ATTENDI...

Cosa vuoi cercare?

EQUESTRIAN INSIGHTS Equestrian Life & People

Ricordando Jean Rochefort, sulla non popolarità dei cavalieri: “sono troppo timidi”

Condividi:
Print Friendly, PDF & Email

11 ottobre 2017 #focus

Nella notte fra l’8 ed il 9 ottobre è morto ad 87 anni uno dei più versatili, affascinanti e spiritosi attori del cinema e del teatro francese, Jean Rochefort, parigino classe 1930, con oltre 150 film al suo attivo, ben tre premi Cèsar ed uno alla carriera. Tuttavia, oltre ad essere stato un eccellente attore, Rochefort è stato anche un grande ed appassionato cavaliere. Questa passione per l’arte equestre risale al lontano 1962, quando, per girare il famoso film “Cartouche” (con Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo, con il quale, peraltro, frequentò il “Conservatoire”) cominciò a montare sotto la guida degli allora più titolati maestri-istruttori francesi. La scintilla ormai era scoccata e la fascinazione per i cavalli lo portò a diventare allevatore, attività portata avanti anch’essa con grande passione. Rocheford è stato inoltre commentatore di importanti eventi equestri (dei Giochi Olimpici di Atene, per esempio).

 

Vi proponiamo un focus su Rochefort, in memoriam, perché l’attore in passato ha anche indicato la sua opinione su un tema particolarmente importante: quello riguardante le principali ragioni della non popolarità dei cavalieri e degli sport equestri. La rivista GrandPrix-Replay ha proposto in questi giorni un’interessante intervista di repertorio nella quale Rochefort metteva in evidenza gli elementi che a suo parere ad oggi ancora tengono lontano i mass media dal nostro sport: “… abbiamo bisogno di competizioni che le TV generiche accettino, cioè di eventi che non durino un’ora, un’ora e mezza. Il sogno sarebbe che vengano proposti dei barrages tali da incoraggiare il pubblico ad appassionarsi. A poco a poco si potrà proporre loro format più lunghi come i Gran Premi”. L’attore si impegnò in prima persona a far inserire quella che lui stesso definisce “sonorizzazione” alle competizioni, ossia un commento attivo e partecipe, un “plus” che ha suscitato l’interesse dei media. “…Ora ci chiedono di creare degli eventi brevi, i cui risultati siano noti al massimo dopo un’ora. E’ verso questo tipo di formulazione che dobbiamo muoverci”. Il sogno di Rochefort era quello di fare dei cavalieri degli eroi come quelli del calcio: in altre parole, li voleva rendere “bancabili” (ossia di reputazione tale da garantire il successo), per le riviste di moda: “Occorre renderli popolari e “persone” di un certo tipo”. Certo, “ci sono Kevin Staut e Pénélope Leprevost, ma ci sono anche altri” e ricorda infatti, sempre in quell’intervista, la popolarità di Roger-Yves Bost, in questo caso dovuta alla sua tecnica nel montare, “particolarmente eccitante per il pubblico”.

Rochefort, Ambassador dei Gucci Masters, con una figlia, Louise, che monta a cavallo in concorsi internazionali, ricordava infine, sempre con lo scopo di portare l’attenzione del grande pubblico sull’equitazione, la centralità del rispetto del cavallo e la sua ferma volontà di insegnare ai cavalieri ad entrare in quello che egli definiva lo “Star System“, poiché questi professionisti devono rendersi conto che hanno un pubblico che li guarda con passione. Il pubblico desidera che tutti questi campioni si rendano conto di esistere. Non è cattiva volontà, la loro. Penso che i cavalieri semplicemente siano troppo timidi, non osino. Occorre che progressivamente questa mentalità si evolva. Bisogna soprattutto fare spettacolo”.

Inoltre, interrogato su quale cavaliere del salto ostacoli mondiale lo facesse maggiormente “vibrare”, egli rispose elogiando l’eleganza dello svizzero Steve Guerdat e del francese Kevin Staut ed in particolare, a proposito di quest’ultimo, ricordò quella volta in cui, a Lione, montò la sua cavalla Silvana “in una maniera tale che si aveva l’impressione che chiunque avrebbe potuto fare lo stesso. Sembrava facile. Questa è l’arte. È come guardare un Goya e dire: ‘Beh, posso fare lo stesso’. E questo è meraviglioso“. Eleganza e capacità di suscitare l’impressione di spontaneità / facilità , dunque, sono altre qualità indispensabili per comunicare con il grande pubblico.

Mancherà a tutti questo attore che molto vide e che seppe trasmettere attraverso le sue parole quanto carpito dal suo “sguardo equestre”, parole sempre dirette ed efficaci, come deve saper essere in sella, ma non solo, un autentico cavaliere.

© A.B. – riproduzione riservata; fonte principale articolo: grandprix-replay.com; foto di copertina © holidogtimes.com

Scrivi un commento

Redazione EQIN
INVIA
Il sito è protetto da copyright!