Violenze e molestie su minori nel mondo equestre: Il Cavallo Rosa accende i riflettori
23 giugno 2018 #focus
L’innocenza dei minorenni è un bene supremo, da tutelare a qualunque costo. E la forza della verità ha la precedenza su ogni altra considerazione. L’omertà è il primo muro da abbattere. Quanti maestri di sport (allenatori, se preferite) sono preparati anche a livello di psicologia? Quante società prestano attenzione ai comportamenti e alle abitudini di un istruttore, sempre ricordando che per un bambino o per una bambina il coach, il ‘mister’, assume inevitabilmente un ruolo che va al di là della banale funzione ‘tecnica’? (…)’’. (Leo Turrini, giornalista e scrittore).
“Tutti sanno tutto, i loro nomi passano di bocca in bocca, sussurrati a volte, gridati altre. Nessuno fa niente“. Il Cavallo Rosa ha da poco acceso i riflettori su un grave problema, dalle dimensioni davvero inquietanti, finora trascurato e taciuto, addirittura occultato: viene infatti portata luce su tutti i casi di violenze, abusi e molestie perpetrati nei confronti di minorenni che praticano gli sport equestri, terribili fatti che si sono implacabilmente susseguiti negli ultimi anni. Come recita il suo Manifesto, “affinché non accada ancora, affinché non accada più“, questi “bastardi senza gloria” (istruttori, trainer o insegnanti che dir si voglia) vanno additati, portati allo scoperto, denunciati, svelati e, soprattutto, senza “se” e senza “ma”, vanno finalmente chiamati a gran voce con i loro veri nomi: pedofili, molestatori seriali, sex offenders.
Il mondo dello sport tutto intero purtroppo non è nuovo ad episodi di violenze e abusi. Quel che sgomenta nello specifico dell’equitazione è che pur essendo uno sport di nicchia – ovvero non praticato quanto una disciplina come il nuoto, o altrettanto frequente per i giovani come l’attività in palestra – il problema esiste, ed è considerevolmente preoccupante: last but not least, finora nessuno ha fatto niente per fermarlo.
“L’equitazione conta settantamila donne e trentamila uomini, secondo le stime fornite dalla Federazione Italiana Sport Equestri riferite ai propri tesserati. Oltre tredicimila le adolescenti con un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, circa trentamila le bambine dagli 8 ai 13 anni. Cifre che fanno riflettere: cavalieri e amazzoni concorrono alla pari. Gli istruttori si rivolgono ad un mondo femminile. Gli orchi agiscono indisturbati, coperti in modo colpevole. Perché? ‘Perché lo fanno tutti’, ‘Perché il denunciato è uguale al denunciante’, ‘Perché le ragazze sono consenzienti’. Queste sono le incredibili e ricorrenti risposte di molte persone e di alcuni esponenti del mondo equestre. Menzogne e sciocchezze per minimizzare e ridimensionare un fenomeno che getta ombre e disonore su uno sport che ha anteposto il denaro alla persona, gli interessi ai valori, il tornaconto personale alla giustizia”. E’ l’ora di lanciare una vera e propria Call to action alla denuncia di questi terribili episodi per il loro disoccultamento, causa de Il Cavallo Rosa che noi di Equestrian Insights abbracciamo e sosteniamo in pieno.
Non va dimenticato che, secondo il nostro Codice Penale, il consenso è nullo se il minore viene irretito da una figura di potere e autorità, come un istruttore, come un insegnante. “L’atleta, soprattutto nei primi anni della sua vita, individua nel proprio maestro-allenatore una sorta di guida, il modello al quale trarre ispirazione. Lo spirito emulativo trascina a una sorta di dipendenza psicologica maggiore nello sport di quanto non lo sia in ambiente didattico, come a scuola” (Procuratore Generale del Coni, Enrico Cataldi). In equitazione, forti anche del fattore emotivo esercitato dalla presenza e dal rapporto con l’animale-cavallo, accade che l’atleta – anche giovanissima – diventi fatalmente un’esca per arrivare al denaro di facoltosi genitori, la scorciatoia per garantirsi una vita al di sopra delle proprie possibilità di soggetti senza scrupoli, per avere in scuderia cavalli di valore senza cacciare nemmeno un quattrino e grazie ai quali costruire, rigorosamente a costo zero, carriere di cartone – sognate, ambite e mai realizzate da un gran numero di istruttori: tra questi vi sono anche alcuni soggetti massimamente frustrati dal proprio fallimento agonistico. Eppure l’istruttore dovrebbe sentire la responsabilità di aver cura dei figli degli altri; eppure questi insegnanti, uomini adulti, dovrebbero essere minimamente formati su come adeguatamente interagire, come rapportarsi con delle bambine, con delle adolescenti, con giovanissime ragazze che magari giocano a fare le donne. “Un adulto che lavora in una comunità educante, che dovrebbe aver sviluppato una capacità di discernimento, non deve colludere con le dinamiche adolescenziali o, nei casi più gravi, abusare del proprio ruolo” (cfr. Maura Manca, L’Espresso). Va da sé, queste figure non dovrebbero approfittare del loro ascendente per i propri interessi; non dovrebbero abusare della fiducia che i genitori dei minori gli hanno conferito. Dovrebbero sentire in primis la propria responsabilità come educatori, come figure di riferimento essenziali all’armonica crescita delle giovani, non diventare i loro carnefici. Da qui l’hashtag, lanciato da Il Cavallo Rosa, #HorseNotWolf.
