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E’ felice la prigionia del cavallo sportivo? | Il Moralizzatore Equestre

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25 novembre 2017 | Il Moralizzatore Equestre

In natura, i cavalli stanno nelle praterie, su un fondo terroso/erboso, con i suoi normali annessi e connessi (sassolini, pietre, parti dure, parti molli). Praticamente mangiano erba e arbusti tutto il giorno. Le grandi galoppate chilometriche sono un’eccezione e l’andatura principale è il passo (anch’io se camminassi sulle lasagne tenderei a procedere molto lentamente). Stanno tutto il giorno con la testa bassa a brucare. Sono in continuo movimento. Sono animali di piccola stazza, bassarelli.
Il cavallo sportivo sta in genere pressoché fermo tutto il giorno, o in un piccolo recinto (molto spesso senza erba), o in un box. Fa uno sforzo intenso per un’ora al giorno (galoppando e trottando molto) e il resto del tempo poltrisce. Sta sul truciolo o su terreni molli tutto il tempo. Non ha erba sempre a disposizione ma mangia ad orari fissi. La sua dieta comprende pochi elementi freschi e molti secchi (fieno, mangime). Ingerisce cereali, grassi, proteine in maniera diversa che in natura. Sta la maggior parte del tempo con la testa alta, addirittura mangia e beve a testa alta. Ha una stazza decisamente più grande del suo cuggggino selvatico.
Insomma, c’è veramente poco in comune.
E benchè tutti miriamo ad una gestione il più possibile naturale, spesso ciò non è possibile o non è conveniente in un’ottica costi/benefici.
Vediamo perché:
1) il territorio: l’Italia non è il Montana. Ma non è neanche la Normandia o la Germania o la Polonia. E’ un paese stretto e montuoso, con poco spazio e largamente urbanizzato. C’è poca terra e costa tanto, specie vicino ai centri abitati. Non ci sono materialmente i grandi spazi per l’allevamento estensivo, che sopravvive solo in piccole realtà rurali e tradizionali (murge, maremma ecc). Non c’è abbastanza spazio per mantenere i cavalli a pascolo (e cioè perché sopravvivano mangiando quel che trovano) e non c’è abbastanza territorio libero per consentire ad ogni capo un adeguato spazio vitale a paddock. Le zone di territorio libero più estese sono quelle montane (alpine, prealpine, appenniniche). Ne consegue che il cavallo, in genere, è scuderizzato in box e le sue uscite sono nella maggioranza dei casi a rotazione per fascia oraria.
2) i money: proprio per gli elevati costi di mantenimento (in termini di spazio, lettiera, cibo ecc), il cavallo è per pochi. In Belgio tutti in campagna hanno un paio di cavalli a casa. In Irlanda ci sono più cavalli che cristiani. In Montana i mustang sono troppo numerosi e ne va perfino contenuta la popolazione. Ci sono pertanto pochi cavalli e sono in genere detenuti in strutture apposite come agriturismi, scuderie, maneggi.
3) le tempistiche: dal punto di vista urbanistico e sociologico, vi è sempre maggiore concentrazione umana intorno ai grandi centri urbani, che ormai si estendono senza soluzione di continuità inglobando l’hinterland e quelle che una volta erano realtà rurali/contadine. Raggiungere le sempre più remote zone di campagna, aperte, non urbanizzate, diventa dunque più dispendioso sia in termini di tempo che di spesa. Le persone smettono di lavorare sempre più tardi e diventa impensabile fare lunghi viaggi per recarsi in zone in grado di offrire un allevamento estensivo del cavallo. Per questo la gente avvicina il cavallo al proprio luogo di lavoro/abitazione, aumentando la concentrazione degli animali nelle immediate vicinanze delle città, dove lo spazio disponibile pro capite è sempre più esiguo (rotazioni a paddock sempre più frequenti). Il cavallo esce a paddock solo qualche ora al giorno, o sta direttamente in box. Ciò si ripercuote non soltanto sul livello di stress fisico, ma anche su quello emotivo, dal momento che vi è un’enorme limitazione anche e soprattutto della socialità dell’animale.
4) i fondi: il fondo su cui si muove il cavallo moderno è quanto di più innaturale si possa pensare. I piccoli paddock perdono subito l’erba. E diventano facilmente una palta terribile che fa più male che bene tanto al fisico, quanto all’umore dell’animale. I box sono pieni di truciolo o di paglia o di lettiere di altro tipo, costringendo il cavallo (chi più, chi meno) a stare nella sua merda. Anche il fondo su cui il cavallo lavora è innaturale. Sabbioso, più o meno  soffice, più o meno bagnato. Insomma, l’opposto di quel che succede in natura, dove il cavallo ha lo spazio per scegliersi le zone dove dormire, mangiare, riposarsi e dove certamente evita di stare immerso nei liquami e nel fango.
5) l’alimentazione: fieno, mangime, integratori sono una dieta ben carica rispetto a quella dei cavalli liberi, con un ovvio impatto su metabolismo, piedi, carattere, salute, consumo dei denti ecc.
6) attività fisica: essendo il cavallo un compagno di sport, non può più limitare i movimenti a quelli per mangiare e abbeverarsi, ma è sottoposto a intensi allenamenti, che comprendono andatura, salti, esercizi fisicamente impegnativi. Tutte cose che in natura il cavallo ridurrebbe sempre al minimo. E per migliorare le performance sportive, abbiamo cambiato la struttura del cavallo. Massa muscolare, altezza, morfologia, piedi sono quindi completamente diversi.

7) la monta: avere una persona sulla schiena è decisamente (ma proprio decisamente), una delle cose più innaturali che si possano fare. Altera l’equilibrio fisico e anche quello mentale del cavallo, che deve imparare a convivere con una situazione del tutto artificiosa.
Insomma, dobbiamo aver coscienza del fatto che il cavallo ha i suoi bisogni e che, comunque, noi difficilmente siamo in grado di soddisfarli. Gli facciamo continuamente un torto. Privandolo della libertà, del contatto coi suoi simili, dello spazio, della sua dieta naturale. Ma non dobbiamo spaventarci. E’ quello che succede sempre quando si addomestica un animale. Gli animali domestici devono all’uomo la loro sopravvivenza ma anche la loro prigionia.
Eppure, può essere una prigionia felice se si ha cura di trovare un compromesso tra esigenze umane ed equine che consenta al cavallo di ricordarsi ancora chi è, di fare il cavallo. Smettete di guardare quello che fanno gli altri o di seguire un’ideologia su quello che è meglio, più etico, più natural. Guardate i vostri cavalli e avrete tutte le risposte.

© Il Moralizzatore Equestre / Equestrian Insights – riproduzione riservata; illustrazione di copertina ©EqIn

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Redazione EQIN
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