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Un’adeguata comunicazione per prevenire e risolvere i problemi comportamentali del cavallo

Problemi comportamentali dei cavalli? Basterebbe sapere sapere come e cosa chiedergli...
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#focus

I problemi comportamentali dei cavalli possono dipendere non solo dal malessere fisco, ma anche da traumi e incomprensioni sorti durante la comunicazione con l’uomo: sebbene molti cavalieri professionisti e trainer ormai tengano in debita considerazione l’importanza dello stabilire una corretta relazione con l’animale, spesso, soprattutto a livello amatoriale, la capacità di comprensione e comunicazione non è sufficientemente incentivata e spiegata.

Vi sarà capitato di ricevere risposte comportamentali dal vostro cavallo talvolta deludenti rispetto a quelle prevedibili e attese per una determinata, e magari anche semplice, richiesta; questo può accadere perché la domanda non è corretta o non è posta nel modo giusto; ecco che allora spesso il cavallo si rifiuta di corrispondere adeguatamente al suo cavaliere. Inoltre, va anche rilevato che i cavalli, come gli uomini, hanno tutti una specifica personalità: possono essere più o meno docili e responsivi, più o meno “testardi” e disposti alla collaborazione. Dunque, una certa competenza comunicativa è indispensabile…

Cavalli dalle forti personalità: e il tuo, a quale tipologia è riconducibile?

Per chi è alle prime armi, alla prima esperienza con un cavallo da gestire, sia da terra sia da sella, può capitare di esporlo involontariamente a situazioni difficili senza possedere quel savoir faire necessario a trasmettergli sicurezza, o necessario per porre subito rimedio a situazioni complesse ed imprevedibili. Ad esempio, se si gestisce un cavallo ansioso e timoroso, va da sé che chi lo conduce o lo monta dovrebbe essere perfettamente in grado di trasmettergli fiducia e sicurezza per fronteggiare tutte le potenziali situazioni che lo preoccupano. D’altro canto, se si ha a che fare con un soggetto irruento e tendenzialmente dominante, la capacità di esser fermi e risoluti nell’indicargli nel modo adeguato quel che si vuole da lui è altrettanto indispensabile.

In sella si comunica con il cavallo: non è un mistero per nessun istruttore di equitazione che l’animale può non comprendere bene quel che gli si chiede se chi lo monta è confuso, impreciso o aggressivo, spaventato, e chi più ne ha, più ne metta. Il cavallo o pony da scuola, che introduce bambini, ragazzi e adulti all’equitazione, è in realtà un cavallo sordo a quanto richiesto live da parte di chiunque si dimeni e agiti sulla sua schiena; è semplicemente un cavallo (indispensabile) che svolge con grande pazienza e competenza un lavoro sempre uguale, autonomamente, a comparto comunicativo praticamente chiuso verso chiunque si trovi ad avere in sella. Non a caso, spesso servono anche per questi professori della prima formazione equestre dei “reset”: qualche istruttore o cavaliere più capace dei principianti a sua volta li monterà, giusto per ricordar loro il codice comunicativo corretto degli aiuti e magari anche per far loro trascorrere dei momenti più piacevoli con qualcuno in sella…

Sono “solo” cavalli da scuola, ma se non ci fossero bisognerebbe inventarli!

 

Tuttavia, ovviamente, non tutti i cavalli sono pazienti e autonomi come quelli utilizzati nelle scuole di equitazione. Molte incomprensioni nella comunicazione uomo-cavallo possono essere causa di problemi più o meno seri, dato che incidono sul comportamento futuro dell’equide a fronte della medesime circostanze, specie se in passato le incomprensioni si sono ripetute. Un esempio a tutti noto: pensiamo a quei cavalli restii ad essere caricati nel van: quasi certamente la loro (o le loro) ultima esperienza(e) non sono state positive, magari a causa di un viaggio particolarmente lungo o di un autista non troppo capace; ma se il problema è molto radicato, è probabile che ciò sia anche dovuto a più fattori, ivi compresa l’inesperienza/incapacità di chi lo conduceva al van, magari altrettanto ansioso e preoccupato per il viaggio del cavallo, oppure eccessivamente di fretta nel compiere le operazioni di carico/scarico.

