Tra spiegazioni improvvisate e bufale, sappiamo davvero interpretare come sta il cavallo?

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Tradizioni e falsi miti, aneddoti versus esperienza reale. Il mondo dei cavalli, ed in particolar modo quello del “te lo spiego io che sono in questo ambiente da 20 anni” è pieno di situazioni che mescolano realtà e convinzioni, fatti realmente accaduti a racconti tramandati. Quando si parla del cavallo, quindi di un animale che nella storia ha avuto un ruolo fondamentale non solo nello sport, ma anche nei trasporti e nell’agricoltura, solo per citare alcuni campi, gli aneddoti e le storie si moltiplicano. “La mia esperienza come veterinario, addestratore e amazzone mi ha insegnato che, sebbene alcuni di questi racconti siano corretti, molti sono fuorvianti o completamente sbagliati”, ha evidenziato, in uno studio realizzato di recente per l’ente di beneficenza britannico “World Horse Welfare” la dott.ssa ippiatra Sue Dyson, MA, Vet MB, PhD, DEO, FRCVS, esperta in medicina dello sport e riabilitazione. (+ informazioni clicca qui).
La Dyson, tra le maggiori studiose di zoppia dei cavalli, ha indagato gli equidi anche mentre vengono attaccati, montati e cavalcati, e ha osservato il loro comportamento “prima e dopo il ‘blocco anestetico’ e prima e dopo un avvenimento che gli ha procurato dolore. E’ risultato evidente che molti comportamenti riflettono prima di tutto un disagio sottostante”. Secondo la Dyson, ad esempio, non è affatto vero che un cavallo che non mostra zoppia non ha dolore. In realtà molti cavalli che sembrano muoversi normalmente in libertà poi mostrano segni di zoppia quando vengono montati. Un disagio che potrebbe non essere sempre evidente ma che, allo stesso tempo, potrebbe compromettere le prestazioni e il benessere dell’animale. In questi casi non sarà certamente semplice determinarne la causa. Soltanto un lavoro diagnostico dettagliato può portare ad una soluzione.
Aneddoti e falsi miti sui cavalli, dunque, possono e devono essere sfatati, anche per migliorare il rapporto tra l’uomo e l’animale. Nell’opuscolo realizzato per “World Horse Welfare” vengono raccontati ed analizzati 33 miti sul comportamento dei cavalli, e per tutti viene dimostrata la falsità attraverso una spiegazione veterinaria. Si parte dai falsi miti sui problemi “caratteriali”, come “il mio cavallo è sempre spaventato per una predisposizione nervosa” a “il mio cavallo è caratterialmente scontroso”. Gli studi, in realtà, dimostrano che un cavallo che non prova dolore non sarà scontroso ed è dunque importante saper interpretare il suo linguaggio del corpo, come evidenziato in un precedente approfondimento: clicca qui.
Un altro falso mito, ad esempio, riguarda la “pigrizia” del cavallo. Secondo la Dyson un cavallo adeguatamente addestrato e che non prova dolore dovrebbe rispondere facilmente ai segnali del cavaliere. Diversamente, vorrà dire che il cavallo non è stato addestrato correttamente, che i segnali che gli vengono inviati sono sbagliati, che il cavallo prova disagio (ad esempio a causa di una sella o di un’imboccatura non adatte) o addirittura dolore. L’opuscolo, infine, elenca 24 comportamenti, la maggior parte dei quali vengono osservati con maggiore frequenza in cavalli che hanno dolore muscoloscheletrico.
Un’altra falsa convinzione, molto spesso tramandata, è ben riassunta da questa affermazione: “Il mio istruttore mi dice che se durante l’esercizio il cavallo digrigna i denti sul ferro significa che si sta concentrando”. In realtà il digrignamento continuo di solito riflette solo stress. La fonte più comune di stress in un cavallo montato è la presenza del dolore. Un altro falso mito, molto diffuso, riguarda la sgroppata dopo il salto: “Il mio cavallo spesso sgroppa dopo un salto perché è felice – adora saltare”. Tuttavia, non è un comportamento normale per un cavallo sgroppare ripetutamente, o sgroppare e calciare, dopo l’atterraggio dal salto, anche se questo si verifica spesso nei saltatori. Quando ciò accade, di solito è un riflesso dell’articolazione lombosacroiliaca ed indica dolore regionale. I cavalli spesso continuano a saltare nonostante il dolore, in parte perché durante l’attività vengono rilasciate adrenalina ed endorfine che fanno si che il cavallo si senta bene. Inoltre, un cavaliere particolarmente duro potrebbe essere in grado di far saltare anche un cavallo sofferente, perché quest’ultimo teme di più le conseguenze del non saltare.
I comportamenti indesiderati, dunque, non dipendono mai da un capriccio o dal carattere del cavallo, ma spesso da un disagio o dolore che solo professionisti qualificati possono osservare ed identificare. Il consiglio della Dyson, dunque, è sempre quello di “consultare, oltre ad un parere veterinario, anche quello di un istruttore qualificato, un comportamentista, un nutrizionista per identificare e risolvere questi problemi al meglio”. Più ci si confronta, maggiori saranno le probabilità di risolvere i problemi.
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(20 dicembre 2022) © S.Arpaia; rev. B.S. – riproduzione riservata; foto: © EqIn