ATTENDI...

Cosa vuoi cercare?

EQUESTRIAN INSIGHTS Equestrian Life & People

“Cavalli d’Italia”, uniti per il comparto allevatoriale: la parola a Silvia Baroncelli

Condividi:
Print Friendly, PDF & Email

09 maggio 2017 #focus

Qualcuno diceva che un obiettivo è semplicemente un sogno con un punto d’arrivo. Nel comparto allevatoriale a sognare sono in più di uno e altrettanti sono coloro che muovono i giusti passi verso lo scopo di fare dell’allevamento italiano un fiore all’occhiello.

Un’associazione al servizio di chi alleva, che rappresenta il cavallo da sella italiano e tutti i suoi piccoli e grandi allevatori esiste ed è nata nel 2011 sotto la guida di due allevatori d’eccellenza: Fabrizio Contilli (RS Team Breeding Allevamento A), Presidente e fondatore, e Silvia Baroncelli (Allevamento Il Colle, realtà toscana del Mugello conosciuta nel mondo), dapprima nel consiglio direttivo oggi Vicepresidente al suo secondo mandato, sotto il nome di Cavalli d’Italia.

A delineare i margini della situazione attuale dell’allevamento italiano e che cosa sia necessario per raggiungere gli obiettivi prefissati e condivisi c’è per noi Silvia, portavoce decisa e appassionata di tutti i suoi associati: «Le cose da fare in Italia per il comparto allevatoriale sono tantissime. Le istituzioni sono presenti, ma sono state attribuite loro funzioni che per certi aspetti ne complicano ulteriormente la gestione. Una gestione che, purtroppo, avviene a livello ministeriale.»

Allevatore e Ministero: due attori sicuramente distanti tra loro, che hanno necessità oggi più che mai di un punto di incontro capace di accorciarne le distanze, per consentire al secondo di comprendere le esigenze del primo. «Come Associazione ci proponiamo di intervenire anche in questo senso, favorendo il dialogo per migliorare insieme quanto c’è da migliorare» precisa Silvia. L’unione fa la forza e quello che ricercano e desiderano restituire sul campo lei e Fabrizio è la coesione tipica di un punto di riferimento: «Dove si parla di allevamento, Cavalli d’Italia c’è. Siamo disponibili a dialogare con tutte le altre associazioni presenti sul territorio, nell’ottica della massima collaborazione. Non abbiamo un’esperienza politica alle spalle» prosegue «sulla base della quale probabilmente invece il comparto allevatoriale è stato gestito fino ad oggi e questo non ha oltremodo portato i benefici pratici che servivano all’allevatore.»

Allevatore è anche e soprattutto sinonimo di “praticità“. Silvia, Fabrizio e con loro molti altri, sono veri operatori sul campo, accanto alla fattrice al momento del parto. Conoscono bene la professione, ed essere “pratici” gli consente di essere al contempo il più oggettivi possibile per l’allevamento. «L’allevatore negli anni si è dato da fare, in Italia ci sono delle buonissime fattrici, nascono dei buonissimi soggetti. Ma l’ottima qualità non è supportata dal network. Non esiste la rete di vendita che permette di far conoscere al mercato interno ed esterno ciò che si realizza sul nostro territorio.»

L’obiettivo di Cavalli d’Italia è dunque non solo quello di raggruppare tutte le voci, ma anche di renderle finalmente note, attraverso cataloghi web, vetrine, manifestazioni, aste e quant’altro: «I compratori viaggiano spesso in tutta Europa, ma non vengono in Italia. Questo perché non c’è una rete, un itinerario da seguire che assicuri loro possibilità di scelta.»

I passi da fare dunque? Tanti e concreti quanto lo sono gli obiettivi racchiusi nel programma dell’Associazione per il 2017, il primo fra tutti: fare cultura. «Da noi manca la cognizione di base» spiega Silvia, «i nostri allevatori, dal più piccolo al più grande, per noi sono tutti importanti, ma molti di loro operano ancora a livello amatoriale, mentre per canalizzare nel modo più proficuo le energie c’è davvero bisogno di fare cultura, di trasmettere conoscenza, attraverso quei programmi allevatoriali che già esistono ad esempio in realtà come la Germania e che offrono una traccia sicura da seguire.» La priorità è dunque assistere i soci attraverso una formazione pratica che consenta loro di incrementare le conoscenze: conferenze e corsi formativi sul territorio che affrontano tutti gli aspetti dell’allevamento del cavallo sportivo, ma in parole semplici. «Saper riconoscere pregi e difetti della propria fattrice, scegliere lo stallone giusto, promuovere la massima conoscenza di ciò che si possiede per cercare di ottenere il massimo da ciò di cui già si dispone.» Cercare di produrre nel miglior modo partendo da ciò che si ha. La corretta informazione e formazione su alimentazione, selezione dei riproduttori, tecniche di riproduzione, veterinaria sono dunque necessarie e si posizionano alla base.