Alcuni cavalli precedentemente “buoni” e facili da gestire possono diventare meno disponibili dopo un’esposizione ripetuta a determinati scenari vissuti in modo problematico o anche in seguito ad un’esperienza negativa specifica. C’è per fortuna anche l’altra faccia della medaglia: può infatti accadere anche il contrario, alcuni “cavalli problematici” possono diventare più facili da gestire e montare dopo un competente e specifico lavoro di comunicazione. L’esperienza di apprendimento e comunicazione con l’uomo di un cavallo giovane certamente determinerà le sue reazioni future plasmandogli un codice di riferimento comunicativo (“questo sì”, “questo no”), ma va da sé che non solo la prima doma/formazione ma anche le esperienze successive svolgono un ruolo decisivo.

Se subentrano o si radicano problemi comportamentali nel cavallo, bisogna anzitutto escludere che la causa sia un malessere fisico, come mal di schiena, dolore agli arti o alla bocca: per verificarlo è sufficiente rivolgersi agli specialisti di fiducia (veterinario, dentista, maniscalco, sellaio), e fargli fare un check completo. Una volta escluso il dolore fisico si deve quindi passare all’indagine delle possibili problematiche esperienziali. Anche in assenza di traumi e malesseri fisici gravi / più o meno evidenti, ci sono ancora troppi cavalli che hanno problemi comportamentali. Ogni binomio è certamente unico, ma i principi generali di una buona relazione e gestione del cavallo possono essere applicati abbastanza ampiamente nella maggior parte dei casi; bisogna però sapere cosa si fa e soprattutto come chiedere ai cavalli di far qualcosa con noi o lavorare per noi, a tutti i livelli: dalla doma alla gestione amatoriale, non c’è spazio per l’improvvisazione con i cavalli. Se si interagisce con loro (da terra, da sella) l’aspetto comunicativo dovrebbe far parte degli insegnamenti e del sapere da coltivare, soprattutto per i principianti.

Non esistono cavalli difficili o facili: nella maggior parte dei casi, i problemi comportamentali sorgono a causa di un cattivo rapporto con gli uomini, dovuto ad un’errata o imprecisa comunicazione, con errori magari anche protrattisi nel tempo. Ci sono cavalli e cavalli, più o meno adatti ad ogni cavaliere, in base al livello di preparazione tecnica: non si dimentichi mai che qualsiasi inesperto, principiante o amatore può “ingranare” un cavallo da Gran Premio, anche se l’atleta equino in questione è “un Ferrari”. I troppi dispiaceri dovuti alla mancata accortezza e finezza nell’utilizzo degli aiuti (e, quindi, ad un’errata comunicazione da parte dell’uomo) alla fine potrebbero facilmente finire per nauseare anche il migliore dei cavalli. Parimenti, vale anche l’opposto: il cavallo che non pareva un Ferrari, può, con il cavaliere “giusto”, grazie a pazienza e soprattutto competenza, mostrare di poter essere veramente capace.

Spesso, semplici cambiamenti nell’interazione quotidiana possono portare ad un miglioramento significativo, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui il cavallo corrisponde alle richieste; è noto che, in primis, un po’ di lavoro di gestione da terra, col cavallo condotto a mano (così come al lavoro alla longe) seguiti da un istruttore competente semplificherà e migliorerà la qualità dello stare insieme e si rifletterà positivamente anche sul lavoro in sella.

Se subentrano problemi comportamentali, accertata ed esclusa qualsiasi condizione di malessere/sofferenza fisica, per tutti coloro che interagiscono con i cavalli (a tutti i livelli) ci sono solo due domande da porsi, quando un cavallo non si comporta come si desidera o come ci si aspetta: “Il cavallo sta capendo quel che gli chiedo di fare?”; “Il cavallo è motivato a rispondere alla mia richiesta?”. D’altro canto, bisogna anche chiedersi: “Io sto capendo quel che il cavallo mi sta dicendo/indicando?”.

Se la risposta ad una o a tutte le domande è “no” (e quasi sicuramente lo sarà!), allora il prossimo obiettivo è affrontare il problema per trasformare tutti i “no” in “sì”, ovviamente presentando le questioni a chi ha più competenza ed esperienza rispetto a noi, e quindi lavorando insieme per risolverlo. Never give up!

(17 luglio 2021) © S. Scatolini Modigliani / rev. B.S.; foto © A. Benna / EqIn

 

 

 

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Redazione EQIN
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