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Cosa fa di una equitazione una bella equitazione? | Il Moralizzatore Equestre

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09 dicembre 2017 | Il Moralizzatore Equestre

Bene, prendo spunto da un po’ di video che parlano di dressage naturale, dressage libero, dressage a pelo ecc., per dire due cose. Cosa fa di una equitazione una bella equitazione?
Io per prima cosa guardo il cavallo, la sua postura, il suo linguaggio del corpo.
Lo so che non ha molto di scientifico, ma gli occhi e il volto parlano.
Come le persone (e i cani), i cavalli ti possono dire un sacco di cose con la loro espressione. La bocca (chiusa, aperta, ferma, mobile, con stridio di denti, schiumata ecc). Le narici (dilatate o meno, umide, frementi, sbuffanti ecc). Gli occhi, soprattutto, con la loro inequivocabile espressività. Le orecchie, orientate in avanti, dispari o schiacciate. La mascella (serrata, contratta o mobile e rilassata).
Guardo poi l’incollatura, avendo cura di ricordarmi di che cavallo si tratta. Perchè è ovvio che la morfologia e la genetica hanno un certo impatto sul fisico del cavallo. Ci sono colli per natura corti e forti, tozzi, oppure lunghi e flessibili. Ci sono attaccature basse o alte, belle o brutte. Però tutti i cavalli possono, nei limiti del loro fisico, abbassare il collo o rilevarlo, stenderlo o accartocciarlo, contrarlo o rilassarlo ecc.

E la schiena. In verità la schiena finisco per guardarla prima di molte altre cose, perché mi salta proprio all’occhio nell’insieme. Una schiena contratta mi dice che non è una bella equitazione o per lo meno che quella equitazione non piace al cavallo. Influisce sul movimento, sul lavoro, sull’apprendimento e sulle performance.
Una schiena contratta (oltre a portare dolore e problemi fisici) è indice di resistenza. Il cavallo non ci sta prestando le sue forze, non si sta affidando a noi. Magari esegue tutto, fa tutto, è ubbidiente, ma non può essere performante.
Sta usando solo una parte del suo potenziale per lavorare, il resto lo sta usando contro il lavoro, contro il cavaliere, contraendosi, bloccando il suo corpo (e la schiena, inevitabilmente, ha ripercussioni su arti e incollatura e quindi su tutto il cavallo).
Se davvero la finalità è la leggerezza, è ovvio che bisogna neutralizzare contratture e resistenze varie. E’ questa l’unica bella equitazione, quella in cui il cavallo si consegna e si affida al cavaliere senza resistenze, mettendo le proprie forze tutte a sua disposizione, mai contro di lui e contro il lavoro.
Perciò non mi faccio influenzare dalla bardatura o dagli strumenti usati (o non usati) per presentare un cavallo.
Che tu monti con una leva di mezzo metro o semplicemente in collare, io guarderò sempre il tuo cavallo, senza farmi abbindolare dai proclami o dalle autocelebrative definizioni di amore e rispetto, di leggerezza e di etica.
Se il tuo cavallo è ok, tu per me sei ok. Se hai la gamba un po’ più avanti o un po’ più indietro, non me ne frega niente, perché evidentemente non frega niente al tuo cavallo, che si impegna pur rimanendo calmo e concentrato.
Non fatevi ingannare dalla presentazione: l’abito non fa il monaco.
Un cavaliere si giudica dai suoi cavalli (cavalli che, per come la vedo io, sono decisamente la parte migliore del binomio).

© Il Moralizzatore Equestre / Equestrian Insights – riproduzione riservata; foto/illustrazione di copertina ©EqIn

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Redazione EQIN
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