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Alla scoperta delle relazioni sociali tra cavalli

Alla scoperta delle relazioni sociali tra cavalli 8
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06 agosto 2019 #focus

Tra i cavalli le relazioni sociali all’interno di gruppi familiari sono ormai ben note, grazie ai grandi passi avanti compiuti dagli studi etologici. Tuttavia, forse non tutti sanno che queste relazioni permangono identiche, comuni, sia tra i cavalli scuderizzati, sia tra i cavalli in stato di libertà (anche tra i cavalli di Przewalski, altrimenti noti come pony della Mongolia, tra i parenti più prossimi, tra le specie selvatiche attualmente esistenti, del cavallo domestico). L’osservazione della frequenza dei diversi tipi di relazioni sociali e della loro intensità consente di comprendere come sono strutturati i gruppi e se questi funzionano regolarmente. Le conseguenze di questa strutturazione sociale sono numerose e molto importanti, specie quando si gestiscono più cavalli in condizioni domestiche.

Le relazioni sociali tra cavalli

cavalli di Przewalski, o pony della Mongolia copyrights parconaturaviva.it

In un gruppo di composizione stabile, i cavalli domestici e/o selvatici ivi esistenti hanno relazioni sociali amichevoli e/o aggressive, ovviamente a seconda della situazione specifica. Tuttavia, la gerarchia e il sistema rituale che tutti i cavalli istituiscono nel proprio gruppo sociale mostrano confronti aggressivi rari o di bassa intensità, perché in realtà ogni soggetto ben conosce “il suo posto” nel branco. E’ questo infatti il posto da lui acquisito vivendo in gruppo, a contatto con gli altri cavalli, più grandi, più anziani: l’esperienza maturata, ossia la specifica competenza di un soggetto, è indubbiamente il fattore determinante nell’economia delle relazioni della comunità equina. Ma vediamo allora quali sono i rapporti sociali più conosciuti, facilmente osservabili in qualunque gruppo stabile di cavalli.

Le affinità

La maggior parte dei cavalli ha uno o più congeneri preferiti. Queste amicizie si manifestano principalmente attraverso il tempo trascorso fianco a fianco (senza necessariamente toccarsi; è frequente la posizione invertita testa/coda nella stanzialità di due soggetti amici, per loro utilissima, soprattutto d’estate: la coda dell’uno scaccia gli insetti dal viso dell’altro), durante il riposo o il pascolo, e attraverso il grooming reciproco. In generale, i cavalli tendono a legarsi a componenti della stessa età e grado gerarchico. Sono generalmente più tolleranti nei confronti del loro congenere preferito, e talvolta impediscono ad altri di avvicinarsi al loro compagno.

Le gerarchie

Un cavallo che ottiene lo status di leader all’interno del proprio gruppo sociale ha fatto propria, prima di tutto, la garanzia di accesso privilegiato a risorse preziose, in natura limitate: acqua, cibo, riparo, partner sessuale. I segni immediatamente più visibili dello stabilirsi delle relazioni tra “dominante” e “dominato” sono ovviamente fisiche: morsi, calci, impennate, insomma, tutto il repertorio di aggressività che ogni cavallo è capace di sfoderare. Quando viene stabilita la gerarchia, i segnali tra loro sono molto più discreti, e avvengono sotto la veste di semplici minacce, attraverso lo scuotimento della testa o con la mera mimica dello scalciare e mordere; addirittura, basta loro talvolta compiere solo qualche piccolo spostamento del corpo, come il porre e mantenere le orecchie all’indietro. Meno evidenti sono i segni di sottomissione: rilevabili in tal senso sono l’allontanamento volontario, le spinte subìte (soprattutto mirate allo spostamento del posteriore), il lasciar passare avanti l’altro, ossia l’attesa nel raggiungere l’ambita risorsa, dopo che il soggetto leader ha assolto le proprie necessità.

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Esempio di posizioni dei soggetti in gruppo

Nessuna peculiarità fisica predispone o favorisce il diventare leader tra i cavalli del gruppo: tuttavia, è noto che gli individui più anziani tendano ad essere ai vertici della gerarchia. Uno stallone non è necessariamente dominante sulle sue cavalle, specialmente se è più giovane, ma il suo comportamento viene in generale rispettato e/o tollerato – specie nel caso di esuberanze giovanili.

Se nel gruppo un puledro si dirige verso un cavallo/una cavalla più grande, con la testa allungata, aprendo e chiudendo la bocca alternativamente e in maniera sincopata, coi denti visibili e le labbra allungate, sta semplicemente mostrando la sua sottomissione. Si tratta del cosiddetto snapping, atteggiamento che assomiglia a quello dello stesso puledro mentre viene allattato: difatti, in questi casi, il giovane pare proprio imitare i movimenti di suzione. Poiché il comportamento primario della sottomissione nei cavalli è quello di allontanarsi, se il cavallo – specie se giovane – non può farlo, potrebbe anche optare per lo snapping, intendendo: “sono un bambino, mi arrendo”.

