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L’eredità dello stallone Almé prosegue oltre 30 anni dopo la sua morte

L'eredità dello stallone Almé prosegue oltre 30 anni dopo la sua morte
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Oltre 30 anni dopo la sua morte, Almé continua a influenzare il salto ostacoli ai massimi livelli. Il famoso stallone francese, nato nel 1966 e scomparso nel 1991, ha avuto e ha tuttora una grande influenza sul salto ostacoli internazionale, come rivela un interessante approfondimento di Bernard Le Courtois, giornalista e proprietario di cavalli, ripreso da “Breeding News”. Almé era figlio dello stallone francese Ibrahim (The Last Orange x Porte Bonheur) e della giumenta Girondine, nata dal purosangue Ultimate.

Basti pensare che, se Chacco-Blue ha potuto vantare ben cinque suoi discendenti agli ultimi Giochi Olimpici di Tokyo, Explosion W che ha trionfato con il britannico Ben Maher conquistando l’oro nel salto ostacoli nella prova individuale alle Olimpiadi giapponesi (+ informazioni clicca qui) discende da Almè. Explosion W è, infatti, figlio di una cavalla dal nipote di Almé, Baloubet de Rouet.

Andando indietro nel tempo, le influenze di Almè sono numerosissime. Nell’edizione 2007-2008 di Monneron, Bernard Le Courtois, dopo aver passato molte ore al computer, ha stilato una lista dei migliori 75 stalloni di salto ostacoli al mondo, sulla base della lista FEI dei migliori 2.515 cavalli nelle competizioni internazionali. Questa ricerca ha confermato il posto d’onore di Almé, responsabile di 17 dei 57 stalloni in testa alla classifica. Quattro di questi stalloni erano del figlio Jalisco B, il più importante dei quali è Quidam de Revel, che guidava la classifica con 48 rappresentanti. Quest’ultimo, a sua volta, contava due dei suoi figli in classifica, Nabab de Rêve e Guidam. Un altro figlio di Jalisco B, Papillon Rouge era al sesto posto al mondo con 26 vincitori. Jalisco B, nonostante la sia morto a 19 anni, era al 30° posto in classifica con 10 rappresentanti. Un’eredità costante nel tempo, dunque, quella di Almé che, come si evince dallo studio, ebbe molta influenza anche in Germania e nei Paesi Bassi. Suo nipote, Acord II (Ahorn Z x Calypso I) è al 13° posto con 16 cavalli vincitori. In Olanda, il figlio di Almé, Animo è 19esimo con 12 vincitori. Il figlio di Animo, Andiamo Z, è al 64° posto con cinque vincitori.

Alle Olimpiadi di Londra 2012, l’eredità di Almé e di suo padre, Ibrahim, era ancora molto evidente. Solo due stalloni sono riusciti a mettere più di un cavallo nella top 22 finale che si è contesa il titolo individuale a Londra: Baloubet du Rouet, figlio di Rahmannshof Bogeno (madre dallo stallone olandese Elanville) e Napoli du Ry (da una fattrice Oldenburg di Silvio I). Un trionfo per Almé e suo figlio, Galoubet, che ha generato entrambi questi stalloni.

Bernard Le Courtois definisce Almè come un “padre dell’allevamento mondiale”, ed ha tutte le ragioni del mondo per evidenziare l’importanza dell’eredità di Almé, dal momento che è stato lui a “salvare” lo stallone dall’allevatore belga Léon Melchior e a riportarlo in Francia, come racconta in un appassionato racconto sul sito brullemail.com.  Almé era già un padre affermato in Francia quando Melchior lo acquistò nel 1975. Gli allevatori e i cavalieri francesi, però, come racconta lo stesso Le Courtois, si resero subito conto dell’enorme perdita rappresentata dall’esportazione di Almé, ma pochi allevatori furono disposti ad andare all’estero con le loro cavalle. Dopo gli anni trascorsi in Belgio, Almè tornò in Francia nel 1986, grazie all’impegno dello stesso Le Courtois che, dopo numerose trattative, riuscì a farlo rientrare per il Campionato Europeo di Dinard. “Durante il 1986-87 Almé è stato utilizzato per l’inseminazione artificiale, 100 cavalle a stagione. Le fattrici provenivano da tutta la Francia, ma anche da Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Svizzera e Italia. Nel 1988-89 l’ho limitato a 80 fattrici e nel 1990 a 60 a causa dell’età e dello stato di salute. Delle 420 fattrici coperte in cinque anni, con una fecondità media del 78%, molti prodotti sono stati esportati e circa il 20% delle fattrici coperte ha partorito all’estero – racconta ancora il giornalista – Almé, una volta chiamato da un giornalista ‘Golden Goose’ è andato in pensione nell’agosto 1990. Mi ha dato la grande soddisfazione di vederlo finire i suoi giorni con me alla scuderia Brullemail. – conclude – Dal mio ufficio, dove mi siedo per raccontarvi questa storia, vedevo ogni giorno la sua testa sopra la porta del suo box, così espressiva nonostante l’età. Potevo sentire il suo nitrito acuto, così insolito, come un delfino, mentre le giumente attraversavano il cortile o rientravano dal pascolo”.

© S. Arpaia – riproduzione riservata; fonte principale: breedingnews.com; foto: © horsemagazine.com/

Redazione EQIN
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