La cultura passa anche attraverso la conoscenza di quanto, già da tempo, avviene al di fuori dei nostri confini nazionali: dunque viaggi culturali all’estero. «Coppa del mondo, approvazioni e così via» spiega Silvia «sono luoghi mirati dove interfacciarsi con realtà più attive rispetto alla nostra e dalle quali prendere spunto. In Germania, così come in Olanda, la voce dell’allevamento è molto attiva. Noi dobbiamo far sì che questo avvenga anche in Italia, dove invece quello dell’allevatore è visto come un passatempo per ricchi. Ma non è così. La nostra è un’attività economica vera e propria. Basta solo essere organizzati e, seguendo le regole, tutto può funzionare anche per noi.»

Le convenzioni sono il secondo elemento importante: «Desideriamo fortemente promuovere convenzioni ad hoc con strutture atte all’accrescimento dei puledri e alla gestione delle fattrici, perché l’allevatore che necessiti di aiuto per il suo puledro di tre anni ancora da gestire possa avere delle facilitazioni rivolgendosi a strutture convenzionate, o perché chi si dota di spazzi ampi possa mettere a disposizione il proprio prato per far gruppo e permettere ai puledri di crescere insieme.»

Ma quella dell’allevatore è una professione fatta, in larga misura, di passione. Se tante cose possono essere insegnate, promosse e migliorate, alcune devono essere qualità proprie e specifiche di chi fa questo lavoro. «Gli allevatori investono a lungo termine, pensano oggi all’incrocio migliore per qualcosa che si vedrà nato fra undici mesi e sui campi gara fra quattro anni. Ci va l’intuizione» ci racconta Silvia, animata da tutta la sua di passione «il bravo allevatore, oltre ad una buona fattrice e alla conoscenza deve avere l’intuizione, e questa è fondamentale. Ci si deve proiettare nel futuro. Il cavallo sportivo di quindici anni fa non è più il cavallo sportivo di oggi. Cambiano le difficoltà tecniche, le velocità, le gare. La selezione è un progredire, è la ricerca di un miglioramento. Pregi e difetti di fattrice e stallone devono essere combinati insieme in modo tale che si vadano a migliorare i primi e non a consolidare i secondi.» E per fare questo bisogna avere la conoscenza del soggetto.

Terzo elemento a cui dare il giusto peso: il marketing. Silvia Baroncelli è ferma: «Se non hai la passione alla base, non fai l’allevatore. Se non c’è il cuore non può nascere nulla, allevare significa amare profondamente quest’attività, la passione è un ingrediente necessario e ce ne vuole molta. Le soddisfazioni sono infinite quando si vede un proprio cavallo, pensato, allevato, cresciuto, vincere sui campi gara è un’emozione che ripaga di tutti i sacrifici e gli sforzi fatti. Ma è arrivato il momento di portare anche del profitto da tutto questoOltre che per la grande soddisfazione, si opera anche perché il prodotto sia venduto e per questo sono fondamentali vetrine di puledri e foal sparse sul territorio nazionale, in modo tale da formare gruppi da presentare ad un pubblico sempre più vasto.»

In questo senso due importanti obiettivi sono la creazione di un catalogo consultabile in qualsiasi momento dove sia chiaro quali sono i prodotti in vendita e l’Asta d’Elite dei puledri di tre anni. «Quest’anno abbiamo la determinazione di riuscire ad organizzare l’asta dei tre anni, che di fatto non esiste in Italia e vogliamo farlo con i criteri di selezione che abbiamo in qualche modo vissuto per esperienza diretta o in qualità di visitatori alle aste europee.» Silvia vi partecipa da ormai vent’anni in Germania e in Francia: «Siamo abbastanza maturi per farlo anche in Italia e progetti come questo desideriamo portarli fino in fondo per il bene di tutta la filiera.»

