La fabbrica del ricordo (part 2): memoria, nuovi studi sui cavalli
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La ricerca scientifica continua a sostenere che le capacità cognitive dei cavalli sono molto più avanzate di quanto si pensasse in precedenza: confermata l’eccellente capacità di memoria, a breve e a lungo termine. I cavalli hanno la capacità di mantenere ciò che hanno imparato, nel bene e nel male. Una volta che imparano qualcosa, non la dimenticano facilmente. Vediamo insieme quello che i cavalli sanno e ricordano dei volti, dei luoghi e delle interfacce umane.
Avevamo già esaminato il ruolo che gioca la memoria nel cavallo e come influisce sul rapporto che l’uomo stabilisce con lui:
La fabbrica del ricordo: come funziona la memoria nei cavalli?
La memoria nei cavalli non è solo un elemento biologico, ma un fondamento per il loro comportamento, apprendimento e comunicazione. Da un punto di vista evolutivo, è quasi ovvio che i cavalli, in quanto predati, mettano ordine e ricordino ogni avvenimento traumatico, rapidamente (le risposte alla paura possono essere apprese e memorizzate sulla base di un singolo momento e/o accadimento). Il cavallo tende dunque a generalizzare (esempio: se un box è claustrofobico e gli genera disagio, qualsiasi spazio chiuso può diventare brutto) e a conservare tali informazioni per tutta la vita. Ma i cavalli hanno una memoria altrettanto impressionante anche per le cose belle che accadono loro?
Capire la complessità dei meccanismi che regolano la memoria degli equini non solo ci permette di conoscere meglio questi animali, ma apre anche nuove porte nell’approccio all’addestramento e alla gestione. I cavalli ricordano le dinamiche sociali, riconoscono gli individui all’interno del gruppo e possono anticipare il comportamento degli altri membri in base a esperienze passate. Hanno una memoria emotiva ed è confermato dalla scienza che possono portare rancore per atteggiamenti aggressivi e/o negativi, così come ricordarsi perfettamente di chi li fa stare bene ed essere quindi più rilassati in presenza di chi conoscono come persona positiva. Un cavallo potrebbe mostrare ansia o paura in situazioni che richiamano ricordi negativi, mentre può manifestare gioia o rilassamento in contesti associati a esperienze positive.
La memoria gioca dunque un ruolo fondamentale nel mantenere l’ordine sociale all’interno del gruppo. Abbiamo già affrontato qualche tempo fa questo argomento cercando di capire soprattutto le dinamiche della memoria a lungo termine (+ informazioni: clicca qui). A tal proposito è interessante anche capire anche come funziona la loro memoria visiva. È noto che i cavalli hanno una sofisticata cognizione sociale, riconoscono e ricordano la relazione, lo status relativo e il diverso grado di affiliazione sociale per ciascun membro del loro gruppo. Ad esempio, dopo una separazione di un anno, gli stalloni sono immediatamente in grado di distinguere e selezionare le loro fattrici da un branco di femmine molto più grande. I cavalli sono anche in grado di riconoscere e ricordare i nitriti registrati di membri familiari del branco e di distinguere questi nitriti da quelli di cavalli che non conoscono.
Recenti ricerche sul riconoscimento facciale equino indicano che le capacità di cognizione sociale dei cavalli si estendono a tutte le specie, in particolare agli esseri umani. I cavalli, essendo stati presentati a una nuova persona solo attraverso una fotografia del loro volto, sono in grado di identificare successivamente quella persona nella vita reale e rispondere a quella persona (con avvicinamento o evitamento) in base all’emozione ritratta nella fotografia in l’esposizione originale.
