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Empatia, una dote che aiuta a comprendere meglio gli animali

Empatia, una dote che aiuta a comprendere meglio gli animali
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Comprendere lo stato d’animo dell’altro e immedesimarsi: una capacità non di tutti, che in psicologia viene definita empatia (+ informazioni, clicca qui). Solitamente si parla di empatia tra esseri umani, ma questa dote può aiutare anche nella comprensione delle emozioni e degli stati d’animo degli animali. E’ quanto emerge da uno studio realizzato da Jasmin Sowerby Greenall, Lydia Cornu, Anne-Laure Maigrot, Monica Padilla de la Torre e and Elodie F. Briefer, ricercatori dell’Università di Copenaghen dal titolo “Age, empathy, familiarity, domestication and call features enhance human perception of animal emotion expressions”.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science, rivela che le persone che, in base a una serie di test, hanno manifestato una buona empatia sono anche risultate più propense a decodificare i vocalizzi e le emozioni che gli animali manifestano attraverso suoni e versi. A loro favore, poi, giocano anche altri fattori: come l’età e un lavoro a contatto con gli animali.

I ricercatori hanno effettuato una serie di test utilizzando registrazioni di versi di animali in numerose situazioni, associati a emozioni positive o negative, ad esempio l’attesa del cibo o la frustrazione alimentare. La valenza emotiva di tali suoni è stata verificata attraverso una serie di indicatori comportamentali già noti e l’eccitazione emotiva è stata valutata in base alla frequenza cardiaca degli animali stessi. Il test ha coinvolto 1024 persone provenienti da 48 paesi diversi e i suoni emessi da sei mammiferi: capre, bovini, cavalli di Przewalski (cavalli selvatici), cavalli domestici, maiali e cinghiali.

Durante il test, i partecipanti hanno ascoltato due suoni emessi da uno stesso animale, con diversi livelli di eccitazione ma la stessa valenza, o con valenza diversa ma la stessa eccitazione. Le persone hanno dovuto indicare se, secondo loro, il suono fosse conseguenza di un’eccitazione alta o bassa e di un’emozione positiva o negativa. Dopo questo step, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un test standard sul livello di empatia verso gli altri. In questo modo, indagando alla ricerca di un sistema emotivo comune tra i mammiferi, gli studiosi hanno rilevato evidenze specifiche legate al benessere degli animali.

I risultati mostrano che in base ai suoni emessi, noi umani possiamo determinare se un animale è stressato o eccitato e se sta esprimendo emozioni positive o negative – spiega la biologa comportamentale Elodie Briefer – La capacità dell’uomo di interpretare i vocalizzi degli animali dipende da diversi fattori, come l’età, la conoscenza approfondita degli animali stessi e, non ultimo, il livello di empatia nei confronti di altri esseri umani”. Tra gli animali analizzati, maiali e cavalli domestici sono stati gli esemplari più semplici da decodificare.

I risultati migliori, specifica ancora la ricerca, sono stati rilevati tra le persone che hanno lavorato o lavorano con gli animali. Questo elemento suggerisce che la conoscenza intima degli animali generalmente porta a una maggiore comprensione della loro vita emotiva. Anche l’età, poi, gioca un ruolo chiave. Le persone tra i 20 ei 29 anni sono quelle che hanno mostrato una maggiore empatia nei confronti degli animali, mentre i giovani sotto i 20 anni sono stati i peggiori. Nessuna differenza, invece, tra uomini e donne, e nemmeno tra chi aveva figli e chi non ne aveva. Anche il livello di istruzione non ha condizionato le risposte al test.

Una certa differenza, invece, è stata notata nel modo in cui le persone empatiche individuano emozioni positive o negative negli animali, rispetto a come gli umani distinguono tra eccitazione alta e bassa. In quest’ultimo caso, infatti, i mammiferi condividono tratti comuni e le persone riuscirebbero a interpretare questo stato d’animo in maniera innata. “In parole povere, i suoni a frequenza più alta sono spesso un segno di maggiore eccitazione, e i suoni a frequenza più bassa un segno di minore eccitazione. Se un soggetto, dunque, usa lo stesso standard per interpretare i suoni degli animali e dell’essere umano, quasi sempre l’interpretazione è corretta”, spiega la ricercatrice.

Il risultato della ricerca, dunque, “è stato davvero sorprendente e interessante”, conclude la Briefer. Grazie a questo studio, infatti, “da un lato aumenta la comprensione delle emozioni degli animali, dall’altro si aprono nuove opportunità per migliorare tale comprensione“. L’obiettivo, infatti, è e rimarrà quello di migliorare il benessere degli animali attraverso la comprensione delle loro emozioni.

Bibliografia: Greenall Jasmin Sowerby, Cornu Lydia, Maigrot Anne-Laure, de la Torre Monica Padilla and Briefer Elodie F. 2022
Age, empathy, familiarity, domestication and call features enhance human perception of animal emotion expressions
R. Soc. open sci. 9221138221138 clicca qui

© S.Arpaia – riproduzione riservata; foto: © EqIn

 

 

 

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