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La Regione Liguria vuole “contenere” i cavalli selvaggi dell’Aveto

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08 ottobre 2017 #news

Ma davvero c’è un problema di “contenimento”? Secondo alcuni, sì. Per chi non conoscesse di quale realtà stiamo parlando, specifichiamo che nell’area del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, in Liguria, vive un branco di cavalli allo stato brado, eredi di un piccolo gruppo il cui proprietario morì una quindicina di anni fa, sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura. L’incontro con i cavalli di razza bardigiana, che da decenni trascorrono le estati in alpeggio, ha permesso la riproduzione e la nascita di nuove famiglie che non hanno mai avuto rapporti con l’uomo. Come da quanto riportiamo di seguito, due approcci completamente differenti sulle future sorti di questi cavalli sono venuti configurandosi durante la riunione del Consiglio Regionale di venerdì 6 ottobre.

Cavalli della Val d’Aveto

Come riferito dall’Ansa, per la fine 2017 la Fondazione San Paolo si esprimerà infatti sul possibile finanziamento del progetto da 200 mila euro presentato da Regione Liguria, Istituto Zooprofilattico, Università di Genova e Parco dell’Aveto per “contenere la presenza sul territorio dei cavalli selvaggi della Val d’Aveto”.  Lo ha annunciato l’Assessore regionale allo Sviluppo dell’entroterra Stefano Mai a Genova, durante il Consiglio regionale (6 ottobre), rispondendo a un’interrogazione del capogruppo di Rete a Sinistra-LiberaMente Liguria Gianni Pastorino, in cui è stato chiesto alla Giunta delle linee guida efficaci per proteggere i cavalli selvaggi della Val d’Aveto, ma anche il territorio circostante, «non creando con notizie inesatte confusione tra operatori turistici e turisti stessi». Il consigliere Pastorino ha rilevato, infatti, che sono emersi problemi in seguito di una condivisione da parte dell’Agenzia InLiguria di un post di blogger del giugno scorso che indicava cavalli selvaggi a monte Caprile: «La possibile diffusione di informazioni incontrollate sulla presenza di animali liberi sul territorio può produrre l’errata convinzione di poter abbandonare equini in natura. In realtà – ha detto – questo produce conseguenze negative sul benessere degli animali, sul mantenimento dell’habitat e la sicurezza stradale e dei terreni privati. E’ quindi opportuno – ha aggiunto – precisare la differenza tra cavalli tenuti al pascolo brado, quindi con un proprietario, o, peggio, abbandonati». Sempre Pastorino ha rilevato, infatti, che la popolazione equina della Valle Sturla (Parco dell’Aveto) è unica nel suo genere in quanto, da più di 20 anni completamente rinselvatichita, non ha alcun contatto con l’uomo e ha sviluppato dinamiche di branco etologiche tipiche dei cavalli che vivono in natura e che ormai si ritenevano estinti in tale ambiente (fonte: Regione Liguria).

Horse Watching nella Valle dell’Aveto

Secondo i dati forniti dall’Assessore Stefano Mai sono tra 50 e 70 i ‘cavalli selvaggi’ presenti nella zona. “Non si tratta di veri esemplari selvaggi ‘puri’, non hanno alcun valore naturalistico – ha detto Mai – perché si tratta di cavalli da allevamento comune abbandonati in loco da anni dall’uomo con cui sono in conflitto da molto tempo”. “Possono rappresentare una risorsa per il territorio, – ha riconosciuto sempre l’Assessore Mai – ma si portano dietro numerosi aspetti negativi: sono pericolosi per la pubblica incolumità, per la sicurezza stradale, devastano orti e coltivazioni, rappresentando un costo sia per i privati che per l’ente pubblico”.  Esaminando le forti dichiarazioni dell’Assessore viene da pensare che egli si riferisse più a degli animali selvatici onnivori (vedi i cinghiali o i lupi) che a degli erbivori (predati) per i quali certo non calza la descrizione presentata dal Mai di animali “in conflitto con l’uomo da molto tempo”. Nei Comuni di Borzonasca e Nè la Regione Liguria ha peraltro già stanziato 70 mila euro per l’istallazione di recinzioni a difesa dei centri abitati. Il nuovo progetto che la Fondazione San Paolo sta valutando mira a “contenere la specie attraverso un controllo delle nascite, arrivate a un limite insopportabile per il territorio, e istallando nuove palizzate e recinti elettrificati per tenere i cavalli selvaggi lontani da centri abitati e coltivazioni”. “Se la Fondazione approverà il progetto riusciremo finalmente a ridurre i conflitti uomo-animale”, ha infine commentato Mai.

Sarà nostra cura cercare di visionare detto progetto per conoscerne i contenuti e, a titolo di esempio, apprendere le modalità in esso previste per “contenere” le nascite (abbattimento di capi? Sterilizzazione?). Vi terremo ovviamente informati sugli sviluppi della situazione e sul futuro dei cavalli della Val d’Aveto, tra le opposte letture della presenza di questi animali sul territorio, considerati, da un parte, come risorsa inestimabile da valorizzare, dall’altra, come grande problema da arginare. Tristemente, sic est.

Per info Horsewatching Val d’Aveto: email: icavalliselvaggidellaveto@gmail.com; facebook: clicca qui

© Redaz.; – riproduzione riservata; fonte principale: ANSA Liguria e Regione Liguria – comunicati stampa; foto ©I cavalli selvaggi dell’Aveto Wildhorsewatching

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Redazione EQIN
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