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Puledri purosangue: sull’addestramento di base a partire dalle 3 settimane di età

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25 aprile 2018 #focus

L’addestramento di base di puledri purosangue di tre settimane fa la differenza per il loro benessere e le future prestazioni agonistiche come cavallo da corsa?

In generale, un addestramento troppo intenso e precoce sui puledri, ogni forzatura nel processo della loro formazione può portare a gravi squilibri psichici e fisici dell’animale e, dunque, a risultati non soddisfacenti, fino a sfociare in danni irrecuperabili (+ info: clicca qui). Un caso del tutto particolare riguarda i giovanissimi purosangue, caso che oggi possiamo approfondire e sul quale, non da ultimo, riflettere, grazie a The International Society for Equitation Science (ISES), che ha accuratamente preso in esame la situazione. Ricordiamo che l’ISES è un’organizzazione senza scopo di lucro che svolge attività di ricerca in particolare sull’addestramento dei cavalli, con lo scopo di migliorare il benessere del cavallo stesso e la relazione cavallo-cavaliere.

Com’è noto, i purosangue da corsa hanno una certa reputazione: la percezione comune è che siano stati generalmente addestrati per un unico specifico compito, ossia per correre veloci. E veloci sono anche i tempi richiesti per la loro formazione e avviamento all’agonismo, del tutto diversi rispetto a quelli richiesti a puledri che gareggeranno in altre discipline. Analizziamo anzitutto l’arco temporale dell’intera vita di un PSI (fonte: ippodromisnai.it): generalmente, i puledri trascorrono i primi mesi insieme alle madri, prima di iniziare lo svezzamento intorno ai cinque-sette mesi ed essere trasferiti in una zona loro dedicata, chiamata “puledraia”, dove completano la crescita sino ad un anno di età circa. A questo punto s’inizia la doma e l’addestramento, di tipo diverso per galoppatori e trottatori. L’attività agonistica vera e propria comincia intorno all’anno e mezzo, e già a due anni i puledri possono partecipare alle corse riservate ai cavalli di questa età: a questo precoce inserimento nelle competizioni vi sono da tempo in tutto il mondo molte opposizioni (per esempio clicca qui), tutte accomunate dal fatto che è scientificamente dimostrato che il completamento dello sviluppo fisico del cavallo avviene in un arco temporale molto lungo (+ info: clicca qui) e dunque che l’avviarlo alle competizioni in una fase ancora molto delicata del suo sviluppo fisico sia profondamente sbagliato; tuttavia, nonostante le numerose proteste, ad oggi nulla è cambiato. A tre anni purosangue e trottatori sono nel pieno della loro attività agonistica, che può durare in media sino ai 5 anni per il galoppo e di 7 anni per il trotto. Nel galoppo non esistono limiti massimi di età per partecipare alle corse, mentre nel trotto il limite è di 10 anni d’età. I migliori stalloni, destinati alla riproduzione, terminano la carriera delle corse molto presto: di solito, si arriva ai quattro anni per il galoppo e a cinque-sei per il trotto; le migliori femmine possono essere avviate alla riproduzione già a tre anni.

