Etologia: vi è un nesso tra il disagio ambientale del cavallo e il malfunzionamento del suo sistema immunitario
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29 febbraio 2016
Un’équipe di ricerca coordinata da Michele Panzera, Professore Ordinario di Etologia veterinaria e Benessere animale dell’Università di Messina, ha portato a termine un’interessante indagine, condotta su un campione di 66 cavalli, con l’obiettivo di dimostrare il nesso esistente tra le condizioni ambientali/infrastrutturali e gestionali di vita del cavallo con l’anomalia del funzionamento del suo sistema immunitario, alterazione che ovviamente innesca una serie di possibili predisposizioni a malesseri e problemi futuri, un’incapacità di reazione adeguata nel fronteggiare una malattia, non meno che diversamente gravi e pericolose modificazioni del suo comportamento. Il sistema immunitario dei vertebrati ha infatti il compito di difendere l’organismo dall’attacco di batteri, virus, funghi e protozoi; questo importantissimo ruolo viene svolto tramite l’azione sinergica di sistemi cellulari e umorali (anticorpi) in grado di riconoscere elementi esterni (e presunti patogeni) all’organismo stesso. Alterazioni dei delicati e intricati meccanismi alla base di questi processi sono alla base di tutta la fisiopatologia del sistema immunitario (immunodeficienza, ipersensibilità/allergia, autoimmunità).
Sono delle particolari molecole, le citochine (tra i principali regolatori del sistema immunitario, con potenti funzioni attive sul sistema nervoso centrale) ad essere risultate influenzabili dal tipo di vita condotta dal cavallo stabulato. Il risultato dell’indagine condotta dal prof. Panzera ha mostrato che l’anomalia del loro funzionamento ha gravi ripercussioni sull’efficienza produttiva, sullo stato generale (con manifestazioni febbrili, depressive e con casi di inappetenza) e in generale sul comportamento dell’animale (con generarsi delle tristemente note atipie: tic d’appoggio, ballo dell’orso, tic aerofagico).
Dei 66 cavalli studiati, un primo gruppo era nelle condizioni idonee al soddisfacimento dei bisogni etologici del cavallo (ossia i soggetti non erano costretti alla vita esclusiva nel tradizionale e monotono box: piuttosto, disponevano della possibilità di fare libero movimento, esplorazione, interazioni sociali, grooming e riposo), un secondo gruppo era collocato in situazioni e strutture scarsamente idonee e, infine, un terzo era costretto in condizioni totalmente inadeguate. Il dato statistico più interessante e probatorio emerso dall’indagine comparativa è che l’87% dei soggetti appartenenti al terzo gruppo “ha manifestato atipie comportamentali chiaramente ascrivibili a condizioni di scarso benessere, avvalorando l’ipotesi di partenza dell’indagine“: in condizioni di disagio e stress imputabili al malessere scaturente dagli inadeguati contesti (strutturali e gestionali) in cui spesso si trova a vivere, il cavallo, come l’uomo, mette dunque in atto tutta una serie di strategie fisiologiche e comportamentali per tentare di superare queste difficili situazioni, influenzando però l’attività delle citochine e dunque compromettendo il regolare funzionamento del proprio sistema immunitario.
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→ Photos dell’articolo: Alessandro Benna per CavalDonato Communication