è volto a contribuire a rendere il mondo un posto migliore per i cavalli e gli umani che li amano. Si deve inoltre considerare che, oltre a Parelli, esistono oggi molti altri metodi basati sull’approccio naturale e relazionale col cavallo: ognuno porta con sé qualcosa di buono che può valer la pena di imparare.

© Maddalena Buzelli – Riproduzione riservata

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