Molte questioni irrisolte riguardo al riposo dei cavalli

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I ricercatori Linda Greening (Hartpury University) e Sebastian McBride (Aberystwyth University), con lo studio oggi pubblicato sulla rivista “Frontiers in Veterinary Science“, hanno identificato la presenza di significative lacune di conoscenza ed annessa attenzione circa il più auspicabile riposo/sonno nei cavalli. In particolare parrebbe che le stesse scuderie e annessa stabulazione potenzialmente creino diverse sfide e annessi problemi in termini di quantità e qualità del corretto riposo per gli equidi. Cerchiamo insieme di capire qualcosa di più…
Premettendo che avevamo già trattato il tema del sonno negli equidi:
“Sebbene sia un processo fondamentale in tutti i mammiferi, il sonno non è comunemente trattato come un fattore che influisce sul benessere degli animali”, affermano i ricercatori. I profili del sonno differiscono tra le specie, in base a una serie di fattori biologici e ambientali. Tuttavia, “data l’importanza funzionale del sonno, è importante comprendere queste differenze al fine di garantire un buon benessere fisico e psicologico per gli animali domestici”.
Le fasi del sonno sono un processo dinamico in continua evoluzione dovuto in parte alla natura ciclica del sonno e al verificarsi o meno di stimoli eccitanti che ne possono pregiudicare il normale decorso. La maggior parte delle specie di mammiferi, compreso il cavallo, hanno diverse fasi di sonno e sperimentano fasi diverse di riposo nell’arco delle 24 ore. “Questo è considerato un adattamento per una maggiore vigilanza (e quindi sopravvivenza), ma può anche indicare una capacità limitata di mantenere la veglia”.
Gli studi pubblicati sul sonno nei cavalli descrivono una media di 230,72 minuti di sonno profondo totale ogni 24 ore, più o meno 83 minuti. Si consideri una media di 430, più o meno 26 minuti, osservata per gli esseri umani. Gli studi che hanno monitorato l’attività cerebrale hanno riportato una durata media del sonno totale nei cavalli che va da 172 a 262 minuti, mentre i test che si servono di osservazioni comportamentali hanno registrato un sonno totale equino compreso tra 65 e 382 minuti, comprendente anche il riposare in piedi nel tempo di sonno totale.
Per i cavalli, il sonno “non-rapid eye movement” (NREM) rappresenta costantemente la percentuale maggiore del tempo di sonno totale, al 77,50%, rispetto al sonno REM (rapid eye movement), che in genere riguarda in percentuale il 17,5% day by day.
Per comprendere appieno questi dati, è necessario aver chiare le specifiche di catalogazione delle diverse fasi del sonno nei mammiferi. Già nel 1953 gli studiosi Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman individuarono la presenza o assenza di movimenti oculari rapidi durante il riposo: questa importante scoperta permise quindi di differenziare il sonno in fasi costituite da momenti con movimenti oculari attivi e in quelle caratterizzate dalla loro assenza. Infatti, la prima macro-fase del sonno umano, occupante circa il 75% del sonno totale, è la cosiddetta fase non-Rem / “non-rapid eye movement” (NREM) ovvero quella in cui non sono presenti movimenti rapidi oculari, che si compone a sua volta di 4 fasi dalla durata di un minimo di 5 minuti ad un massimo di 15 minuti. Nel passaggio da una fase all’altra, il sonno si fa via via più profondo. In soldoni, il sonno degli uomini oggi è suddivisibile in: addormentarsi / sonno leggero / sonno profondo / sonno profondo effettivo / fase REM (rapid eye movement).
Sebbene la durata media di queste differenti forme di riposo sia maggiore nell’uomo, il rapporto si è rivelato simile a quello del cavallo, con una percentuale maggiore del tempo di sonno totale dedicato al sonno NREM per entrambe le specie. Entrambi i tipi di riposo costituiscono il 95% del tempo di sonno totale per il cavallo, rispetto al 99% per l’uomo, il che può indicare livelli maggiori di veglia nel cavallo durante i cicli del sonno.
Durante il riposo, il cervello continua a interpretare le informazioni, provocando un’eccitazione che può agire o meno contro le forze che favoriscono il sonno. Questi cambiamenti sono indicati come micro-risvegli, definiti come adattamenti momentanei ai livelli di vigilanza in risposta a input sensoriali interni ed esterni. Nella maggior parte dei casi, possono durare solo pochi secondi. Le fasi di sonno sono spesso interrotte da questi micro-risvegli o da sequenze di veglia leggermente più lunghe; a volte, possono essere interrotte completamente, generando uno stato di veglia completa.
