Il cavallo attraverso la storia dell’arte? Una costante presenza

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I cavalli sono stati sin dalle prime raffigurazioni conosciute un soggetto ricorrente che, nel corso della storia, ha modificato il suo ruolo e la sua centralità.
Le immagini più antiche hanno circa 17.000 anni e sono state scoperte per caso nel 1940 nella grotta di Lascaux a sud-ovest della Francia, da un ragazzo che cercava il suo cane. Oltre 600 pitture murali coprono questo complesso di grotte, che da allora sono state replicate per preservare l’integrità dell’originale. Numerosi (364 per l’esattezza) disegni a carboncino e dipinti di animali con pigmenti minerali includono cavalli.
Sono diverse le interpretazioni di questi reperti: alcuni storici ritengono che rappresentino animali cacciati o un tipo di catalogazione della fauna locale; altri pensano che facessero parte delle credenze mistiche del Paleolitico e potrebbero essere stati coinvolti in antichi rituali, forse persino nella danza di trance.
Nel 1994 era stata scoperta da un gruppo di speleologi la grotta Chauvet, nel sud-est della Francia: anche questa racchiude una straordinaria raccolta di immagini di equidi, risalenti a circa 30.000 anni fa. Forse la sezione più famosa della grotta è il “pannello dei cavalli”, considerato un capolavoro per l’epoca. Disegnato a carboncino e argilla, raffigura i cavalli in un modo contemporaneo che trasmette dimensione e movimento. Come per le immagini nella Grotta di Lascaux, si pensa che quelle della Chauvet siano un qualche tipo di espressione simbolica, ma il loro significato preciso non è chiaro. La grotta è stata chiusa al pubblico per preservare la sua conservazione, e nelle vicinanze è stata riprodotta una copia per la visione.
Le antiche civiltà erano incantate dal cavallo, come ci mostrano i più antichi manufatti rimasti. Gli Ittiti e gli antichi Egizi mostrarono entrambi cavalli che tiravano carri e partecipavano a gare. Allo stesso modo, piatti e vasi a figure nere leggermente più recenti dell’antica Grecia raffigurano i cavalli come una parte fortemente presente sia nell’esercito, sia per l’aristocrazia.
C’era una forte connessione per queste civiltà tra il cavallo e la religione, e il cavallo era spesso considerato un animale sacro che poteva volare e traghettare i defunti nell’aldilà. Una delle creazioni più sorprendenti del III secolo a.C. è la tomba di Qin Shi Huangdi, imperatore della Cina unificata: sepolte con lui c’erano 600 sculture di cavalli in terracotta, insieme ad altre attrezzature militari, così come le famose figure dell’Esercito di Terracotta (+ info: clicca qui).
Gli antichi romani erano particolarmente affezionati alle riproduzioni dei loro condottieri a cavallo. Sebbene molte statue siano state fuse per il metallo, la più famosa, quella di Marco Aurelio del 175 d.C., è stata conservata ed è ancora in mostra nella Piazza del Campidoglio a Roma. Nel mostrarsi in sella ad un cavallo i reggenti e gli ufficiali militari godevano del valore aggiunto della grandezza e dell’altezza, che era per loro un’importante caratteristica di prestigio, sfociando in una tradizione che durò per generazioni.
Una delle opere più famose del periodo rinascimentale è la statua equestre del Gattamelata (Erasmo Stefano da Narni, capitano dell’esercito), opera di Donatello e in mostra a Padova. Creata tra il 1446 e il 1453, mostra l’influenza del Marco Aurelio di cui si diceva poco sopra, ma porta il naturalismo e lo studio approfondito dell’anatomia equina verso un ulteriore passo avanti.
Il Napoleone che attraversa le Alpi di Jacques-Louis David al Colle del San Bernardo (1800-1801), creato 350 anni dopo, manca della splendida fluidità e accuratezza della statua di Donatello. Segna un’era di ritratti militari come propaganda; infatti, David continuò ad essere il primo pittore di Napoleone. Pose le basi per nuove illustrazioni e persino “poster di film”, in cui i cavalli da allevamento venivano spesso impiegati per aggiungere drammaticità e un senso di pericolo.
Le immagini di uomini e cavalli non erano limitate a disegni, dipinti e statue, ma anche ricami. L’enorme arazzo di Bayeux dell’XI secolo contiene dozzine di scene di guerra riguardanti gli eventi che portarono alla conquista normanna dell’Inghilterra, terminata con la battaglia di Hastings (che presenta ben 190 cavalli).
Fu solo intorno al XVII secolo che il cavallo divenne l’intero ed unico fulcro di un’opera d’arte nell’Europa occidentale. Sebbene in Medio Oriente e in Asia gli artisti avessero già iniziato a rompere con le convenzioni in questo senso, le controparti europee impiegarono più tempo per rimuovere gli esseri umani dalla cornice. Considerato l’apice di questo nuovo stile è il dipinto di George Stubbs, “Whistlejacket”, rivoluzionario per il suo periodo. In mostra alla National Gallery di Londra, questo ritratto di purosangue è uno dei preferiti anche da persone che confessano di non sapere nulla di cavalli. Gli amanti di Whistlejacket apprezzano la sua individualità ed espressività, che risplendono nel dipinto. Lo stile è all’avanguardia per i suoi tempi, la pennellata pare sciolta da vicino ma conferisce luce e contorno a distanza. Non c’è nemmeno uno sfondo nel dipinto, né una sella sul cavallo: il che gli conferisce una qualità senza tempo e senza luogo.
Questo famoso ritratto ha anche aperto la strada a un nuovo genere di arte equina: il cavallo come atleta, una classe che vediamo ancora oggi. Non passò molto tempo prima che il francese Edgar Degas si facesse un nome dipingendo e scolpendo cavalli nella seconda metà del XIX secolo, per i quali divenne famoso tanto quanto per le sue ballerine.
Degas è stato probabilmente influenzato da Eadweard Muybridge, un fotografo americano di origini inglesi, noto per i suoi studi sul movimento che hanno rivoluzionato il modo in cui analizziamo l’andatura del cavallo. La sua fotografia in “stop action” nel 1878 ha rivelato che c’è una frazione di secondo durante il galoppo di un cavallo in cui nessuno dei suoi piedi tocca il suolo. Il suo lavoro alla fine è servito da ponte tra la fotografia e le immagini in movimento (+ info: clicca qui).
Un altro artista famoso per aver evidenziato l’atletismo del cavallo fu Frederic Remington il quale, come Degas, dipinse, illustrò e scolpì i cavalli alla fine del 1800. È associato a immagini iconiche di cowboy del West americano e il suo stile di lavoro è molto in uso oggi. Artisti del XX secolo come Kandinsky e Picasso hanno invece raffigurato cavalli in iconografie altamente astratte.
(23 gennaio 2021)
© a cura di S. Scatolini Modigliani; fonte principale: FEI / Patricia Salem;