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Un giovanissimo puledro vicino alla madre

Tra i cavalli, la gerarchia è molto spesso lineare, sia nei gruppi familiari, sia tra singoli stalloni; ma anche, come dicevamo all’inizio, in quei gruppi creati dagli uomini (solo fattrici o fattrici con castroni). Lo stabilirsi di livelli e gradi sociali consente la stabilità del gruppo: una volta istituita la gerarchia, raramente viene messa in discussione. I cavalli mostrano quindi un comportamento aggressivo molto limitato, “programmato” per breve periodo, con lo scopo principale di ridurre il rischio di lesioni e la perdita di energia. La leadership in un branco può esser definita come la capacità di un soggetto di condurre gli altri in un cambiamento di attività: dal pascolo/movimento al riposo, dal rotolarsi all’abbeverarsi. Si badi bene che la nozione di leadership si distingue fortemente da quella di dominio: il ruolo di leader (autorevole e riconosciuto dal gruppo come competente: nulla a che vedere con un’autorità acquisita con la forza) non può essere sostenuto da qualsiasi adulto nel gruppo, dominante o meno.

Si noti inoltre che a seconda dell’ora del giorno o dell’attività, tra i cavalli possono assumere il ruolo di leader soggetti diversi – torniamo quindi a parlare di competenze differenti all’interno del gruppo sociale; recenti studi hanno inoltre dimostrato che, ad esempio, la decisione di trasferirsi, non proviene mai da un singolo individuo: è in realtà una decisione collettiva, presa da più membri dello stesso gruppo sociale.

Di seguito, una sequenza di allontanamento da parte di una cavalla verso un soggetto esterno al suo gruppo (in questo caso, un asino): le orecchie all’indietro sono l’inequivocabile segno di aggressività.

Il gioco

Il comportamento giocoso tra i giovani primariamente consente loro di acquisire le competenze future. Crescendo, il comportamento per noi interpretabile come gioco diminuisce drasticamente, più nelle femmine che nei maschi. Ovviamente, il gioco tra i giovani cavalli è da considerarsi sempre un segno di benessere. Al contrario, il giocare riscontrabile tra soggetti adulti, specie in condizioni domestiche, può essere interpretato come un segno di malessere: insieme alle stereotipie (tic d’appoggio, ballo dell’orso ecc.), il gioco tra soggetti adulti è riconducibile ad un’altra tra le tristi – ma funzionali – strategie che gli equidi mettono in atto per rispondere prima di tutto alla noia, alla scarsa movimentazione, alla solitudine, ossia a tutte quelle condizioni non idonee alla loro condizione di benessere in scuderia.

I rituali

Gli incontri/scontri tra stalloni, anche se, in essere, particolarmente violenti, terminano in breve tempo, il più delle volte senza aggressività e dopo una sequenza di comportamenti ritualizzati che può comprendere tutte, o solo alcune, tra queste azioni: attenzione visiva sostenuta, tono aumentato nell’atteggiamento/postura e nella locomozione, ricerca olfattiva reciproca, nitriti, minacce con gli anteriori e defecazioni. Le numerose feci, che normalmente delimitano qualsivoglia ambito domestico dell’area vissuta dal gruppo, sembra infatti siano veri e propri segnali, visivi ed olfattivi, una sorta di equivalente di quel che è la marcatura per il cane: vi sarà capitato, anche in sella, che il vostro cavallo “debba assolutamente” andare ad annusare le eventuali feci altrui presenti in campo, per poi defecare a sua volta; vi sarà anche capitato di osservare una sorta di impellente “senso della proprietà” – espresso tramite varie gestualità, alias rivendicazioni di potere, per la delimitazione dello spazio relativo alle deiezioni rilasciate da altri cavalli nel paddock, specie qualora il soggetto non sia solo, ma vi siano due o più cavalli, diversi da quelli che in precedenza sono stati in quello stesso luogo. Questi episodi possono accadere anche con un castrone, specie se quest’ultimo ha comunque mantenuto un atteggiamento da leader. Il comportamento di marcatura che esplicitamente consiste, per lo stallone, nell’urinare o defecare sull’urina o sullo sterco delle sue cavalle, pare potrebbe addirittura portare con sé l’obiettivo di mascherare lo stato ormonale delle femmine del suo harem, così da difenderle dagli altri stalloni.

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Un giovane stallone inizia la sua danza per manifestare fierezza e superiorità

Interazioni sessuali

Lo stallone in un gruppo, con le proprie cavalle, è in relazione continua durante tutto l’anno. A seconda della stagione e del calore delle cavalle, le interazioni saranno catalogabili come semplicemente amichevoli o di natura esplicitamente sessuale (ad es., da parte dello stallone, l’annusare continuo e i finti tentativi di monta), quindi il maschio sarà spesso in erezione. Durante il calore di quest’ultimo, la cavalla gli si avvicinerà sempre più spesso. Inizieranno così sequenze di interesse dello stallone nei suoi confronti più volte al giorno, il che porterà la cavalla in ovulazione alla secrezione abbondante di liquido vaginale, quale segnale olfattivo, tangibile e concreto per lo stallone, dell’accettazione dell’attività di copula. Da rilevare che, in generale, tutte le attività di “corteggiamento” e relativi accoppiamenti hanno un effetto complessivamente positivo sulla coesione del gruppo.

© Redaz.; riproduzione riservata; fonte principale: equipedia.ifce.fr ; tutte le foto, salvo dove diversamente indicato © Alessandro Benna / EqIn

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