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Cavalli pigri e restii al lavoro? Dipende tutto da noi

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17 maggio 2018 #focus

La scuderia dove monto organizza anche passeggiate a cavallo, alle quali partecipano cavalieri più o meno esperti: in queste situazioni, salta all’occhio in maniera evidente il differente approccio con l’equino. C’è chi “dà una voce” e il cavallo va, chi ha troppa paura per impartire comandi (“non vorrei fargli male”) e rimane piantato fermo dove decide l’animale – il più delle volte beatamente immerso in qualche cespuglio d’erba – e poi c’è anche chi “non ci sta a farsi prendere in giro”: questa è la categoria più simpatica, quella che raggruppa quei cavalieri che provano in tutti modi a far muovere il cavallo, non lesinando energiche tallonate sul costato dispensate a raffica… ma niente, il cavallo non accenna a camminare. Questi cavalli “pigri” li conosciamo molto bene: sono i cavalli della scuola, i veri maestri, con un enorme bagaglio di esperienza di rapporti con gli esseri umani. Li vediamo lì, con questi estranei sulla schiena, che fanno il loro comodo quando invece normalmente, con gli abituali compagni di lezione quotidiane, non si permettono di trasgredire, si impegnano a fondo insieme ai neofiti cavalieri per fare del proprio meglio. Certo, vi sono cavalli più e meno “insanguati”, più o meno disponibili, più o meno pigri: se quest’ultimi “non sono in vena” possono trasformare la sessione di allenamento nelle fatiche di Ercole. A mo’ di premessa uno spaccato che ci mostra chiaramente quanto l’approccio e le consuetudini del cavaliere influiscano sul comportamento del cavallo.

Fermo restando che questo animale, in quanto predato, in condizioni naturali è istintivamente spinto a fuggire durante tutte le situazioni percepite come pericolose, e dunque ad essere reattivo ed attento nel corso di tutta la giornata – detto altrimenti: è sempre pronto a MUOVERSI – possiamo logicamente dedurre che, qualora sia in condizioni di salute ottimali, la sua pigrizia e svogliatezza siano dovute alla mancanza di giusti stimoli esterni, che per quanto riguarda i cavalli governati dipendono per la maggior parte dall’uomo.

Più volte abbiamo portato l’attenzione su come la vita in box, dove il cavallo è costretto alla semi stasi per gran parte del suo tempo, il cibo viene ricevuto senza alcuno sforzo e l’animale si sente protetto da fonti di pericolo, lo conduca in molti casi – programmato per muoversi –  ad una sorta di apatia, che nelle situazioni più gravi è la causa principale dei fastidiosi e ben noti “vizi comportamentali”; inoltre, se la sua massa fisica non è opportunamente allenata, sopraggiungerà anche un senso di inadeguatezza fisica allo sforzo del lavoro e quindi alla sua non collaborazione. Dovremmo dunque provvedere noi ad offrirgli stimoli, laddove la vita in scuderia sembri non bastargli affatto per mantenersi attivo e laddove non sia possibile la permanenza per qualche ora a paddock, insieme ad altri compagni. Per “riattivare” il cavallo ecco qualche pratico consiglio, o meglio 3 spunti di riflessione, veri e propri focus da non perdere di vista:

1) Costruiamo day by day la sua forma fisica: il primo passo per risvegliare i nostri cavalli dalla pigrizia è incrementare l’esercizio fisico con altre attività diverse dal lavoro di maneggio, quindi unire alle sessioni di allenamento in campo fuoriuscite dal box, con passeggiate, anche a mano, iniziando con 5/10 minuti, per arrivare alla mezz’ora. Inoltre, il movimento in tondino alle tre andature di durata variabile può ovviamente rivelarsi utile.

2) Guadagniamo il suo rispetto: la maggior parte del rapporto con il cavallo si costruisce da terra, insegnandogli e chiedendogli corrispondenza alle nostre azioni con gentilezza, senza intimazioni. Possiamo salire in sella armati fino ai denti (frustini, speroni, “gambate”…) ma se il cavallo non ha intenzione di collaborare l’imporsi senza il dialogo di certo non lo smuoverà dalla sua posizione. È importante dunque guadagnarsi la sua collaborazione prima di tutto da terra, nei momenti di governo. Sicuramente una volta che il vostro cavallo avrà capito che quella che cercate è collaborazione, dunque vantaggiosa anche per lui, sarà più propenso ad accettare le vostre richieste da sella.

3) Esercitiamolo a pensare: l’apatia, la pigrizia, la svogliatezza del cavallo sono manifestazioni di noia, proprio come nell’uomo: tale stato d’animo si può superare con i giusti stimoli; cerchiamo dunque di rendere divertente anche per il cavallo il tempo che con lui si trascorre. Evitiamo di compiere esercizi troppo ripetitivi quando montiamo, cerchiamo piuttosto di lasciate che anche il cavallo si metta in gioco: a tal scopo varieremo le situazioni, le modalità e le tempistiche. Esercizi con le barriere o i cavalletti sono molto utili a mantenere il cavallo attento; frequenti cambi di mano e di andatura terranno il cavallo pronto ad ascoltare le vostre richieste.

La pigrizia del cavallo è il riflesso del suo stato mentale, e la giusta chiave per “smuoverlo” è dunque attirare la sua attenzione e renderlo partecipe del nostro lavoro, invece che farlo sentire solo un “mezzo di locomozione”: provate! Se si diverte lui, vi divertirete molto di più anche voi!

© S. Scatolini Modigliani; – riproduzione riservata; fonte principale: thehorsespot.com; foto in copertina: archivio © A. Benna / EqIn

 

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Redazione EQIN
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