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Non si può condannare un animale a stare male a lungo, quale che sia il nostro obiettivo | Il Moralizzatore Equestre

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13 gennaio 2018 | Il Moralizzatore Equestre

Purtroppo, anche se siamo molto intelligenti (io per lo meno lo sono), in realtà facciamo fatica ad uscire dalla mentalità del nostro quotidiano. L’idea dell’infinito, di ciò che non ha inizio né fine, per esempio, in realtà ci sfugge, perché nel mondo fenomenico che conosciamo tutto è circoscritto. Ogni oggetto ha confini. Una origine e un termine. Ed è per far fronte all’incapacità umana di accettare e concepire l’infinito che abbiamo dovuto teorizzare l’esistenza di un dio, di un creatore. L’estrema difficoltà dell’uomo di uscire dalla propria empirica esperienza di sensi ed emozioni è quindi un grosso limite, capace di condizionare non solo la vita del singolo, ma pure il cammino dell’intera umanità. Cosa c’entra questo con i cavalli? Beh, in primis magari apre un po’ le vostre menti impigrite da tv, smartphone e shopping natalizio. E poi, si tratta di concetti utili anche in ambito equestre…

I cavalli, si sa, sono animali. Non hanno che la percezione del presente. Non conoscono il domani, non fanno progetti per il futuro, non sperano, non hanno ambizioni. Cercano solo di stare bene. Amare davvero un animale non può prescindere  dal conoscerlo e dal riconoscergli una propria peculiarità rispetto alla natura umana e alle categorie del pensiero umano. Lo dico perché spesso si crede di fare il bene del cavallo anche quando non è così. Il bene umano è differente dal bene animale. Ho visto di recente il video di un povero cavallo con una gamba amputata che “cammina” (in realtà si trascina in maniera penosa) grazie ad una protesi ortopedica appositamente realizzata. Ora, io capisco che di primo acchito ad alcuni può sembrare una cosa bella. Ma è una cosa bruttissima. Forse (per un po’, almeno, fino all’insorgere di altre complicazioni) la protesi consente al cavallo di sopravvivere e di non essere abbattuto. Ma che vita è? Pensate alla sofferenza che ha dovuto subire questo animale. La frattura. L’amputazione. Il lungo post operatorio. Il modellamento di un moncherino che potesse essere infilato nella protesi e dunque sostenere il peso. Le sensazioni dell’arto fantasma. Il dolore di poggiare il peso ad ogni passo su un arto compromesso, non fatto per l’appoggio. Le conseguenze (sull’apparato muscolo scheletrico, respiratorio e sui 3 piedi rimasti) di una postura algica e comunque innaturale come questa. Certo, le persone patiscono in parte la stessa sofferenza e le stesse complicazioni (in parte, perché la struttura del cavallo è diversa da quella umana ovviamente…). Ma la situazione degli umani non è paragonabile a quella degli animali. Io so, percepisco il dolore ma lo sopporto con l’obiettivo, con la speranza di stare meglio, di recuperare, di non soffrire più. Per i cavalli non è così. Loro vivono nel presente. Patiscono il dolore e basta. Per loro non c’è differenza tra il dolore di una coltellata e quello di un’operazione salvavita in caso di colica. Il dolore è solo dolore. Ecco perché dico no. Dico no a tutti i trattamenti che comunque comportano situazioni algiche importanti a lungo termine per gli animali. Non me ne frega niente se gli animalisti si stracciano le vesti quando un purosangue con una gamba spezzata viene abbattuto. Non amano davvero gli animali, perché non li conoscono. Pensano che i cavalli siano come persone, come bambini. Invece no, è solo ignoranza la loro. E’ lo stesso motivo per cui non apprezzo la moda del barefoot a tutti i costi. Quando un cavallo va zoppo per settimane, mesi, anni (la famosa fase di transizione) per me è troppo. Non mi importa se tutto ciò è fatto a fin di bene, per un ideale, per ricreare una situazione di naturalità artificiale. Il cavallo se ne frega dei vostri nobili fini, sta male e basta. E non si può condannare un animale a stare male a lungo, quale che sia l’obiettivo salvifico che ci prefiggiamo. Parliamo tanto di rispetto del cavallo, ma per rispettarlo bisogna conoscere la sua natura. E avere l’empatia necessaria per metterci veramente nei suoi panni e capire quello di cui ha davvero bisogno.

© Il Moralizzatore Equestre / Equestrian Insights – riproduzione riservata; foto/illustrazione di copertina ©EqIn

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Redazione EQIN
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