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Nel mondo equestre ci sono intere categorie bistrattate economicamente | Il Moralizzatore Equestre

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03 marzo 2018 | Il Moralizzatore Equestre

Fare l’istruttore non è semplice. Hai mille responsabilità, e accanto alla “missione” formativa devi anche considerare altri aspetti molto meno aulici, come quello economico. Forse non lo sapete, ma insegnare non è solo una vocazione, è anche un lavoro che deve dare da mangiare, mantenere una persona. E vedete, ci sono due tipi di istruttori, economicamente parlando. Il proprietario e il lavoratore. Il primo non è solo istruttore ma è in primis il titolare della scuderia, che quindi è sua (di proprietà o in locazione). Capite bene che le lezioni sono solo una delle voci di reddito dell’istruttore, accanto a quelle che derivano dalla gestione del maneggio.

L’istruttore mero lavoratore invece, non ha altri redditi se non quelli derivanti dalle lezioni. Non si intasca nulla su pensioni e servizi collaterali. Vive esclusivamente di lezioni. È ora che si parli di questa ultima categoria, che fa pressoché la fame. Ovviamente i vostri 20 euro di lezione non vanno tutti in tasca all’istruttore, ma in parte finiscono alla scuderia come compenso per l’uso delle strutture e dei cavalli. All’istruttore restano in mano 10-12 euro. Ovviamente lordi, perché l’istruttore non è in genere un dipendente ma lavora a cottimo, ovvero viene pagato in proporzione al lavoro fatto e al volume di affari raggiunto. E in genere o viene pagato in nero oppure con Partita Iva. Il che vuol dire che da quei 10-12 euro vanno tolti 22% di Iva (se c’è) e circa il 20% di Inps. Fate voi i conti. Certo mi direte che 6 euro all’ora sono per singolo allievo e si possono sempre fare lezioni con 5 o 6 allievi. È vero. Però quante ore di lezione ci sono al giorno? Non certo otto. Non certo sei. Insomma fate due conti. E che dire di malattia, maternità, ferie? Nulla di nulla. Accanto al mondo patinato di concorsi e ragazzini straricchi e camion con il popup, ricordatevi che c’è anche gente che fa la fame e ha le pezze al sedere. Gente che non ha diritti, che deve fare un sacco di km per barcamenarsi da una scuderia all’altra, perché magari non ha un posto suo o una famiglia facoltosa alle spalle, o un nome famoso da cavaliere. Ricordatevi che ci sono intere categorie che sono bistrattate economicamente, che non hanno futuro né speranza di cambiare le cose. Sarebbe anche ora che si regolarizzasse l’ambito lavorativo equestre, compresi groom, aiuto cavalieri (quelli che movimentano e montano i loro cavalli) e uomini di scuderia. Ci vorrebbe una seria Associazione di categoria e un Albo. Ma non c’è niente. E un sacco di gente, in un mondo di ricchi come quello dei cavalli e dei concorsi, fatica a arrivare a fine mese.

© Il Moralizzatore Equestre / Equestrian Insights – riproduzione riservata; foto/illustrazione di copertina ©EqIn

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Redazione EQIN
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