L’arabo (cavallo) che fece perdere le staffe a Stalin

1° giugno 2020 #focus
Mosca, 24 giugno 1945: un cielo plumbeo, come la cortina che lentamente sarebbe calata sull’Europa, adombrava l’imponente parata dell’Armata rossa, in sfilata per celebrare la recente vittoria sulle forze naziste.
Sotto la gelida pioggia moscovita una persona in particolare era insoddisfatta della riuscita dell’evento, e questo malcontento non derivava affatto dall’avversità climatica che smorzava lo scintillio delle armi e i toni propagandistici. Dalla tribuna d’onore allestita sul mausoleo di Lenin, uno Stalin amareggiato si vedeva privato, almeno in parte, di quello che avrebbe dovuto essere il suo personalissimo momento di gloria. Al centro dell’attenzione di fotografi e cineoperatori, alla guida della parata, su di un arabo bianco, non si trovava infatti il dittatore, capo supremo dell’Esercito, bensì Georgi Schukow, il generale fautore del successo delle forze sovietiche. Sebbene comprensibile, la scelta non fu dettata dal cerimoniale o da opportunità politiche, ma può essere ricondotta ad un imbarazzante evento, tenuto all’oscuro per decenni. Tuttavia, una recente biografia di Stalin ha fatto luce su questo episodio equestre della vita del leader sovietico.

Georgi Schukow 1945
foto credits: Universal Images Group via Getty
Per comprendere le disposizioni di quel giorno di giugno bisogna risalire almeno al mese precedente. Ad un banchetto del Politburo e dello Stato Maggiore dell’Esercito, Stalin domandò, retoricamente, se non fosse opportuno celebrare la sconfitta dei nazisti con una trionfale parata a Mosca. L’ordine fu puntualmente eseguito e il momento apicale dell’evento avrebbe dovuto essere la cavalcata del leader lungo la Piazza Rossa, in sella ad un destriero bianco. Un ostacolo tuttavia si interponeva a questo evento: Stalin non aveva mai montato a cavallo, né in gioventù, né da uomo politico.
Ad ovviare a questa segreta mancanza (in quanto deficit “pesante”, specie per un leader di quei tempi) pensò il fidato generale di cavalleria Semyon Budyonny, il quale scelse il destriero per Stalin: un arabo grigio più adatto alla macchina da presa (in quanto bellissimo), che ad un principiante.
Proprio con questa cavalcatura cominciò l’istruzione e si arrivò infine alla prova generale. A quest’ultima era presente anche uno dei figli, Vasilij, il quale fu testimone di… un increscioso incidente. Stalin, forse in un eccesso di confidenza, diede sprone al destriero, il quale “ossequioso delle gerarchie staliniste” partì letteralmente a spron battuto, cogliendo di sorpresa il malcapitato allievo, tanto da farlo aggrappare alla criniera. Lo sforzo fu vano, e il 65enne Stalin infine rovinò a terra, facendosi male ad una spalla. Risollevatosi dolorante nell’imbarazzo generale, sbottò con rabbia: “Schukow deve prendere in consegna la parata. Lui è un cavaliere o no!”. Il generale, ex ufficiale di cavalleria, uno dei più celebrati dalla propaganda del Regime, ben conoscendo l’instabilità d’umore del dittatore, rispose laconicamente “una cavalcata ogni tanto la faccio” ed insistette per cedere l’onore. Al ché, Stalin replicò seccamente: “io sono troppo vecchio… la faccia lei che è giovane”.
Così, quel giorno di giugno del 1945, mentre si celebrava la vittoria sui nazisti, forse ancora dolorante alla vista del cavallo in parata, anche Stalin visse una sconfitta, quella equestre. Il meme in copertina è chiarissimo, a tal proposito: “in Russia u no ride horse – horse rides u!” A conferma che l’arte equestre non guarda mai a colore politico o ad occasione istituzionale… diciamolo schiettamente: non guarda in faccia a nessuno, se non per sensibilità sopraffina – assai rara, qualora sia questa la sola dote/capacità in sella – richiedendo piuttosto vere, mai presunte, competenze con i cavalli.
© A. Sforacchi; riproduzione riservata; fonte principale: www.welt.de/ ; immagine in copertina: memegenerator.net