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Rapporti tra cavalli: si può parlare di capacità empatica?

Rapporto tra cavalli: si può parlare di capacità empatica?
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I cavalli sono degli animali empatici? L’empatia è l’arte di comprendere e condividere i sentimenti con chi ci circonda: soffrire se altri soffrono, gioire insieme ad altri se sono felici. L’empatia, come capacità emotiva, caratterizza anche alcuni animali e i cavalli non ne sono esclusi. Questa capacità sembra essere presente anche in quest’ultimi, sebbene sia meno evidente rispetto, ad esempio, ai cani.

Il contagio emotivo e il buffering sociale possono influenzare il comportamento immediato e futuro di ogni animale, uomo compreso. I cavalli, erbivori predati, innescano risposte adattive a partire dal momento preciso del loro vissuto. Un equide può ad esempio decidere di fuggire senza nemmeno esporsi alla potenziale minaccia. I cavalli possono anche imparare che una determinata situazione è sicura o pericolosa rispecchiando la reazione emotiva che un altro soggetto sta avendo o ha avuto nella stessa situazione e contesto, senza dover affrontare direttamente l’esperienza. Un soggetto potrebbe infatti imparare rapidamente a evitare il filo elettrico del paddock dopo aver osservato un altro cavallo toccarlo e prendere la scossa: purtroppo, mancano studi sistematici di questi schemi motori imitativi nei cavalli. Le uniche precise acquisizioni in merito le dobbiamo alla ricerca condotta e raccolta in “Cavalli allo specchio. Viaggio nella mente dei cavalli per conoscerli, addestrarli e gestirli in scuderia” di Paolo BaragliMarco Pagliai cui abbiamo dedicato vari approfondimenti (+ info: clicca qui).

La capacità di empatia è un meccanismo psicologico che gioca un ruolo fondamentale nel comportamento. Il grado in cui un individuo prova empatia in risposta al dolore o al piacere di un altro è variabile, e dipende anche dalla situazione: non è uguale per tutti. L’empatia nell’uomo sembra essere più forte quando un altro uomo è socialmente vicino, meno quando è un concorrente o uno sconosciuto. Inoltre, alcuni individui sono fondamentalmente più empatici di altri e negli esseri umani gli scienziati hanno collegato queste differenze all’attività cerebrale. Quando qualcuno che non prova empatia sente parlare o vede un’altra persona che soffre, le aree cerebrali associate all’empatia non si attivano e, in casi estremi di psicopatia, sembrano addirittura attivarsi i centri del piacere del cervello, quasi “godesse” del dolore altrui o dello “scampato pericolo” per se stesso.

Fino a poco tempo fa, i ricercatori consideravano l’empatia e altri processi cognitivi di ordine superiore di dominio esclusivo della psicologia umana ma, negli ultimi dieci anni, le scoperte e i risultati degli studi scientifici hanno offuscato il confine tra esseri umani e animali: non a caso, anche l’uomo è un animale. L’analisi del comportamento può fornire informazioni precise su ciò che gli animali sentono, pensano e sanno. Oggi si ritiene che la capacità di empatia sia un meccanismo psicologico fondamentale della pro-socialità, il cui segno distintivo è assumersi un rischio personale per aiutare un altro in difficoltà. Questo aiuto mirato richiede la capacità mentale di assumere la prospettiva di un altro ed è raro negli animali; è stato documentato in scimmie, delfini ed elefanti ma probabilmente, a questo livello, non si verifica nei cavalli.

Tuttavia, i cavalli condividono molte delle caratteristiche sociali ed etologiche che si ritiene favoriscano la capacità di provare empatia. Sono molto socievoli e longevi; hanno cure materne prolungate, da cui dipende il benessere del puledro, e formano anche legami sociali forti e duraturi con altri cavalli, e sono frequenti le strette alleanze anche tra cavalli non imparentati. In condizioni di libertà, i cavalli fanno affidamento al branco per sopravvivere: la partenza di uno dei componenti dal branco ha spesso lasciato tracce di evidente dolore tra membri molto legati tra loro; in ragione di ciò, studi specificamente rivolti ai cavalli per ciò che riguarda la capacità di empatia potrebbero presto essere motivo di indagine specifica da parte degli etologi.

(10 febbraio 2021) © O. Belloli; revisione B.S.; riproduzione riservata; fonte principale: thehorse.com; foto: ©EqIn

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Redazione EQIN
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