foto: horseracingkills.com

Data la necessità di un addestramento assai precoce, le aspettative per tutti i comportamenti necessari all’uomo che vive e lavora con questi puledri, ad es. il portarsi in modo corretto, il fermarsi, l’accettare la manipolazione del piede e altre procedure ordinarie, non meno che il saper gestire a livello emotivo le situazioni di stress, possono non realizzarsi nel modo più adeguato in questi soggetti, proprio a causa dell’inevitabile precocità dell’addestramento. E’ ovvio che mentre alcuni puledri si adattano facilmente ad una formazione subìta in tenerissima età, altri lottano e verranno dunque etichettati per sempre come “difficili”, “cattivi”, “ostinati” o anche “pericolosi”, con tutte le inevitabili e drammatiche conseguenze del caso.
A fronte di questi frequenti problemi, un piccolo Team della Nuova Zelanda, la Equus Education Ltd, ha posto una domanda fondamentale: visto che è inevitabile iniziare quando ancora il puledro è piccolissimo, che cosa si può fare per aiutare questi soggetti ad adattarsi nel modo migliore alle sfide che gli verranno imposte da un addestramento di base in tenera età, permettendo loro di iniziare la propria carriera nel modo più adeguato e stabile, diventando anche più facili da gestire per i loro handler? Il team capitanato da Leigh Wills e Sally King ha dunque ideato e proposto un programma di intervento precoce che potrebbe essere più funzionale e proficuo per la situazione di molti puledri del settore dell’allevamento dei purosangue da corsa, e che fa propri i principi di base dell’ Equitation Science: al centro, il rispetto e il benessere del cavallo, senza nessun antropomorfismo o logica della sottomissione all’uomo, ma mediante la ricerca di una relazione fondata su fiducia e tutela/benessere dell’animale. Vediamolo nel dettaglio.

foto: sportshaze.com

Iniziando non prima delle tre settimane di età per evitare di interferire con il legame fattrice-puledro, in questa fase il team lavora anche con la fattrice per stabilire i comportamenti di base relativi all’incapezzamento, all’accettazione del tocco umano in ogni parte del corpo, fino ad arrivare alla gestione dei piedi dei piccoli purosangue. I puledri vengono addestrati per 6-9 sedute di circa 10 – 30 minuti ciascuno e per non più di tre giorni consecutivi. Il focus è la consapevolezza della necessità di lavorare delicatamente, in progressione e per periodi di tempo molto brevi sia con la cavalla, sia con il puledro. In questo modo, mantenendo madre e figlio/a al sicuro e i più calmi possibili, alcune risposte di base in tutti i comportamenti sopra menzionati sono state facilmente ottenute, ben conoscendo l’alto livello di eccitabilità dei puledri e soprattutto la loro capacità di apprendere ogni cosa. I puledri imparano in modo coerente e affidabile alcune semplici indicazioni (compresi comandi come ‘andiamo’, ‘fermo’ e ‘girati’), utili per la loro gestione di base. Nell’ultimo decennio il team ha lavorato con risultati impressionanti su oltre 2.300 puledri in oltre 18.000 sessioni di allenamento, senza che sia mai capitato nessun incidente né ai puledri, né alle fattrici. Noti allevatori neozelandesi hanno indicato come “inestimabile” il valore del lavoro della Equus Education Ltd. Durante il meeting 2017 dell’ISES presso la Charles Sturt University di Wagga, l’attività della Equus Education Ltd è stato oggetto di molti dibattiti ammirati tra i delegati della conferenza e ha dato un’idea di come tutto il lavoro intrapreso dall’Equitation Science fino ad oggi possa essere applicato per apportare miglioramenti reali e duraturi alle vite e alle carriere di un gran numero di cavalli. I circuiti addestrativi, anche se precoci, sembrano quindi poter assicurare reali progressi con maggiore rispetto dei futuri atleti equini. Preservare i giovani cavalli durante la prima formazione è assai importante per ottenere risultati a lungo termine: non stiamo parlando solo ed esclusivamente di eccellenti risultati agonistici, ma anche della formazione di futuri soggetti non problematici. Non tutti i giovani purosangue diverranno campioni ma, se diventeranno soggetti comunque equilibrati, avranno certamente qualche chances in più per realizzare altrimenti il loro futuro… non è poco.

Per saperne di più sulla scienza dell’equitazione e la ricerca in corso in questo momento, si può fare riferimento al sito web ISES : www.equitationscience.com

Ricordiamo inoltre che sono aperte le iscrizioni per la prossima conferenza ISES, in programma il prossimo settembre 2018, dal 21 al 24, a Roma: + info clicca qui

© B.S. – riproduzione riservata; fonte principale articolo: Comunicato Stampa ISES; foto in copertina © foalphotos.com

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Redazione EQIN
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