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Comunicazione uomo/cavalli: più attenti alle “vocine” che riserviamo ai bambini

Comunicazione uomo/cavalli: più attenti alle "vocine" che riserviamo ai bambini
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Avevamo già esplorato il fatto che spesso, senza neanche accorgercene, ci si rivolge agli animali domestici, cavalli compresi, con lo stesso modo e tonalità con cui si parla ai bambini piccoli: con voce più acuta e caratterizzata da intonazioni spesso “esagerate”, insomma le cosiddette “vocine”. Questa modalità istintiva di comunicazione umana risulta essere molto efficace anche nella comunicazione con i cavalli, come già rilevato da uno studio del 2021; oggi arriva in merito un’ulteriore e più approfondita conferma.

Vi è mai capitato di parlare ai cavalli con il tono e il linguaggio che si riserva ai bambini?

I cavalli sembrano rispondere meglio al “baby talk” che gli uomini usano spesso e in maniera spontanea quando si rivolgono ai bambini. Un team di ricercatori ha recentemente dimostrato che i cavalli sono sensibili a ciò che viene scientificamente chiamato “pet-directed speech” (PDS). Quest’ultimo assomiglia in tutto e per tutto al tipo di linguaggio usato con i bambini e ha caratteristiche simili: voce stridula e variabile, un’ampia gamma di toni, una velocità di parola lenta, sintassi e semantica semplici e parole più volte ripetute.

Precedenti ricerche avevano dimostrato che i cavalli reagivano in modo più favorevole durante la toelettatura/grooming quando approcciati con il PDS rispetto al linguaggio degli adulti. Tuttavia, il meccanismo alla base di questa risposta equina rimane poco chiaro. Il “pet-directed speech” attira l’attenzione dei cavalli e li eccita, o rende il loro stato emotivo più positivo?

Plotine Jardat e i suoi colleghi ricercatori (Ludovic Calandreau, Vitor Ferreira, Chloé Gouyet, Céline Parias, Fabrice Reigner e Léa Lansade), nel nuovo studio appena pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”, hanno condotto un esperimento che ha coinvolto 32 equidi gallesi: hanno guardato dei video in cui delle persone che parlavano, talvolta con baby talk/PDS, altre con linguaggio adulto/normale, nel tentativo di comprendere meglio questo fenomeno. Volevano determinare se i cavalli avrebbero avuto reazioni comportamentali e fisiologiche diverse rispetto ai differenti tipi di linguaggio.

Lo studio si è svolto in indoor, con video di due minuti da quattro sezioni di 30 secondi, ciascuna composta da una delle quattro operatrici che pronunciavano la stessa frase quattro volte sia nel linguaggio PDS/baby talk, sia in quello degli adulti. In ogni video, due donne hanno parlato in PDS e altre due hanno parlato normalmente, con l’ordine che variava tra i cavalli. I video dei test sono stati registrati in modo da poter valutare le risposte comportamentali dei cavalli. Sono state raccolte anche le letture della loro frequenza cardiaca.

“Diverse spiegazioni possono essere proposte per interpretare la maggiore attenzione e eccitazione dei cavalli in risposta al PDS”, hanno rilevato i ricercatori. “In primo luogo, l’effetto potrebbe essere dovuto alle caratteristiche acustiche del PDS. Le caratteristiche acustiche come il tono medio, la variazione dello stesso, la diversa gamma e la velocità del parlato possono essere indicate come prosodia, mentre il tipo di parole utilizzate e il loro grado di ripetizione, insieme alla sintassi e alla semantica, possono essere indicati come contenuto”.

“È possibile che le differenze nella prosodia, vale a dire tra un tono più alto e un intervallo di tono più ampio, possano essere più stimolanti per i cavalli rispetto a una voce più monotona (discorso diretto da un adulto), simile all’effetto eccitante suggerito di frequenza e variazione del tono alto nei neonati. “L’attenzione dei cavalli è stata attirata in modo più efficiente dal PDS, dimostrando che negli equidi, per contenuto costante, è sufficiente una prosodia diversa per promuovere una maggiore attenzione”.

È stato interessante, hanno detto, valutare se l’attenzione dei cavalli fosse attirata in modo più efficiente dal PDS perché questo tipo di linguaggio pare li aiuti a percepire la nostra intenzione di comunicare con loro.

“I cavalli sono ben noti per percepire tantissime, anche implicite, intenzioni umane. È noto che il pet-directed speech come il baby-talk comunica le intenzioni dei genitori e, nei bambini, si pensa che funzioni come segnale ostensivo, che avverte il bambino che la comunicazione è destinata solo a lui. È stato dimostrato che anche cani e gatti rispondono a segnali ostensivi siffatti”. “Pertanto, è possibile che i cavalli possano essere sensibili ai segnali ostensivi e che il PDS possa svolgere questo ruolo. Quindi, in questo studio, la maggiore attenzione e eccitazione dei cavalli in risposta al PDS potrebbe essere spiegata da una migliore percezione dell’intenzione ad interagire delle operatrici filmate”.

Una terza possibilità è che l’attenzione e l’eccitazione dei cavalli siano maggiori in risposta al PDS a causa delle emozioni trasmesse da questo tipo di discorso. Il discorso diretto al bambino è carico emotivamente parlando, e, nello studio, gli stimoli includevano indicatori emotivi come le espressioni facciali durante i segmenti di PDS. “I cavalli sono noti per riconoscere le emozioni umane positive, in particolare le espressioni facciali e le voci gioiose, anche in video, così come è noto che reagiscano alle immagini di diverse emozioni umane poste loro frontalmente. Pertanto, in questo studio, la percezione della carica emotiva positiva del PDS potrebbe aver attirato l’attenzione dei cavalli ed averli eccitati”.

I risultati confermano la sensibilità e ricettività dei cavalli al pet-directed speech e forniscono alcune spiegazioni sui meccanismi alla base di questo fenomeno, hanno concluso i ricercatori. Ciò potrebbe esser utile per i cavalieri e le amazzoni, che potrebbero servirsi di questo tipo di linguaggio per attirare l’attenzione dei cavalli, specie da terra, e coinvolgerli di più.

Bibliografia: Jardat, P., Calandreau, L., Ferreira, V. et al. Pet-directed speech improves horses’ attention toward humans. Sci Rep 12, 4297 (2022). https://doi.org/10.1038/s41598-022-08109-z (he study is published under a Creative Commons License)

(14 marzo 2022) © B.S.; riproduzione riservata; foto in copertina: A.Benna / EqIn

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Redazione EQIN
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