I cavalli nei dipinti di Francesca Provetti: quando due passioni s’incontrano

08 marzo 2019 #focus
Francesca Provetti, classe 1990, nasce a Milano e sin da piccola coltiva due sue grandi passioni: quella per l’arte e quella per i cavalli. Cresce con la sua famiglia a Monza e a sei anni, grazie alla passione condivisa con la zia, sale per prima volta a cavallo dando inizio ad un percorso che la porterà ad amare fortemente questo animale e a voler riprodurre la sua bellezza e fierezza. Creativa nel DNA, Francesca annovera in famiglia vari artisti: da bambina vede dipingere il nonno e la zia, e ne è affascinata, vuole imitarli; è inoltre discendente diretta di Teodoro Forlivesi, scultore romano del 1800, le cui opere sono ad oggi esposte e visibili nella Capitale. Francesca si racconta a Equestrian Insights lasciando scorrere insieme alle sue parole tutta l’energia che in modo naturale trasmette alle sue opere, con sincerità e consapevolezza.
Ci parla appunto di come da piccola fosse naturalmente attratta dalla bellezza degli animali e dal cavallo, che è spinta a rappresentare volendone esaltare l’eleganza e la potenza: “in ogni momento libero disegnavo cavalli, mi rendeva felice… ora che la pittura è diventata la mia professione è stato naturale continuare ad avere i cavalli come soggetti delle mie opere, anche se ritraggo anche altro: paesaggi, animali, scorci… è stato naturale ricreare da adulta i soggetti che da bambina mi hanno fatto avvicinare alla pittura, nell’arte ci si fa ispirare da quello che si ama”.
Diplomata a pieni voti al Liceo Classico e Laureata in Economia e Commercio con Magistrale in Marketing e Mercati Globali con lode, dopo il percorso universitario Francesca inizia a lavorare in un’azienda rendendosi però conto di non riuscire a portare avanti la sua attività creativa come vorrebbe e come era riuscita a fare durante l’università. Decide quindi di seguire il cuore e con coraggio si dedica al 100% alla pittura, all’arte, alla passione.
Grazie ai molti riscontri positivi, Francesca si sente forte della sua scelta e potenzia le sue attività di esposizione, trova uno spazio dove esprimere la sua creatività e inizia la sua avventura. Quotidianamente si dedica alla pittura; il suo studio è aperto alle visite e vi hanno accesso appassionati d’arte, galleristi, curiosi… ma è anche sede di iniziative rivolte ai bambini: Francesca infatti si è impegnata in un laboratorio artistico rivolto ai più piccoli; ma oltre a ciò troviamo grande attenzione al sociale nella vita lavorativa di Francesca, che sposa il progetto “Arte come Terapia” promosso e ideato dalla Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, volta ad alleviare il disagio e le sofferenze di chi è costretto in un letto d’ospedale tramite la fruizione dell’arte.
L’artista destina parte del ricavato delle vendite delle sue opere alla Casa Pediatrica e a “liberaMente Onlus” che collabora con l’ospedale sul tema del disagio giovanile. Grazie ai contributi di privati e aziende, anche per l’organizzazione degli eventi benefici, l’ospedale riesce a mantenere costante l’attività̀ dedicata all’ambito del disagio adolescenziale.
Alla domanda “come hanno interpretato i tuoi genitori la tua volontà di voler fare una professione di un’attività così strettamente connessa all’arte, magari interpretabile come instabile o poco sicura?” Francesca risponde: “i miei genitori mi hanno appoggiata e sostenuta perché sono sempre stata molto determinata e ho sempre perseguito i miei obiettivi. Non hanno mai ostacolato le sue scelte, anche sua mamma ha una famiglia di creativi e artisti, quindi era preparata a questa possibilità. Al momento ho una mostra che sarà attiva alla Domus Art di Vedano in provincia di Monza fino al 31 marzo. Ho avuto la fortuna di poter esporre in varie città tra cui Roma, Venezia e Milano, alla Fabbrica del Vapore, dove ha esposto 50 opere”.
Come vivi la vendita delle tue opere? è una separazione che ti procura in qualche modo una sofferenza?
“Ho vissuto le prime vendite con più tranquillità perché ero più inconsapevole – ora accuso un po’ di più il colpo perché mi rendo conto con più chiarezza di quanto lavoro ci sia dietro un’opera, si tratta di una creazione vivente, che ha una sua evoluzione e che cresce e si sviluppa insieme a te, e in cui lasci un pezzo di te; ma fino ad ora le persone a cui ho venduto le mie opere si sono rivelate degli abili custodi, e sono felice di pensare che qualcosa di me, della mia anima, sia dentro le loro case, e che abbiano colto la mia emozione e il mio sentimento. Nella quotidianità condivido la mia creatività e il mio modo di approcciare il mondo con persone che hanno a loro modo un estro creativo, per questioni di affinità e visione del mondo… ho un’amica scrittrice, una make up artist, amici tenori o musicisti, ma anche amici con lavori più “canonici”, che non per questo hanno un’interpretazione della vita diversa dalla mia. Ci nasci più introspettivo se ti interfacci con l’arte, quindi penso che dipingere per me sia il modo corretto di esprimere la mia personalità, chi è creativo e interagisce con l’arte, che sia musica, danza o pittura, ha una mente più aperta e sa che la vita di un artista comporta esperienze con sacrifici e passione, tutto questo non è un limite ma un arricchimento”.
Passando alla parte tecnica, in che modo dipingi?
“Per lo più la mia tecnica pittorica è quella ad olio su tela, con uno stile tendenzialmente figurativo: il concetto del bello per come lo concepisco dev’essere immediato e voglio che sia interpretabile e appagante per la vista e poi per il pensiero e per il cuore; ciò non significa che non ci sia un concetto dietro”.
E i cavalli sono dei soggetti predominanti nelle tue opere?
“I cavalli sono trasversali e onnipresenti nella storia. Venivano ammirati dagli artisti classici greci e da Leonardo stesso, è una figura universale che attraversa tutte le epoche le culture, da oriente a occidente”.
A quale delle tue opere ti senti più legata?
“La mia opera a cui sono più legata ritrae Adone, il cavallo di una mia amica che monto appena ho tempo; andiamo in passeggiata, è un murgese. Per quanto riguarda i miei pittori di riferimento mi trovo in linea con i grandi artisti classici: da Leonardo a Caravaggio per luci e ombre, gli impressionisti ed espressionisti per l’uso del colore e Turner per l’uso della luce”.
Come ti vedi tra 20 anni?
“Una donna realizzata con un percorso di vita e lavoro all’attivo e con il raggiungimento di tanti risultati, soddisfatta di ciò che ha realizzato e concretizzato, con una famiglia, vorrei insegnare a disegnare ai miei figli”.
+info: clicca qui per visitare il sito web di Francesca Provetti
© Chiara Belliure – riproduzione riservata; tutte le immagini e foto courtesy © Francesca Provetti