La ricercatrice Sherril Stone ha scoperto che non solo i cavalli possono imparare a distinguere tra le fotografie di due sorelle ma, contrariamente alle previsioni degli autori, potevano superare gli umani nel distinguere tra gemelli identici. Sono stati quindi in grado di applicare queste informazioni ad un contesto reale, scegliendo di trascorrere più tempo e di “coccolare” di più la persona la cui fotografia era stata associata alla ricezione di una ricompensa in cibo. I cavalli sono anche in grado di invertire questo processo, utilizzando le informazioni che conoscono circa una persona reale in un’immagine bidimensionale. Gli studi hanno infatti scoperto che i cavalli potevano distinguere, e mostrare una preferenza, per la fotografia di una persona loro vicina rispetto ad una sconosciuta, anche quando non la vedevano da più di sei mesi. La capacità dei cavalli di riconoscere e rispondere in modo coerente alle foto di volti umani è particolarmente sorprendente poiché i normali segnali di riconoscimento (odore, gesti, comportamento o profondità delle informazioni visive) non sono disponibili. Persino i cani, che riescono molto bene nel riconoscimento facciale delle persone vive, ottengono risultati piuttosto scarsi in questi compiti.
Queste ricerche suggeriscono che i cavalli non imparano semplicemente a distinguere tra due immagini astratte bidimensionali come le fotografie (una che porta una ricompensa e una che no), ma che elaborano l’informazione come un vero volto umano che corrisponde a una persona dal vivo. Le ultime ricerche hanno evidenziato come gli animali elaborino le informazioni relative alla sicurezza, ai bisogni personali e alla loro posizione all’interno del proprio ambiente secondo una teoria di doppia elaborazione: allocentrica, ovvero una mappa spaziale che rimane relativamente immutabile come il maneggio, ed egocentrica, dove gli oggetti all’interno dello spazio e la posizione dell’animale all’interno di quello spazio, cambiano spesso.
Un cavallo in un ambiente familiare ha sempre bisogno di tornare indietro al ricordo, investigare nuovamente lo spazio – ogni giorno – perché anche se questo non è cambiato, gli oggetti al suo interno (come sterco, staccionate o salti) potrebbero essere cambiati: attitudine fondamentale in animale un predato. Gli stessi oggetti possono essere riesaminati il giorno seguente, apparentemente per riaggiustare e aggiornare la loro rappresentazione ambientale. Spesso diamo ai cavalli l’opportunità di vedere nuovi ambienti, ma raramente permettiamo loro di verificare quanto conoscono già, soprattutto tramite l’annusare.
L’annusare, infatti, consente al cavallo di aggiornare il proprio quadro di riferimento spaziale da una prospettiva centrata sul cavallo, piuttosto che da una prospettiva centrata sull’uomo basata esclusivamente sulla vista. Permettere ai propri cavalli di annusare l’ambiente ad esempio prima di un allenamento, può fare sì che l’ambiente diventi parte consona al loro stesso lavoro/allenamento.
L’olfatto per comunicare: anche i cavalli sono sensibili agli odori
Infine, le ricerche sulla capacità mnemonica hanno inoltre mostrano come cavalli addestrati con rinforzo positivo (ovvero premiare i comportamenti desiderati con dolcetti) hanno un atteggiamento diverso rispetto a quelli addestrati senza rinforzo; con rinforzo positivo imparavano i compiti più rapidamente, mantenevano la loro posizione immobile più a lungo e sono più propensi a ricordare questi comandi, anche sei mesi dopo senza alcun addestramento intermedio. Con test di verifica effettuati molto tempo dopo, di fronte a un nuovo addestratore sconosciuto, hanno risposto in modo cooperativo al comando precedentemente imparato con rinforzo positivo.
Addestramento del cavallo e rinforzi positivi: la lode verbale funziona davvero?
I cavalli ricordano il legame specifico sviluppato con il loro addestratore e usano questa conoscenza per costruire e mantenere una memoria a lungo termine degli esseri umani in generale. Al contrario, i cavalli senza rinforzo positivo hanno mostrato frequenze cardiache elevate durante l’allenamento, non hanno cercato il contatto umano e hanno dato vita a comportamenti più negativi, tra cui orecchie abbassate, testa e collo tesi. In conclusione, queste ricerche non solo arricchiscono la nostra comprensione degli equini, ma rivoluzionano anche il modo in cui li gestiamo e interagiamo con loro, promuovendo una convivenza più armoniosa tra l’uomo e il cavallo.
(16/11/2024) © L. Badulescu; rev. B.Scapolo – riproduzione riservata; foto: da “Long-term memory for categories and concepts in horses (Equus caballus), “Animal Cognition”, Volume 12, pages 451–462, (2009).