ATTENDI...

Cosa vuoi cercare?

EQUESTRIAN INSIGHTS Gestione, strumenti, tecnica e addestramento Salute e benessere del cavallo

Pressione sul naso del cavallo: quando chiudibocca e capezzina sono troppo stretti

Condividi:
Print Friendly, PDF & Email

01 agosto 2017 #focus

Se la saggezza è l’anticipazione della conseguenza, dovremmo oltre ogni ragione preoccuparci di farvi ricorso quando si tratta di cavalli” (James Cunningham Wofford – medaglia olimpica di Concorso Completo, USA Eventing Team).

Comunemente impiegato per impedire al cavallo di aprire indesideratamente la bocca durante il lavoro e ottenere sull’animale un maggiore controllo: stiamo parlando del chiudibocca, elemento della testiera il cui corretto utilizzo è dibattuto da diverso tempo e da più parti.

Se da un lato i testi equestri tradizionali, sin dal 1956, raccomandano per la regolazione ottimale del chiudibocca il passaggio di due dita umane adulte tra il finimento e la testa del cavallo, nel corso degli anni, come conseguenza diretta dell’opinione diversa su dove le dita dovessero essere poste per valutare la tenuta del naso, la realtà svela spesso condizioni di utilizzo molto differenti (vedi come esempio l’immagine di copertina), dove la sua compressione appare ben al di sopra di quanto naturalmente accettabile per l’animale, con conseguenze negative che spaziano dal disagio, al dolore, fino al danno ai tessuti.

Numerosi sono gli appelli sull’importanza di un corretto utilizzo del chiudibocca da parte di medici veterinari, osteopati e anche numerosi e autorevoli horsetrainers; oggi vorremmo fornire dati scientifici in merito alle conseguenze di un utilizzo sbagliato del chiudibocca e della capezzina nel cavallo, con particolare attenzione a quest’ultima, mediante i risultati di una ricerca pubblicata a inizio anno (gennaio 2017) sulla rivista di divulgazione open access Plos One, a cui ci siamo riferiti già altre volte: “Noseband Use in Equestrian Sports – An International Study, ad opera dei ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e di Fisica dell’Università di Limerick in Irlanda, della Facoltà di Scienze Veterinarie di Sidney, in Australia, e dell’Università del Minnesota, negli Stati Uniti.

Il Code of Conduct for the Welfare of the Horse della Federazione Equestre Internazionale (FEI) afferma che “qualsiasi pratica che potrebbe causare sofferenze fisiche o mentali, all’interno o fuori dalle competizioni, non sarà tollerata“, ma fino al recente passato mancavano dati scientifici sulla sensibilità dei tessuti degli equidi alla pressione (specie in zone così delicate come il naso), sui livelli di pressione richiesti per attivare i ricettori della pelle e dei tessuti molli che regolano la percezione del dolore e, in ultima analisi, danno ai tessuti, in realtà sportive e competitive dove l’apertura della bocca del cavallo durante una gara, interpretata come resistenza o evasione, può penalizzare il punteggio del cavaliere. Secondo la ricerca, i movimenti orali, come lo spostamento del morso all’interno della bocca o la sovrapposizione della lingua allo stesso, sono invece probabilmente inibiti proprio da una chiusura troppo stretta.

L’intensità e la portata delle pressioni statiche e dinamiche in corrispondenza del naso del cavallo e la distribuzione di tali pressioni rispetto alle caratteristiche anatomiche sono dunque fondamentali per comprendere la funzione di controllo esercitata da queste stesse pressioni e il loro impatto sul benessere dei nostri compagni.

La fase preliminare dello studio fa emergere la possibilità che la vascolarizzazione al muso possa essere compromessa dall’utilizzo di un chiudibocca e di una capezzina eccessivamente stretti e, come risposta ad una crescente preoccupazione in merito, la Società Internazionale di Equitazione (ISES) ha progettato un sistema per la valutazione corretta della tenuta del naso, per scongiurare così pressioni eccessive. Questo sistema di valutazione, tuttavia, è considerato ancora in modo limitato dagli organi di controllo preposti, che ritengono il controllo “fisico” ancora il metodo più sicuro ed efficace.
I risultati della ricerca, che ha preso in esame 750 tra cavalli e pony impegnati in discipline sportive diverse, hanno evidenziato una verità allarmante: il 44% dei soggetti dediti a gare di dressage a livello nazionale e internazionale, in almeno tre Paesi europei, ai sensi del regolamento FEI, della British Eventing, della Dressage Ireland e della Future Event Horse League, indossavano una capezzina tanto stretta da non rendere possibile la misurazione della pressione attraverso il calibro ISES, indicando una tendenza diffusa e preponderante a stringere la capezzina stessa, molto superiore rispetto a quanto comunemente consigliato, in modo abitudinario e assunto come carattere preventivo e non come soluzione a problematiche precedentemente comparse. Solo nel 7% dei casi la capezzina era posizionata in modo tale da permettere il passaggio di due dita, in un caso soltanto il livello delle due dita è stato positivamente superato.

I risultati, accorpati in sei livelli di tenuta del naso, e di cui forniamo qui solo una piccola anticipazione, hanno evidenziato due elementi importanti: la necessità primaria di ulteriori ricerche in merito alle motivazioni che portano il cavaliere a tale pratica e in merito alla correlazione tra pressione e apprendimento del cavallo nell’ambito di applicazione del rinforzo negativo. Ogni uso di una pressione implacabile, infatti, sfida i principi della teoria dell’apprendimento, poiché non fornisce l’opportunità di liberare/rilasciare la pressione e la condizione del cavallo, utilizzando esclusivamente e continuativamente solo un rinforzo negativo.

Un naso eccessivamente stretto porta ulteriormente a conseguenze dirette sulle strutture anatomiche superficiali della testa del cavallo, coinvolgendo diversi gruppi muscolari, l’arteria nasale laterale, vene e nervi facciali. E se le pressioni esercitate possono causare danni neurali i possibili effetti cumulativi possono includere la desensibilizzazione totale di una determinata zona.

I risultati della ricerca spaziano sulle diverse tipologia di capezzina e chiudibocca e sulle loro diverse associazioni disponibili sul mercato, portando alla luce un’ultima verità: la competenza del cavaliere nell’utilizzo degli strumenti, la consapevolezza circa eventuali danni causabili all’animale è un elemento imprescindibile, così com’è fondamentale raggiungere una buona relazione con la bocca dell’animale, incentrata sulla ricerca di un corretto appoggio e contatto (tema sul quale abbiamo riflettuto recentemente: +info: clicca qui), al di là di tutti gli strumenti più o meno coercitivi che possiamo scegliere o meno di adottare.

© Maria Cristina Bongiovanni – riproduzione riservata; tra le fonti dell’articolo: practicalhorsemanmag.com ); foto ©A. Benna

 

 

TAG

TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE:

Scrivi un commento

Redazione EQIN
INVIA
Il sito è protetto da copyright!