Cavalli d’Italia si muove in gruppo: «I nostri associati devono essere attori e non spettatori, persone motivate che hanno la determinazione di migliorare l’allevamento italiano. Persone attive, che si propongono, che creano gruppi di lavoro con lo stimolo e la voglia di fare del nostro allevamento un fiore all’occhiello. I tempi sono maturi, le fattrici ci sono». Una famiglia quindi, non una platea: nessun rancore all’interno, ma l’obiettivo comune di creare qualcosa di utile per tutti. Una famiglia che conta dai tre ai quattro membri nuovi ogni settimana «Probabilmente abbiamo avuto il riscontro che ottiene chi fa davvero quello che dice.» E nel loro “fare” sono tutti volontari: «Andando a Roma presso il Ministero delle Politiche Agricole alimentari e Forestali ci siamo accorti che in alcuni uffici manca davvero la conoscenza necessaria per affrontare con cognizione le decisioni che regolano un comparto come quello allevatoriale, ma ci siamo resi disponibili a individuare quanto non è stato ancora sviluppato e farlo in prima persona per servire meglio e più rapidamente il settore.»

«Un problema non da poco, ad esempio, è la questione che regola la banca dati. Per i cavalli italiani questa è proprietà del ministero.» E inevitabilmente si ripresenta il confronto con le realtà estere: « Hippomundo (clicca qui) e Horse Telex (clicca qui) sono piattaforme internazionali open access, attraverso le quali per tutti gli utenti è possibile accedere alle genealogie dei cavalli appartenenti ai maggiori libri genealogici del mondo. Una risorsa importante che consente ai cavalli inseriti una grandissima visibilità a livello internazionale. Questo per il cavallo italiano non è possibile e lo abbiamo fatto presente a più riprese. Il libro genealogico all’estero non è comunemente detenuto da un ministero e questo è indice della difficoltà di comprensione dell’argomento. Ma l’allevatore è tenace, riusciremo anche in questo!»

E con uno sguardo alle recenti novità che hanno coinvolto il comparto e che vedono operativo dal 1° gennaio 2018 il decreto emanato lo scorso 27 aprile, che introduce modifiche rilevanti per quanto riguarda le Norme Tecniche di Selezione dei Riproduttori e che prevede altresì la possibilità per i maschi stranieri di poter essere utilizzati dagli allevatori italiani una volta approvati in uno dei libri genealogici europei, qual è l’opinione di Silvia Baroncelli? «Dal mio punto di vista strettamente personale sarà il mercato stesso a decretare l’utilizzabilità o meno di uno stallone. Se verrà approvato un soggetto che non ha le qualità necessarie il danno sarà circoscritto all’utilizzatore. Chi conosce bene il mestiere e le sue regole, saprà in prima persona che quel soggetto non andrà utilizzato. Da questa apertura possiamo trarre effettivamente molti più benefici rispetto alle negatività. Cavalli che non hanno valore come riproduttori verranno in ogni caso scartati dal mercato, saranno riproduttori approvati ma che nessuno utilizzerà. Non è sempre vero, infatti, che il vincitore dell’approvazione sia poi anche il miglior stallone sul campo. Un conto è essere riproduttore, un altro è essere cavallo sportivo. Il riproduttore deve avere tutte le caratteristiche per donare pregi e pochi difetti, ma non è detto che un buon atleta sia anche un buon riproduttore. Ci sono diverse dottrine in merito, ma avere l’uno e l’altro non è così scontato. D’altro canto si apriranno le porte a riproduttori importanti» ed è importante sottolineare come le novità, in ogni caso, coinvolgano non solo gli stalloni, ma anche le fattrici.

In chiusura, una nozione fondamentale da parte di Silvia: Il successo, che sia personale, nazionale, o europeo, di un allevamento è costituito dalle fattrici. Un allevamento forte ha con sé fattrici di rilievo. Più legato al business è lo stallone. Quello che si cerca di fare di volta in volta è acquistare le linee materne importanti e consolidare con esse le migliori qualità. Qualità che possono emergere e consolidarsi solo se coadiuvate e sostenute da passione, tenacia e coraggio, qualità imprescindibili per un allevatore e fortemente presenti, oggi ne abbiamo più che mai la certezza, nel comparto allevatoriale italiano e in Cavalli d’Italia.

©Maria Cristina Bongiovanni – riproduzione riservata; foto puledri/fattrici ©Alessandro Benna

TAG

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE:

Scrivi un commento

Redazione EQIN
INVIA
Il sito è protetto da copyright!