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Femmine e stalloni in scuderia, riflessioni sulla loro non sempre facile gestione

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28 giugno 2017 #focus

Fondamentale nella vita di scuderia, al fine di garantire al proprio cavallo il benessere necessario al raggiungimento dei migliori risultati, è il corretto governo dell’animale. Molte volte ci si affida ai consigli degli esperti, come allenatori, veterinari, allevatori o groom; tuttavia, altrettanto spesso, ci si imbatte in diverse difficoltà soprattutto quando bisogna gestire cavalli interi oppure di sesso femminile. Mentre le esigenze del castrone sono in generale più semplici da soddisfare, sia gli stalloni, sia le femmine richiedono peculiari attenzioni.

Molti cavalieri decantano la fedeltà, la fiducia e l’instancabile determinazione delle cavalle femmine ma, al contempo, è impossibile non menzionare le particolari esigenze del gentil sesso soprattutto nei periodi del calore. Com’è noto, il calore è regolato dagli ormoni che possono influire sul carattere e sul comportamento della cavalla. Avremo dunque frequentemente una buona dose di irritabilità da parte della femmina, un atteggiamento per lo più scontroso nei confronti degli altri compagni di scuderia, difficoltà nel lavoro e molti altri sintomi possono rendere irriconoscibili le nostre fedeli compagne di campo.

Vignetta umoristica che ben rappresenta… l’umore di tante cavalle! (fonte facebook)

Normalmente il calore è stagionale e si verifica nel periodo che inizia dal mese di marzo fino ad agosto, arco temporale detto anche “stagione di monta”, con un picco di fertilità da aprile a giugno: infatti le femmine alternano una fase di anestro in cui non sono feconde (di norma durante il periodo invernale che va da novembre a gennaio in cui non è presente il calore), ad una fase fertile nei mesi estivi e primaverili intervallati da un periodo di transizione nel passaggio dall’anestro all’estro in febbraio e marzo in cui il ciclo potrebbe non essere regolare. Il cavallo è infatti un animale poliestrale stagionale a fotoperiodo crescente: significa che inizia ad andare in calore quando aumentano le ore di luce e, nel momento in cui la femmina diviene ciclica, nell’arco della stagione primaverile ha dei calori che, in caso di mancata fecondazione, si susseguono ogni 21 giorni di durata che può variare tra i tre e gli otto giorni.

Oltre ai sintomi fisici piuttosto chiari, l’inizio del calore nella propria cavalla può essere percepito anche a partire da un cambio di atteggiamento. Molto spesso le alterazioni ormonali possono creare non poche difficoltà nell’allenamento sportivo. Per ovviare a tale problema, oltre alla nostra pazienza e alla comprensione dei cicli naturali, sono disponibili molte terapie, attuabili sempre sotto attenta osservazione veterinaria, per risolvere o comunque alleviare i sintomi nelle cavalle con calori problematici. Da rilevare che data la coincidenza della stagione fertile con il periodo più accesso del calendario agonistico, alcune di queste terapie ormonali, se dichiarate, possono essere accettate anche durante i concorsi sportivi esclusivamente compilando il “Veterinary form 2” che deve essere approvato e firmato dal Presidente di giuria.


Mentre per le cavalle si tratta di disagi per lo più stagionali, diverso è il discorso quando si parla degli stalloni, specie se puledri e collocati nel contesto di scuderia. Riprendendo le parole di Roberta Camoni, tecnico equestre ed insegnante diplomata all'”Ecole de Légèreté” di Philippe Karl, quando si parla di instaurare una relazione proficua con lo stallone ci si riferisce a “un compito difficile per un umano”; si tratterebbe infatti di “offrire allo stallone uno spazio dove si possa rilassare dalle sue tensioni istintive. Perché non è nella sua natura “lasciarsi andare”. La sua natura è sempre essere vigile a tutto, a tutti i movimenti e alle interazioni degli altri cavalli, a tutti i micro cambiamenti nell’ambiente. Dobbiamo riuscire veramente a portarlo in uno stato di calma e sicurezza tale da consentirgli di mettersi in contatto con noi”.
Riuscire a condurre e creare per lo stallone questo stato di calma e sicurezza è un compito veramente arduo, considerando che per natura egli è il capo branco. Finché nel suo stesso ambiente saranno presenti delle femmine, la tensione e il desiderio di conquista del nostro cavallo non potrà svanire. E’ tuttavia possibile dirottare il suo ardore e il suo impegno verso un altro tipo di compito, magari proprio nel lavoro e nel rapporto con il cavaliere. Citando ancora la nota di Roberta Camoni, “i cavalli sentono il nostro intento e sono in grado, se supportati, di adattarsi a diverse situazioni limitanti. Solo se ci sforziamo di comprendere le loro difficoltà ed esigenze, e di compensare il più possibile quello che a loro manca per sentirsi almeno in parte appagati, fieri e importanti. In particolare, gli stalloni sono talmente fieri, che non possono rinunciare a sentirsi tali. Almeno quello. Per la loro irruenza, tendiamo a sottometterli e ad opprimerli, mentre per ottenere la loro attenzione e collaborazione sarebbe fondamentale esaltare la loro fierezza, in tutto quello che gli chiediamo di condividere con noi. Ritengo che gli stalloni possano affidarsi, nel vero senso del termine, solo ad umani veramente attenti e consapevoli, ritenuti in grado di essere una guida utile per loro e degna di considerazione” (Camoni cit.; fonte: clicca qui).


Molti studi condotti nei cavalli in libertà dimostrano la propensione naturale del maschio intero a proteggere il suo branco o la sua prole. Questa caratteristica suggerisce una grande determinazione nel carattere di questo animale che, se sufficientemente tutelato dagli stress quotidiani come la vicinanza con le cavalle soprattutto durante il periodo fertile, può veramente dare molto al proprio cavaliere sia nel lavoro, sia nello scambio reciproco di emozioni, dando vita ad un rapporto che può diventare stretto e solidissimo.
E’ dunque fondamentale, quando ci si ritrova in situazioni che richiedono una maggiore attenzione di quanto non accada per esempio con i castroni, affidarsi a persone competenti ed esperte per trovare il giusto compromesso tra benessere, etologia, sport e relazione al fine di ottenere i migliori risultati possibili: l’obiettivo dovrebbe essere quello di dare sempre grande importanza al benessere del nostro animale, prima e assoluta priorità anche nei confronti di appuntamenti agonistici importanti. In fin dei conti, come non riconoscere che dipendiamo da loro? Loro fanno per noi moltissimo: mettere il loro benessere e la loro salute davanti ad ogni cosa è il minimo che possiamo fare per sdebitarci.

© D.M. – Riproduzione riservata; foto: © A. Benna

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