“Pensare come il cavallo”: ma cosa sappiamo del suo cervello?

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“Cercare di pensare come un cavallo” è la frase che molti trainer rivolgono ai loro allievi quando in sella incontrano difficoltà proprio perché si limitano ad applicare una razionalità “troppo umana” durante l’allenamento. Il cervello del cavallo è infatti strutturato in modo diverso rispetto al cervello umano: conoscerne le differenze ed il funzionamento di base è dunque importante anche per avere successo nel lavoro condotto insieme oltre che per lo stabilirsi di una buona relazione, fondamentale per ogni binomio.
Quel che del cervello del cavallo è da tenere in considerazione può essere così brevemente enunciato per punti:
- Il cavallo ha un rapporto tra dimensioni del cervello e dimensioni del corpo molto più piccolo rispetto all’uomo. Quello del cavallo corrisponde solo allo 0,1% circa del suo peso totale.
- Il cervello umano è in grado di pensare al passato, presente e futuro e controlla la memoria, la comunicazione e compie associazioni mentali sulla base della temporalità. Nonostante le piccole dimensioni, i cavalli hanno un cervello molto complesso, con una corteccia cerebrale altamente sviluppata (la parte del cervello responsabile del pensiero cosciente, del processo decisionale e della memoria).
- Il cervello del cavallo, tuttavia, è principalmente impegnato nella coordinazione muscolare, nell’equilibrio e nelle funzioni del suo enorme corpo. Questo perché i cavalli devono essere in grado di muoversi in modo rapido ed efficiente per sfuggire ai predatori o spostarsi su terreni difficili.
- I cavalli possono però apprendere e ricordare compiti complessi, come percorrere un percorso di salto o eseguire una routine di dressage, attraverso un processo chiamato apprendimento associato.
- L’ippocampo, la parte del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria, è particolarmente sviluppato nei cavalli, cosa che consente loro di ricordare non solo esperienze specifiche, ma anche concetti e schemi generali che possono applicare a nuove situazioni.
- I cavalli hanno una grande memoria e possono ricordare persone, luoghi ed esperienze specifiche per molti anni.
- I cavalli imparano attraverso la ripetizione e possono imparare ad associare il vissuto a dolore o a piacere; allo stesso modo, da predati quali sono, connettono ogni minimo spunto o segnale al comportamento richiesto/desiderato. Tuttavia, i cavalli possono anche imparare attraverso l’osservazione e spesso possono acquisire nuovi comportamenti e abilità semplicemente osservando altri cavalli o esseri umani, grazie alla presenza e attivazione dei neuroni specchio (+ informazioni: clicca qui).
- I cavalli hanno un senso del tatto molto acuto e possono percepire anche la minima pressione o movimento sulla loro pelle. Questo li aiuta a rispondere a segnali precisi del loro cavalieri.
- I cavalli possono elaborare le informazioni visive in modo molto rapido e accurato, consentendo loro di evitare potenziali pericoli e di navigare con facilità nel loro ambiente.
- I cavalli sono animali sociali e si affidano alla comunicazione non verbale per interagire con gli altri cavalli del branco. Questa comunicazione è facilitata dal cervello del cavallo, che può interpretare impercettibili cambiamenti nel linguaggio del corpo (+ info: clicca qui), nelle espressioni facciali e nelle vocalizzazioni (+ informazioni: clicca qui).
- Come tutti gli animali (uomo compreso), i cavalli hanno una personalità unica e tratti individuali che sono modellati dalle loro esperienze, dalla genetica e dall’ambiente, il tutto riflesso nella loro funzione cerebrale e nel loro comportamento.
- I cavalli hanno un senso dell’olfatto molto forte e il loro bulbo olfattivo, che elabora gli odori, è relativamente grande rispetto ad altre parti del loro cervello + info: clicca qui
- I cavalli hanno una soglia del dolore molto alta, che si ritiene sia correlata al modo in cui il loro cervello elabora i segnali del dolore. Anche se questo può essere utile in alcune situazioni, può anche significare che i cavalli potrebbero non mostrare segni evidenti di dolore, rendendo più difficile per chi si prende cura di loro individuare e trattare i problemi di salute sottostanti.
- Infine, diversi studi hanno mostrato che i cavalli, come altri animali, sono in grado di provare emozioni come paura, felicità e rabbia. Si ritiene che queste emozioni complesse siano mediate dal sistema limbico, un gruppo di strutture cerebrali interconnesse che svolgono un ruolo chiave nella regolazione dell’umore e del comportamento.
Stato di sopravvivenza sempre attivo
Come il nostro cervello, anche quello del cavallo ha una parte che ha una funzione importante quando si tratta di sopravvivenza. È il cosiddetto “cervello rettiliano”, fonte di una fortissima spinta a sopravvivere che anticipa ogni ragionamento. Il cervello rettiliano innesca le risposte di fuga, lotta e immobilità del cavallo, ossia le risposte necessarie per la sopravvivenza. Quando un cavallo usa quella parte del cervello ed è in uno stato di sopravvivenza, ovviamente non applica nessuna logica razionale e dunque non può imparare alcunché.
Dunque, quando vogliamo insegnare qualcosa a un cavallo, dovremmo prima di tutto portare attenzione al fatto che l’animale sia in uno stato d’animo disponibile all’apprendimento e quindi, tradotto: che si senta calmo, rilassato e a suo agio. Il nostro compito è tenerlo lontano dal suo stato di sopravvivenza e dal suo “cervello rettiliano” e mantenerlo nella razionalità (stato mentale di apprendimento).
(09 ottobre 2023) © Redaz.; – riproduzione riservata; fonte principale: horsevents.co.uk/;