A parlare sono purtroppo i fatti: visitate la Pagina Facebook Il Cavallo Rosa – clicca qui, che ha preso vita da meno di un mese ed è già molto frequentata. Superato il nostro iniziale sgomento per i molti, già troppi casi qui presentati con dovizia tecnico-giuridica, è stata proprio la necessità di capire l’ampiezza, la diffusione di questo terribile fenomeno nel mondo equestre che ci ha spinto a contattare una delle responsabili di questo team di professioniste. Oltre a due Avvocati e ad un Magistrato, vi lavorano giorno e notte ex amazzoni, tutte mamme, alcune anche di amazzoni che hanno subìto violenze, giornaliste e soggetti a vario titolo impegnati in questa nobile e dolorosissima causa, il cui unico scopo è e resterà sempre quello di denunciare e portare alla luce i colpevoli, stracciare una volta per tutte la pesante omertà che li protegge, svelare la nutrita schiera di “volenterosi carnefici” che tacciono, si voltano dall’altra parte o addirittura insabbiano la mala condotta di queste persone: Hannah Arendt lo ha insegnato, il male è banale.
Lo diciamo subito, non immaginavamo un numero così cospicuo di casi: “ad oggi ci sono almeno 10 episodi gravi per Regione“. E non è finita: sembra purtroppo che questi numeri compongano solo la punta di un iceberg, visto che ogni giorno Il Cavallo Rosa sta ricevendo segnalazioni, racconti, richieste d’aiuto anche da parte di quelle minorenni che sembrano quasi sollevate e finalmente in grado di trovare il coraggio di parlare di alcune terribili situazioni da loro vissute con questi istruttori dalle condotte criminali. Tuttavia, si badi: non si tratta qui di criminalizzare il mondo equestre tutto intero, per fortuna vi sono tantissimi professionisti del tutto estranei a queste terribili vicende. Si tratta però di gettar luce su quei comportamenti da reato penale che riguardano e riguarderanno alcuni soggetti che devono essere prima individuati, poi isolati e quindi puniti per il bene dei nostri ragazzi e del nostro sport.
Il Presidente della FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) Marco Di Paola pochi giorni fa ha chiamato la mamma dei due bambini di 6 e 10 anni molestati dall’ex istruttore federale Daniele Bernardi, condannato in tutti e tre i gradi di giudizio e radiato a vita dal Tribunale Federale, per manifestare la propria vicinanza e solidarietà. Si è inoltre scusato a nome della FISE per i terribili fatti accaduti, manifestando, per la prima volta in tanti anni, la fondamentale vicinanza di un’Istituzione. Il Presidente ha messo in campo un forte impegno a vigilare sui casi ancora aperti e affinché vengano rispettate le sentenze che impediscono agli istruttori radiati di esercitare ogni attività legata all’istruzione equestre: perché il problema, finora, è stato anche questo: questi carnefici, anche se radiati, in attesa di giudizio definitivo, in tanti casi cambiano sede e continuano a lavorare indisturbati. Il Cavallo Rosa si è quindi appellato alla Federazione Italiana Sport Equestri affinché si costituisca parte civile nei processi a carico degli istruttori e cavalieri accusati di violenza e abusi sessuali su minori ai sensi dell’articolo 609 quater del Codice Penale. Quegli istruttori e cavalieri che – con il loro comportamento criminale – gettano discredito sulla Federazione stessa e infangano lo sport, abusando del proprio ruolo e distruggendo vite innocenti.
Lo ricordiamo, costoro sono perseguibili, saranno puniti dalla Legge italiana: con l’aiuto di tutti quanti, presto o tardi, cederà il muro di gomma che finora li ha protetti; le vittime iniziano a parlare, i testimoni anche. Parlano e parleranno i fatti: non dimentichiamo che il vero eroe è chi ha il coraggio di denunciare, tutti gli altri sono vigliacchi: quelli che – impassibili – sanno ma restano a guardare.
Si ricorda: è attiva su https://cavallorosa.org/ la mail dedicata alle segnalazioni, all’invio di documenti, alle testimonianze.
© Barbara Scapolo; riproduzione riservata;