Simile alla maggior parte dei mammiferi, il cavallo si impegna in fasi di veglia con periodi di sonnolenza o sonno leggero spesso evidenti prima che l’equide sperimenti una delle due forme di riposo (leggero o profondo). I cavalli dormono per circa il 50% del tipico tempo di riposo umano, per periodi di osservazione notturna. Sebbene la frequenza del ciclo del sonno notturno sia certamente simile e paragonabile tra uomo e cavallo, durata e frequenza di fasi NREM e REM all’interno del ciclo del sonno equino sono molto più brevi rispetto a quelle degli umane. Questa discrepanza, sostengono i ricercatori, è dovuta in parte alla maggiore frequenza di sequenze di veglia di breve durata che si verificano all’interno dei cicli del sonno e ai lunghi periodi di riposo in stato di veglia che si verificano durante le diverse fasi di riposo equino. Non è da dimenticare, infatti, che, a differenza degli uomini, il cavallo è in natura un erbivoro predato: di conseguenza, la veglia è per la sua specie fondamentale.
Nei cavalli, il sonno NREM tende a verificarsi quando si è in piedi, ma può verificarsi anche quando il cavallo è sdraiato. Al contrario, il sonno REM può avvenire solo in stato di decubito (laterale e sternale), con il muso a terra.
Ogni cavallo sembra adottare strategie di sonno diverse a detta dei ricercatori, con diverse proporzioni circa i diversi stati di sonno che si verificano in diverse situazioni. Cosa possiamo fare noi, per il benessere del cavallo stabulato, sportivo o meno che sia?
“Sebbene la quantità e la qualità del sonno siano indissolubilmente legate, sono anche spesso dissociate e quindi è importante adottare valutare il contesto della “privazione del sonno” per il benessere degli animali. Recenti ricerche sull’uomo hanno dimostrato risposte infiammatorie disfunzionali durante il sonno frammentato che possono fungere da biomarcatore da far risalire ad una scarsa qualità del sonno. Il cortisolo salivare è tra i marker più eloquenti, come parametro.
La durata media e il numero di sequenze REM nel cavallo possono fungere da indicatore importante per la qualità del sonno, come è stato dimostrato nell’uomo. La ricerca di cui stiamo parlando mostra chiaramente che una privazione del sonno in fase REM può anche agire come un marker di stress e depressione “e quindi è importante stabilire l’intervallo di valori normali di base per una data specie”.
“La premessa centrale nella relazione tra sonno e benessere è che la privazione del sonno ha il potenziale per diminuire il benessere di tutti gli animali”, uomo compreso, affermano i ricercatori. Tuttavia, anche fattori terzi che possono influire sul benessere, come stress fisici e psicologici, o cambiamenti nell’ambiente, possono influire sul sonno e quindi sul benessere dell’animale.
Spesso è difficile stabilire se i cambiamenti nel sonno possano essere usati come indicatori di stress o se questi cambiamenti siano parzialmente o totalmente responsabili dello stress dell’animale. È probabile, hanno affermato, che i cambiamenti circa le modalità di riposo siano sia un marker per una causa di stress, con annessa importanza se aumenta nel tempo, man mano che la qualità del sonno dell’animale diminuisce progressivamente. Il risultato di questo studio potrebbe suggerire che la riduzione del sonno sia intrinsecamente collegata ad un ridotto benessere generale del cavallo…
Poche ricerche specifiche sono state condotte sui cavalli in termini di effetti della privazione del sonno profondo in merito al loro benessere. “È noto che un’eccessiva sonnolenza diurna aumenti il rischio di lesioni ed incidenti […]”. Teoricamente, i cavalli sono suscettibili a molte delle conseguenze cliniche della privazione del sonno, cosa che è stata osservata anche in altre specie animali, uomini compresi.
“In sintesi, mentre la maggior parte dei sistemi di gestione del cavallo stabulato, specie se sportivo, cerca di fornire condizioni di allevamento ottimali, l’ambiente domestico stabile crea potenzialmente una serie di sfide dal punto di vista della quantità/qualità del sonno”.
L’influenza di questi fattori oltre l’ambiente di scuderia, ossia nei pascoli, a paddock, merita l’attenzione della ricerca, secondo Greening & McBride. “Raccomandiamo che gli studi futuri si concentrino sulla determinazione di cosa sia il sonno ‘normale’ equino, attraverso test di profilazione del loro riposare lungo le 24 ore capaci di descrivere adeguatamente la durata e la frequenza dei cicli NREM/REM, nonché le sequenze di veglia per i cavalli”.
Difatti, se la quantità/qualità del sonno ridotta può inizialmente essere un fattore di stress, la privazione del sonno può a sua volta diventare un fattore critico aggravante a sé stante a lungo termine. La ricerca ha anche dimostrato come quantità e qualità del sonno ridotte influiscano sulla funzione cognitiva e sulle prestazioni motorie in una serie di specie animali, cavalli compresi. “Ancora una volta, ulteriori ricerche in queste aree aiuteranno a identificare i livelli di disturbo del sonno che il cavallo può tollerare sia dal punto di vista delle prestazioni che del benessere”.
Bibliografia: Greening L and McBride S (2022) A Review of Equine Sleep: Implications for Equine Welfare. Front. Vet. clicca qui
(25 agosto 2022) © a cura di B.S..; riproduzione riservata; foto © EqIn