Lettera aperta di un course designer: si torna a parlare di gestione dei rischi in Completo
07 ottobre 2017 #news
Torniamo a parlare di sicurezza e gestione del rischio nella disciplina del Completo (in precedenza: clicca qui): nella rivista Eventing Nation è stata pubblicata due giorni fa una lettera aperta sulla “tecnologia frangibile”, scritta dal course designer e costruttore britannico David Morton (clicca qui) in risposta alla morte dell’eventer francese 29enne Maxime Debost causata da una “caduta di rotazione” (rotational fall) occorsa durante la prova di cross country nel CCI1* del Châteaubriant Horse Trials lo scorso 23 settembre (clicca qui), facendo salire a 67 le vittime di questa tipologia di incidente a partire dal 1993.
E’ noto che la tipologia dei salti che si affrontano nel cross country trasforma questa disciplina in uno sport ad alto rischio e per questo motivo gli ingegneri e gli scienziati di tutto il mondo hanno progettato dispositivi, stanno lavorando e offrono consigli su come ridurre al minimo i rischi derivanti dalle cadute rotazionali. Va tuttavia specificato che non sarà mai possibile togliere il pericolo totalmente, rendere il Completo “assolutamente sicuro”, pena il suo stravolgimento totale: sarebbe come tentare di togliere il rischio e la componente adrenalinica presente nelle corse automobilistiche e moto GP. Gli incidenti, anche mortali, accadano anche in altri sport, non solo equestri. Ma, naturalmente, resta necessario trovare le modalità più efficaci per gestire i rischi presenti ed evitabili sia per il cavallo, sia per il cavaliere in Completo, preservando l’essenza di questo bellissimo sport.
Il primo dispositivo introdotto fu il “front pin” (perno anteriore), siamo nel 1995. La funzione del perno anteriore è quella di supportare la guida sul davanti del piliere ed è progettata per rompersi se sottoposta a pressione verticale. Negli ultimi anni le prove scientifiche e video hanno però dimostrato che il “perno di inversione” o le clip sono ancora più sicure. I perni o le clip sono fissati alla parte posteriore del piliere e sono progettati per rompersi se sottoposti ad una pressione orizzontale, il che aiuta a fermare la rotazione prima che questa raggiunga il punto di rottura verticale. Questi dispositivi di sicurezza sono facilmente disponibili e vengono a costare intorno ai 100 Euro ad ostacolo, ci dice il course designer britannico David Morton. Sono facilmente trasferibili da un ostacolo all’altro e possono essere utilizzati molte volte, quindi per competizioni diverse; questo certamente ne riduce l’impatto economico in maniera significativa.
Morton lancia quindi nel suo scritto due interrogativi scottanti:
Perché i funzionari di cross country dovrebbero assumersi il rischio di non applicare i migliori standard di sicurezza disponibili? Non hanno forse il dovere di proteggere il cavallo, le famiglie e lo sport nel suo complesso attraverso degli ostacoli il più sicuri possibili?
Chi sarà il primo funzionario di cross country a cercare di difendersi in tribunale dall’accusa di avere approvato un ostacolo non conforme alle raccomandazioni della FEI?
Il Course Designer conclude dunque con una raccomandazione ai colleghi progettisti e costruttori di percorsi: quella di rispettare le “forti raccomandazioni” in materia di sicurezza della FEI stessa escludendo a priori le tipologie di ostacoli che non le considerano.
© A.B. – riproduzione riservata; fonte principale: Eventingnation.com; foto di copertina archivio ©EqIn