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Completo: Stage di Zilla Pearse in Roma

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27 gennaio 2017

Si deve ad Evelina Bertoli (G.S. Fiamme Azzurre) l’organizzazione dello stage di lavoro in piano sotto la guida di Zilla Pearse specificamente dedicato al perfezionamento di binomi dediti alla disciplina del Completo. Lo stage si è svolto a Roma, presso le scuderie di Costanza Mantici (Palidoro, Roma) e negli impianti di Castel Lombardo di Maria Sole Agnelli Argenta Campello, mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio 2017. Sono stati una quindicina circa i binomi impegnati nello stage. Costanza Mantici ha lavorato con la selle française Gloria (2010, da Fedor de Seves x Apache d’Adriers), con la quale a breve inizierà la nuova stagione agonistica insieme agli altri suoi due cavalli, Daisy’s Diamante e Lord Aragorn AF.

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Gloria – SF 2010

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C. Mantici impegnata in dressage (foto d’archivio)

Abbiamo raggiunto telefonicamente Zilla Pearse, dressagista di livello internazionale portacolori del Sud Africa (nata in Inghilterra, cresciuta in Sud Africa, formatasi in Inghilterra e Germania, è dal 2013 presso le Scuderie varesine del Borgo di Mustonate), per farci raccontare brevemente questa esperienza.

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Zilla Pearse

Lei si dedica spesso alla formazione e al perfezionamento dei completisti. Cosa può dirci in merito alla preparazione della prima prova (dressage) di questa disciplina?

[Z.P.]: Amo moltissimo il mondo del Completo, insieme al dressage è sempre stato il mio mondo. Per questi cavalli è richiesta una preparazione e una condizione in piano di tipo completamente diverso rispetto al dressage inteso come disciplina. Anzitutto, il differente focus a mio avviso si trova nella ricerca di un altro equilibrio, più naturale. Il cavallo da completo deve galoppare e saltare, dunque deve esprimere con franchezza tutta la migliore qualità delle sue andature; pertanto bisogna cercare di raggiungere un altro tipo di riunione, diversa da quella richiesta dal Dressage.

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Zilla Pearse

Sono diversi anche i cavalli con i quali si lavora…

[Z.P.]: Sì, certamente. Ad esempio i purosangue, utilizzati in completo non sono fisicamente portati a sopportare un’eccessiva riunione e, come dicevo, non è questo lo scopo che si deve cercare di raggiungere con loro; cercheremo piuttosto un lavoro atto a rendere il cavallo il più possibile simmetrico, sciolto, atletico. Lavoreremo sull’equilibrio del galoppo, cercheremo quella condizione che non pone il cavallo “contro”, ma mette insieme uomo e cavallo…

Philippe Karl, in un’intervista precedentemente rilasciata, ha dichiarato che spesso si vedono migliori riprese nei rettangoli della prima prova della disciplina del Completo che in quelli della disciplina tout court…

Completo: Stage di Zilla Pearse in Roma

Zilla Pearse

[Z.P.]: Pur provenendo da una scuola diversa da quella francese, per certi versi opposta per quel che riguarda il dressage (la scuola tedesca), sono d’accordo: nel lavoro in piano del completo il cavallo deve dimostrare prima di tutto collaborazione nel rispondere alle richieste che gli vengono poste dal suo cavaliere. Non creeremo mai un automa, una macchina, perché nel momento della vera necessità (specie nella prova di cross country) il cavallo dovrà essere perfettamente in grado di coadiuvare il suo cavaliere, mantenendo pressoché inalterato il suo istinto di cavallo: dovremo dunque “snaturalizzarlo” il meno possibile…. non è facile lavorare in dressage con questi obiettivi e non tutti i cavalli sono adatti. Lo scopo di chi insegna resta quello di tirare fuori il meglio da ogni binomio, che specifiche ed uniche peculiarità: proprio per questo, non si finisce mai di imparare!

© B.S. – Riproduzione riservata  Ph. courtesy Zilla Pearse: sito web mustonatehorseacademy.com[:en]” width=”300″ height=”200″ /> Zilla Pearse[/caption][Z.P.]: Pur provenendo da una scuola diversa da quella francese, per certi versi opposta per quel che riguarda il dressage (la scuola tedesca), sono d’accordo: nel lavoro in piano del completo il cavallo deve dimostrare prima di tutto collaborazione nel rispondere alle richieste che gli vengono poste dal suo cavaliere. Non creeremo mai un automa, una macchina, perché nel momento della vera necessità (specie nella prova di cross country) il cavallo dovrà essere perfettamente in grado di coadiuvare il suo cavaliere, mantenendo pressoché inalterato il suo istinto di cavallo: dovremo dunque “snaturalizzarlo” il meno possibile…. non è facile lavorare in dressage con questi obiettivi e non tutti i cavalli sono adatti. Lo scopo di chi insegna resta quello di tirare fuori il meglio da ogni binomio, che specifiche ed uniche peculiarità: proprio per questo, non si finisce mai di imparare!

© B.S. – Riproduzione riservata  Ph. courtesy Zilla Pearse: sito web mustonatehorseacademy.com

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